Contro Natura?

Si ricopia qui quello che appare nel blog http://veronalgbtqi.blogspot.it/, sul quale verranno pubblicate tutte le notizie sull'evento.

Convegno: Contro Natura?

 

Contro la cosiddetta “teoria del gender” (versione semplificata e caricaturale di un ampio campo di ricerca accademica a cui appartengono gli studi di genere e le teorie queer) è in corso, in Italia, un’accesa polemica. Con il pretesto di discutere questioni teoriche, c’è chi si oppone alla legge contro omofobia e transfobia e sostiene pubblicamente che omosessualità e transessualità sono contro natura, che da esse si può e si deve “guarire”, che lesbiche, gay, bisessuali e trans* non sono persone felici, perché compiono il male – che “è come un pungolo che ferisce le loro coscienze”.

In realtà la scienza dimostra che la natura ama le variazioni e le differenze, anche in campo sessuale, e che è una cultura patriarcale e maschilista a discriminare le donne, le lesbiche, i gay, le persone intersex, bisessuali e trans*: quando questi sono infelici, non è per il “male” che compiono, ma per le violenze (fisiche, chirurgiche, giuridiche o simboliche) che subiscono!

“Contro natura? Lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex/dsd si interrogano sul loro posto nel creato” è la risposta ironica, ma scientificamente competente, delle associazioni LGBTQI veronesi al convegno “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?” che si è tenuto a Verona il 21 settembre con il patrocinio di Comune e Provincia.

Non sarà soltanto una giornata di studio, ma un momento di discussione aperta alla cittadinanza, a chi ha aderito e preso parte al presidio e alla manifestazione del 21 settembre scorso a Verona. Non avrà patrocini, perché non c’è simmetria tra chi promuove i diritti e chi li nega: le associazioni promotrici non desiderano l’approvazione di istituzioni che, facendosi scudo della libertà di opinione, hanno dato sostegno a chi diffonde messaggi discriminatori. Con l’autorità del sapere e dell’esperienza, docenti universitari/e, intellettuali e attivisti/e si alterneranno sul palco e dal pubblico contro la cultura dell’odio, del razzismo e della discriminazione, in difesa della democrazia.

ORGANIZZANO: Circolo pink - GLBTE Verona, Arcigay Pianeta Urano Verona, Arcilesbica Verona L’Araba Fenice, Milk Lgbt Center Verona, Lieviti - Bisessuali, Pansessuali e Queer, Sportello LGBT Migranti Verona



Risposta a Giuseppe Zenti, vescovo cattolico di Verona

Ritengo opportuno rispondere all'intervista concessa dal vescovo cattolico di Verona Giuseppe Zenti e qui riprodotta:


Sua Eccellenza vuole “un confronto dialogico sulle questioni culturali di fondo”; purtroppo lui parte male.

Il primo errore è che non sa quali sono i suoi interlocutori, e quello che pensano.

Infatti comincia parlando de “la persona che intende cambiare sesso o si dichiara omosessuale o lesbica”. Il problema è che la realtà delle minoranze sessuali è molto più variegata; noi ci lamentiamo che si è scordato delle persone bisessuali, ma possiamo aggiungere che non conosce la realtà delle persone transgender, che non necessariamente vogliono “cambiare sesso”, e di altre minoranze come gli asessuali e gli intersessuali.

Per conoscere i suoi interlocutori non deve affidarsi ad intermediari non accreditati il cui interesse non è capirli, ma screditarli, per esempio attribuendo loro intenzioni che non hanno mai avuto: la queer theory non sostiene che il genere sia completamente indipendente dal sesso, ed anzi sa benissimo che non esistono persone neutre che non devono fare altro che scegliere il genere da indossare come si sceglie il vestito per un’occasione mondana, e nessuno propone di fermare lo sviluppo sessuale di tutti gli adolescenti finché non scelgono esplicitamente l’identità di genere da adottare.

Inoltre, non deve fare l’errore che ad un lessicografo costerebbe la carriera. Qualsiasi lessicografo sa che fornire l’etimologia di una parola è utile, ma non può accontentarsene perché non sempre il suo significato le corrisponde. Due parole sono alquanto infelici da questo punto di vista: “omofobia” ed “antisemitismo”.

Come è ben noto, la parola “antisemitismo” ha un’etimologia fuorviante: chi la incontra e non conosce la storia europea può credere che designi l’odio per tutte le persone che parlano una lingua semitica – in realtà indica sempre e solo l’odio per le persone e la cultura del popolo ebraico. Perfino i nazisti dovettero ricordarlo ai perplessi dignitari arabi che volevano allearsi con loro per liberare il Medio Oriente dagli inglesi – e dagli ebrei.

La parola “omofobia” (così come “islamofobia”, “lesbofobia”, “bifobia”, “transfobia”, e magari altre ancora) non designa una paura irragionevole, ad onta dell’etimologia, ma il disprezzo e l’odio per le persone omosessuali (oppure mussulmane, lesbiche, bisessuali, trans*, eccetera).

Questo è l’uso corrente della parola, e Ludwig Wittgenstein affermava con ogni ragione che il linguaggio non corrisponde alla realtà, e che il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio.

Il voler invece usare l’etimologia (spesso discutibile) delle parole come strumento per cogliere l’Essere nel suo svelarsi, e pretendere quindi di inchiodare le parole al loro etimo, anziché accertarne l’uso effettivo su cui una comunità di parlanti concorda, è la posizione di Martin Heidegger – e non è un caso che l’autoritarismo implicito in questa presa di posizione divenisse esplicito nell’adesione di Heidegger al nazismo.

Vorremmo un interlocutore che non si arrogasse sulle parole un potere superiore a quello di ogni altro utente del linguaggio. Altrimenti ci saremmo già rivolti agli enti pubblici e privati che sviluppano e perfezionano linguaggi di programmazione per computer.

Per quanto riguarda la famiglia, ogni società è libera di definirla a suo modo, purché non faccia male a nessuno. Il matrimonio egualitario a nessuno fa male, quindi perché opporsi ad esso?

Raffaele Ladu

Trovare un gruppo di amici veri non ha prezzo!

Anche perché non si paga alla consegna, nasce spontaneo.
Noi come gruppo Lieviti stiamo provando a condividere degli spazi comuni, ad esempio quando andiamo alla MAG ( via Cristofoli 31/A – Verona) per fare degli incontri che parlano di affettività e sessualità (prossimo il 15 ottobre dove si parla di giochi relazionali).
 Altro esempio è il progetto che abbiamo chiamato “Casa aperta” per fare incontri come quello organizzato per domenica 27 ottobre dove ci sarà la lettura di un libro.
 Oppure altro esempio quest’estate il mio appartamento ha un giardino condiviso dove ci si può ritrovare e chiacchierare (non come quelli da guardare soltanto) e dove si possono trascorrere ore che aiutano a stare bene.
 Un gruppo di amici è sicurezza, aiuto reciproco, economicità e tolleranza.
 Altro esempio è anche una pagina od un gruppo su Facebook dove si  messaggia e si postano le foto delle feste.
 Buon amicizia è inventare un modo di stare insieme non per scelta ideologica, ma perché si capisce che è meglio per tutti noi.
 Buon amicizia è un po’ la vita di un piccolo paese di una volta. Sì, certo, perché in quel modo di abitare spontaneo e casuale c’era in realtà un senso in ogni cosa.
 Nella casa del paesino, una persona sacrificava solo una minima parte della propria privacy in cambio magari di un aiuto nei lavori più pesanti, altre intorno a lei la ricambiavano per avere una mano con i bambini. Anche oggi buon amicizia è una casa amica.
 Perché lo stare insieme ci influenza, piano piano nel tempo, anche quando le regole del vivere insieme non sono concordate in anticipo o scritte nel rogito. Quest'anno  a Verona è nato un gruppo, dove chi ne fa parte ottiene vantaggi se vuole senza rinunciare a nulla.
 Cerchiamo di riproporre il modello dell’antica corte in cascina.
 Luigia afferma ‘Ora sto bene. In tutta semplicità cercavo un gruppo dove si potesse vivere oltre che stare, e ora l’ho trovato’.
Poi siamo entrati nel circuito Wigwam che trovi descritto molto bene qui: www.wigwam.it/

Ma il gruppo Lieviti non è caos poichè  ci sono  regole ed obiettivi condivisi tra i soci
 per info telef. a 3457153230 (Luigia) https://www.facebook.com/luigia.sasso?ref=tn_tnmn
 oppure Vedi blog : http://bisessualitaliani.blogspot.it
 Pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Bisessuali-pansessuali-e-queer-Italiani/257053490979722

e gruppo Facebook https://www.facebook.com/groups/509692809067974/

Sabato 09/11/2013 dalle 14 alle 20 - Convegno "Contro Natura?" al Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra a Verona


Presentazione


Contro la cosiddetta “teoria del gender” (versione semplificata e caricaturale di un ampio campo di ricerca accademica a cui appartengono gli studi di genere e le teorie queer) è in corso, in Italia, un’accesa polemica. Con il pretesto di discutere questioni teoriche, c’è chi si oppone alla legge contro omofobia e transfobia e sostiene pubblicamente che omosessualità e transessualità sono contro natura, che da esse si può e si deve “guarire”, che lesbiche, gay, bisessuali e trans* “non sono persone felici, perché compiono il male – che è come un pungolo che ferisce le loro coscienze”.

In realtà la scienza dimostra che la natura ama le variazioni e le differenze, anche in campo sessuale, e che è una cultura patriarcale e maschilista a discriminare le donne, le lesbiche, i gay, le persone intersex, asessuali, bisessuali e trans*: quando questi sono infelici, non è per il “male” che compiono, ma per le violenze (fisiche, chirurgiche, giuridiche o simboliche) che subiscono!

“Contro natura? Lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex/dsd si interrogano sul loro posto nel creato” è la risposta ironica, ma scientificamente competente, delle associazioni LGBTQI veronesi al convegno “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?” che si è tenuto a Verona il 21 settembre con il patrocinio di Comune e Provincia, e che è stato contestato in piazza da centinaia di persone.

Non sarà soltanto una giornata di studio, ma anche un momento di discussione aperto a quanti hanno aderito e partecipato al presidio e al corteo del 21 settembre, e all’intera cittadinanza. Non avrà patrocini, perché non c’è simmetria tra chi promuove i diritti e chi li nega: le associazioni promotrici non desiderano l’approvazione di istituzioni che, facendosi scudo della libertà di opinione, hanno dato sostegno a chi diffonde messaggi discriminatori. Con l’autorità del sapere e dell’esperienza, docenti universitari/e, intellettuali e attivisti/e si alterneranno sul palco e dal pubblico contro la cultura dell’odio, del razzismo e della discriminazione, in difesa dei diritti umani e della democrazia.


Programma


15.00-15.30: Lorenzo Bernini (docente di Filosofia politica - Centro di ricerca Politesse - Università di Verona): Contro natura a chi? Alcune riflessioni sul male in politica.

15.30-15.50: Michela Balocchi (docente di Sociologia presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi - Centro di ricerca Politesse - Università di Verona; Intersexioni) e Alessandro Comeni (Educatore e formatore; Intersexioni): Binarismo di sesso/genere e patologizzazione dei corpi intersex.

15.50-16.10: Christian Ballarin (presidente del circolo Maurice glbtq – Torino; formatore per il Comune di Torino e l’ONIG; Coordinamento Trans Sylvia Rivera): Transessualità: viaggio ai confini del genere.

16.10-16.30: Paola Guazzo (scrittrice e saggista): Lesbiche che fanno saltare il banco: Kitzinger, Wittig, Causse. Alcuni strumenti politici per il presente.

16.30-16.50: Renato Busarello (Laboratorio Smaschieramenti Bologna): Denaturalizzare il maschile universale: dall'Uomo alle mascolinità controegemoniche gay, trans, butch, eterodissidenti.

Relatrici e relatori


Christian Ballarin Formatore per il Comune di Torino e l’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere), responsabile di SpoT (sportello trans del circolo GLBTQ Maurice di Torino, di cui è presidente), è tra i fondatori del Coordinamento Trans Sylvia Rivera. Ha co-curato Elementi di critica trans (2010).

Michela Balocchi Dottora di ricerca in Sociologia e Sociologia politica, docente presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi (AOUC), fa parte del team di ricerca del centro di ricerca Politesse – Politiche e teorie della sessualità, Università di Verona e del World Intersex Network. Fondatrice del collettivo intersexioni, è responsabile editoriale dell'omonimo sito. Tra i suoi saggi: Intersex. Dall'ermafroditismo ai “disturbi dello sviluppo sessuale” (2012), Sexual and Human Rights of Intersex People: the Sociological Aspects of Medicalization of Intersexuality in Italy (2012).
Lorenzo Bernini è professore aggregato di Filosofia politica presso l’Università degli Studi di Verona, dove coordina il centro di ricerca Politesse – Politiche e teorie della sessualità. Fa parte del comitato scientifico di AG – About Gender: Rivista internazionale di studi di genere e della redazione di Filosofia politica. Tra le sue pubblicazioni: Le pecore e il pastore: critica, politica etica nel pensiero di Michel Foucault (2008), Maschio e femmina Dio li creò!? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale (2010), Apocalissi queer: Elementi di teoria antisociale (2013).

Renato Busarello lavora per il comune di Bologna, dove è stato responsabile del settore immigrazione. Ha animato numerosi collettivi bolognesi e movimenti nazionali, a partire da antagonismogay, passando per Facciamo breccia, fino all'attuale Laboratorio Smaschieramenti. Ha pubblicato vari articoli e molti suoi interventi pubblici sono reperibili su internet.

Alessandro Comeni Educatore e formatore. Insieme a Michela Balocchi ha aperto il primo punto di ascolto intersex in Italia, attualmente attivo presso il Consultorio Transgenere di Torre del Lago. Nel 2011 grazie ad una borsa ILGA Europe ha fatto parte del primo Intersex Global Forum (Brussels) come unico attivista intersex dall’Italia e da allora è componente del World Intersex Network costituitosi in quell'occasione. È tra i fondatori del collettivo intersexioni.
Paola Guazzo Saggista e scrittrice. Ha pubblicato il romanzo Un mito, a suo modo (2009), e co-curato i volumi collettanei: Il movimento delle lesbiche in Italia (2008), R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista (2010), Orgoglio e pregiudizio (2011).

Vi aspettiamo numerosi


Diffidate delle enciclopedie della Treccani!

[1] http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9891/

L'articolo [1] riporta una lettera aperta di diversi docenti universitari (tra cui il veronese Lorenzo Bernini) che rimproverano ad alcune opere pubblicate dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani la presenza di voci eterosessiste in grado estremo, che ignorano completamente il dibattito recente sulle materie citate.

Raffaele Ladu

Un'esperienza mafioso-queer

[1] http://www.pbs.org/wgbh/americanexperience/features/general-article/stonewall-mafia/

[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Stonewall_riots

[3] http://tps.cr.nps.gov/nhl/detail.cfm?ResourceId=-1888210723&ResourceType=Site

[4] http://liberaverona.wordpress.com/

[5] http://lieviti.wordpress.com/2013/10/01/volantino-per-libera-verona/

Il mito di fondazione del movimento LGBTQ* (Lesbico, Gay, Bisessuale, Trans, Queer, eccetera) sono i tumulti di Stonewall Inn, avvenuti il 28 Giugno 1969, quando la polizia newyorkese irruppe in quel locale di Greenwich Village, ed incontrò una violenta resistenza da parte dei clienti.
 
Cosa poco nota, soprattutto in Italia, è che quel locale era in mano alla mafia e, secondo [1] e [2], le cose andavano così: i rapporti omosessuali erano leciti a New York, ma la State Liquor Authority = Agenzia Statale degli Alcolici (SLA) considerava i bar che servivano apertamente alcolici a persone gay “luoghi turbolenti”, oppure “luoghi in cui la clientela pratica abitualmente l’illegalità”; per la SLA questo era motivo sufficiente per revocare la licenza o non concederla. E la polizia compiva spesso delle retate nei locali che riuscivano a rimanere comunque aperti.
 
Pur con motivi assai meno nobili (l’alcol è una piaga sociale, i rapporti omosessuali non fanno male a nessuno, ed i rapporti omoaffettivi meritano riconoscimento giuridico al pari di quelli eteroaffettivi), si era creata una situazione simile al proibizionismo di quarant’anni prima, e la mafia pensò bene di approfittarne, mettendosi a gestire i locali gay della città.
 
Lo Stonewall Inn ora è un monumento nazionale ([3]); nato come un bar-ristorante di poche pretese e scarsi guadagni rivolto alla clientela generale, fu acquistato nel 1966 da Tony Lauria, detto Fat Tony = Tony il grassone, della Famiglia mafiosa Genovese, che con poca spesa ne fece un bar gay.
 
La gestione di quel locale era purtroppo un esempio di come lavorava (e lavora tuttora) la mafia: la prima cosa che fece Fat Tony fu il corrompere il Sesto Distretto di Polizia di New York con 1.200 dollari al mese.
 
Questo permise a Fat Tony di violare impunemente le norme di igiene e sicurezza: non c’era l’uscita di emergenza, e non c’era l’acqua corrente – questo significava che i bicchieri si sciacquavano in delle tinozze la cui acqua si cambiava solo una volta ogni tanto. Diverse associazioni dei diritti dei gay ritengono che questa deliberata trascuratezza abbia provocato un’epidemia di epatite tra i clienti del locale nel fatidico anno 1969.
 
Gli alcolici erano di pessima qualità (si sussurra che fossero rubati o contrabbandati), venivano annacquati e serviti a prezzi da locale e bevanda di primissima qualità. Ma, si dice, non era questo l’aspetto più lucroso del commercio: i dipendenti dovevano individuare i clienti danarosi e “velati”, in modo che li si potesse ricattare.
 
Per ridurre i controlli, il locale figurava come un club privato; gli avventori dovevano superare l’esame del “buttadentro” (che sapeva che la polizia, che la faccia la doveva pure salvare, qualche retata ogni tanto la organizzava ad onta delle mazzette), pagare anticipatamente un paio di consumazioni per 3 dollari, e firmare un registro (molti nomi erano in realtà falsi) per dare ad intendere che erano tutti soci del club.
 
Come ho già scritto, ad onta delle mazzette le retate erano un fatto della vita in quei locali; Fat Tony teneva il grosso degli alcolici fuori dal locale, per evitarne la confisca, ed era pronto a riaprire il locale altrove in pochi giorni intestando la licenza ad un nuovo prestanome. Ed infatti, poco dopo i tumulti di Stonewall Inn, il locale fu venduto e pochi mesi dopo chiuso dalla Mafia.
 
Da ciò due cose abbiamo imparato, come movimento LGBTQ* in generale e come Gruppo Lieviti in particolare:
  • L’eterosessismo, padre dell’omofobia, non fonda una società, ma la sgretola;
  • La mafia non è mai una soluzione.
La versione originale di questo post, un volantino da distribuire ad un'assemblea di Libera Verona [4] è stata salvata in [5], e da lì si può scaricare.
 
Raffaele Ladu