Sull'identità sessuale come frutto di una scelta

[1] Comment: The gay community should stop attacking anyone who dares suggest sexuality is a choice

Vi traduco [1], un interessante articolo sull'argomento se l'orientamento sessuale è una scelta od è innato. La mia opinione, più volte ribadita, è che occorre distinguere tra l'"attrazione" e l'"identità".

Secondo me, non possiamo scegliere le persone da cui siamo attratti; che cosa causi l'essere attratti da alcune persone e non da altre non lo sappiamo ancora, anche se le ricerche continuano (la "fluidità" si può considerare una forma di "bisessualità", e le persone "bisessuali" hanno semplicemente un paniere piuttosto ampio di persone che considerano attraenti); per quanto riguarda l'identità sessuale, essa è certo frutto di una scelta - non sempre libera, perché come tutte le scelte può essere condizionata dall'ignoranza o da vincoli e divieti, ma è comunque una scelta.

Traduco l'articolo - della Julie Bindel avevo già parlato qui.

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La comunità gay dovrebbe piantarla di attaccare chiunque osi suggerire che la sessualità è una scelta


Il Dott. Adam Jowett, lettore di Psicologia Sociale all'Università di Coventry, sostiene che dovremmo smetterla di attaccare la gente che suggerisce che la sessualità è una scelta.

Nel suo nuovo libro Straight Expectations, la scrittrice ed attivista femminista radicale Julie Bindel ha recentemente e rumorosamente sostenuto pubblicamente che non è convinta dell'argomento scientifico per cui l'orientamento sessuale è innato, e che lei sente di aver scelto di essere lesbica.

Lei ha ricevuto delle risposte al vetriolo dalla comunità gay sui social media, con commenti che la definivano "stupida", "confusa", e perfino "un orribile essere umano". Il commento di un lettore su Pink News affermava che "il suggerimento di Julie Bindell [sic] che l'essere gay è una scelta è per me assolutamente offensivo!"

Questa furia verso le affermazioni secondo cui noi "scegliamo" la nostra sessualità è tutt'altro che nuova. Aldilà della controversia che la Bindel ha alimentato per anni, già nel 2012, l'interprete di Sex and the City Cynthia Nixon ha ricevuto risposte simili dagli attivisti LGBT quando, intervistata dal New York Times, spiegò che per lei essere gay era una scelta.

La Nixon e la Bindel non sono affatto le prime a sostenere che il lesbismo, in particolare, può essere una scelta, anche se sono forse le donne più in vista degli ultimi tempi ad aver attratto tanta ira esprimendo quest'opinione.

La nozione di lesbismo politico basata sul rifiuto femminista dell'eteropatriarcato è in circolazione dagli anni settanta, e ci sono anche delle ricerche che suggeriscono che la sessualità femminile sia più fluida di quella maschile. Ma che cos'è che è così offensivo in questo suggerimento, e perché la comunità gay reagisce ad esso con tanto sdegno?

Siamo nati così?


Nel libro la Bindel cita le sue discussioni con il giornalista Patrick Strudwick sul perché egli reagì in modo tanto pungente all'asserzione della Nixon che, per lei, essere gay era stata una scelta. La sua risposta fu semplice: la retorica religiosa anti-gay si basa sull'asserzione che noi possiamo "scegliere di non essere gay", e tali asserzioni possono essere usate come giustificazione per coloro che cercano di "curare" l'omosessualità.

Sembrerebbe quindi che le teorie dell'orientamento sessuale che si basano sul determinismo biologico trovano molto sostegno nella comunità gay non perché sono sostenute da prove empiriche, o perché concordano con le esperienze di molte persone, ma perché sono ritenute un modo molto efficace di contrastare l'omofobia.

Questo è quello che appare in slogan come "L'omosessualità non è una scelta, ma l'omofobia sì". E, allo stesso modo, coloro che sostengono che il loro orientamento sessuale è stato in qualche misura scelto sono spesso attaccati da gran parte della comunità gay mainstream perché non si sono allineati con la linea del partito e perché fanno il gioco del nemico.

Questo, ovviamente, presume che gli argomenti che si basano sul determinismo biologico sono delle armi davvero efficaci contro il pregiudizio - e che nessun altro argomento funziona.

Con calma


Nel corso degli anni, molti studi hanno riscontrato che gli eterosessuali che hanno punteggi più bassi nelle scale di omofobia tendono a considerare l'orientamento sessuale biologicamente determinato, piuttosto che appreso o liberamente scelto. Ma questo non significa che ci sia un legame casuale tra il credere alle teorie biologiche deterministe ed avere atteggiamenti progressisti verso le lesbiche ed i gay.

Ci sono altre spiegazioni perfettamente plausibili; può semplicemente riflettere il modo in cui queste due teorie dell'orientamento sessuale sono prevalentemente usate nel dibattito pubblico per giustificare delle posizioni pro o contro l'eguaglianza LGBT.

Anche se degli studi hanno mostrato che la partecipazione a dei corsi di livello universitario sulla sessualità che insegnano il determinismo biologico può ridurre il pregiudizio degli studenti etero verso le lesbiche ed i gay, lo psicologo sociale Peter Hegarty ha scoperto che il pregiudizio è diminuito anche tra gli studenti che frequentavano un corso che affrontava direttamente i pregiudizi anti-gay, ma che non discuteva le teorie biologiche dell'orientamento sessuale. I suoi risultati suggericono che l'argomento "siamo nati così" non sono affatto l'unico modo di contrastare il pregiudizio antigay.

Buona parte della livida reazione ai commenti della Bindel si concentrava in modo prevalente sulla sua controversa affermazione che l'omosessualità può essere una scelta, ma il suo libro offre anche una persuasiva critica politica dell'argomento "siamo nati così" come base dell'attivismo LGBT.

Per esempio, lei fa notare che nessuno mette in dubbio le basi biologiche del sesso e della razza, eppure continuano ad esistere il sessismo ed il razzismo. Lei inoltre si chiede se la nozione di scelta favorisce per forza l'idea di una "cura" più della nozione di un "gene gay" o delle teorie sugli ormoni fetali. In fin dei conti, i nazisti erano interessati alle ricerche sulla base biologica dell'omosessualità proprio per estirparla.

Scienza e morale



Non abbiamo bisogno di una prova che "siamo nati così" per sfidare i tentativi religiosamente motivati di "curare" l'omosessualità. L'omosessualità non è più classificata come una malattia mentale, ed il "trattamento" è pertanto inappropriato - non importa se siamo o non siamo nati gay.

Ma vorrei anche mettere in dubbio l'idea che la spinosa questione della "scelta" sia risolta una volta per tutte provando che l'orientamento sessuale è biologicamente immutabile. Anche se la base biologica dell'orientamento sessuale venisse provata senza alcun dubbio, coloro che aderiscono alle ideologie religiose eterosessiste che vedono la non-eterosessualità come moralmente inferiore potrebbero sostenere che, mentre non possiamo scegliere coloro da cui siamo attratti, noi possiamo scegliere se mettere in atto o meno questi desideri sessuali.

L'argomento del "siamo nati così" non può schivare la questione della moralità; la scienza non può mai sostituire la necessità di un ragionamento morale conseguente e rigoroso. O le relazioni omosessuali hanno il medesimo valore morale di quelle eterosessuali, o non lo sono.

Dobbiamo orgogliosamente proclamare che lo sono - non attaccare le persone della nostra comunità che sperimentano o trovano il significato della loro sessualità in modi diversi da quelli che noi, come individui potremmo scegliere (sì, scegliere) di fare.

(fine)

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale