È costituzionale vietare le terapie riparative

[0] Ninth Circuit Upholds Law Banning ‘Ex-Gay Therapy’

[1] Giancarlo Cerrelli: "L'omosessualità è una malattia". Ed è polemica con l'Ordine degli psicologi

Il 30 Agosto 2013, la Corte d'Appello Federale del 9° Circuito ha sancito che la legge dello stato della California che vieta le "terapie riparative" (ovvero di tentare di cambiare l'orientamento sessuale delle persone) sui minorenni è costituzionale.

Un'altra legge simile è stata approvata nel New Jersey, e dovremmo chiederci quando si farà lo stesso in Italia.

In teoria, si dovrebbero dormire sonni tranquilli: l'Ordine degli Psicologi italiani ha più volte sentenziato che tentare una terapia del genere significa violare la deontologia professionale, e nelle università italiane si insegna che non c'è niente di sbagliato ad essere LGB - ma la madre dei grulli è sempre gravida, come mostra la polemica che la settimana scorsa ha opposto il presidente dell'Unione dei Giuristi Cattolici Giancarlo Cerrelli all'Ordine degli Psicologi [1].

Cerrelli ha infatti sconfinato in una professione per cui non ha studiato e di cui non ha sostenuto l'esame di stato sostenendo che l'omosessualità è una malattia. Non credo che lui tollererebbe che chi non ha studiato giurisprudenza e non ha passato l'esame di avvocato desse pareri legali.

Una legge chiarirebbe le cose.

Raffaele Ladu

Tra Francesco d'Assisi e David Ben-Gurion

Un problema che deve affrontare chi studia la bisessualità è la definizione del fenomeno.

Molte persone la definiscono come un comportamento: bisessuale è chi ha rapporti intimi con persone di più di un genere; dal nostro punto di vista è il criterio più debole (molte persone hanno od hanno avuto rapporti di questo tipo senza essere bisessuali), e va prudentemente usato solo quando non è possibile conoscere l’opinione dell’interessato. Va bene per individuare personaggi storici e letterari a cui ispirarsi, non va bene per le persone viventi, o che si sono già espresse in modo chiaro.

E soprattutto, il suo contrario non va bene per negare la bisessualità di qualcuno: dire (come capita spesso) che non ci si può dire bisessuali se non si è prima fatto sesso con più di un genere non ha più senso che dire ad una monaca che la sua verginità le impedisce di sapere se è etero, lesbica, eccetera.

Altre persone la definiscono come un’attrazione: bisessuale è chi si sente attratto da persone di più di un genere. Il criterio rischia di essere troppo ampio: moltissime persone provano questo genere di attrazione, ma poche la ritengono tanto importante da definire la loro sessualità. Anche qui, una persona può ammettere di provare quest’attrazione, ma non dichiararsi bisessuale – e queste ultime sono le parole che contano.

Il criterio più valido e rispettoso è quello dell’identità: bisessuale è la persona che si definisce tale – ed il comportamento o l’attrazione hanno molta meno importanza della propria autodefinizione. Certo, è un criterio che mette a disagio molte persone, soprattutto quelle convinte che l’essere bisessuali dia dei privilegi, e pretendono una “prova” per dimostrare di meritarli.

In realtà, i privilegi del bisessuale (vedi il post Perché esistiamo) somigliano molto alla perfetta letizia come la definiva Francesco d’Assisi (1182-1226) – l’essere misconosciuti, scacciati e percossi perfino dai propri fratelli e sorelle LGBT meno B. La situazione, parlando però di un’altra identità, l’aveva ben riassunta David Ben-Gurion (1886-1973), il fondatore dello stato d’Israele: “Chiunque sia abbastanza meshugge [pazzo, in yiddish] da dichiararsi ebreo, è ebreo”.

Per cui, la nostra definizione è: “Chiunque sia abbastanza pazzo da definirsi bisessuale, è bisessuale” – e non è nemmeno necessario per iscriversi a Lieviti, perché a Lieviti può iscriversi chiunque sostenga la causa.

Raffaele Ladu

Un incontro sui bisessuali alla Casa Bianca il 23 Settembre 2013

http://www.washingtonpost.com/blogs/post-politics/wp/2013/08/22/white-house-to-hold-closed-door-session-on-bisexual-issues-next-month/

White House to hold closed-door session on bisexual issues next month

La Casa Bianca terrà il mese prossimo un incontro a porte chiuse sui problemi dei bisessuali

Di Juliet Eilperin, Pubblicato: 22 Agosto 2013 alle ore 15:29 di Washington.

La Casa Bianca terrà una tavola rotonda a porte chiuse sui problemi che affrontano i bisessuali il 23 Settembre [Bi Pride - il Giorno dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale].

L'evento, descritto nell'invito dall'"uffciale di collegamento" della Casa Bianca con la realtà LGBT Gautam Raghavan come una sessione che si concentrerà sui "problemi importanti per la comunità bisessuale", fu riportato la prima volta giovedì [22 Agosto 2013] dal Washington Blade [un'importante rivista LGBT della capitale americana].

"I partecipanti ed i funzionari dell'amministrazione discuteranno un'ampia gamma di argomenti, tra cui la salute, l'HIV/AIDS, la violenza domestica e da parte del proprio partner intimo, la salute mentale ed il bullismo," ha scritto  Raghavan.

Un portavoce della Casa Bianca ha confermato giovedì che l'evento ci sarà, ma non ha voluto aggiungere altro.

Il portavoce di Human Rights Campaign Michael Cole-Schwartz, che ha detto che il suo gruppo parteciperà alla sessione nell'Eisenhower Executive Office Building, disse che il fatto che l'Amministrazione Obama tenga un evento focalizzato esclusivamente sui bisesuali sottolinea la sua comprensione degli americani LGBT.

"Il Presidente Obama e quest'amministrazione hanno palesato il loro impegno sulle questioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender, e quest'evento è ulteriore prova della loro comprensione delle necessità della nostra comunità", ha detto.

Traduzione di Raffaele Ladu

I have a dream

Washington DC, 28.08.1963
Il 28 Agosto 1963 250 mila persone marciarono su Washington, DC per i diritti civili ed il lavoro, e la marcia si concluse con l'ispirato discorso di Martin Luther King Jr. che tutti ricordano come "I have a dream = Ho un sogno" [PDF, YouTube].

Negli USA si fa il bilancio della lotta per i diritti civili dei neri, ed è solo parzialmente soddisfacente: l'attuale presidente Barack Hussein Obama è nero, ma le disuguaglianze tra bianchi e non bianchi non si sono ridotte di molto.

La marcia merita di essere celebrata per diversi motivi: innanzitutto, chi vuole la libertà e la dignità per sé deve chiederla per tutti - ed è una catastrofica politica quella di chi dice "io sono più vittima di te, e quindi non solo penso a me soltanto, ma ti ostacolo nelle tue rivendicazioni perché ti vedo come una minaccia per me". Sembra incredibile, ma non sono solo i razzisti a pensarla così - anche nel movimento LGBT* ci sono persone che ragionano (si fa per dire) così male, e vengono chiamati omonazionalisti.

MLK ed AJH alla marcia Selma-Montgomery del 21-25 Marzo 1965
Una persona che aveva capito questo e fece proprio il contrario - cioè aiutare la lotta per i diritti civili dei neri, ritenendola un'applicazione del comandamento biblico "We-ahavta le-re'akha kamokha = Ed amerai il prossimo tuo come te stesso [Levitico 19:18]" - fu il rabbino polacco Abraham Joshua Heschel, uno dei più famosi del 20° Secolo, proveniente da un'antica famiglia chassidica, che riuscì a riparare negli USA in tempo per sfuggire ai nazisti, e le sue opere sono pubblicate ed apprezzatissime anche in Italia.

Va anche detto che Heschel avrebbe dato un notevole contributo al Concilio Vaticano 2° (vedi [1] e [2]), convincendo la Chiesa cattolica a togliere le invettive antigiudaiche dalla liturgia ed ispirando la redazione della Nostra Aetate.

L'intelligenza non si lascia chiudere in gabbia e varca sempre i confini delle identità, e va aggiunto che Heschel era solo il più illustre dei molti ebrei americani di razza bianca che ritennero una "mitzwah = dovere (religioso)" sostenere la lotta per i diritti civili dei neri.

La lotta per i diritti civili dei neri non sarebbe terminata a Washington - la foto qui sopra mostra il Rev. Martin Luther King jr. e rav Abraham Joshua Heschel marciare da Selma a Montgomery (Alabama) contro la segregazione razziale tra il 21 ed il 25 Marzo 1965. Heschel avrebbe detto poi che in quella marcia lui aveva pregato con i piedi - un commento diventato giustamente famoso.

Altro motivo per celebrare è quella che viene chiamata tecnicamente "intersezionalità", che alle volte purtroppo esita nella "discriminazione multipla"; la teoria è di origine femminista ed è nata per spiegare come una persona spesso non sia svantaggiata solo perché donna, ma anche perché appartenente a più gruppi svantaggiati insieme: non è la stessa cosa essere una donna ricca, cittadina, cattolica, giovane, cissessuale, sposata con un uomo, ed in salute, ecc., che vive in una metropoli e l'essere povera, extracomunitaria, mussulmana, matura, trans*, in una relazione lesbica, e malata, ecc., che vive in un paesino.

L'intersezionalità non riguarda però solo le donne; se il movimento LGBT ha spesso ignorato il problema, in quanto era facile aggregare gay e lesbiche solo sulla base della loro identità sessuale, e ritenere trascurabili le altre loro caratteristiche od i loro problemi (negli ultimi tempi l'attenzione verso le persone HIV+, i migranti, i disabili, le persone LGBT che invecchiano, ha imposto però un ripensamento), il movimento bisessuale (e trans) non si può permettere questo: le persone bisessuali e trans sono molto più variegate, e l'intersezionalità è indispensabile per capirle, non solo per unirle insieme.

Nella letteratura bisessuale e trans* si fa molta attenzione all'intreccio tra l'identità sessuale, quella di genere, la razza, la disabilità, l'età, la salute, la religione, e molte altre dimensioni che arricchiscono magari una persona dentro, ma la rendono più discriminabile.

È un errore strategico affrontare solo le questioni LGBT ignorando le altre - si può giustificare solo come scelta tattica, in quanto è normalmente più facile risolvere un problema alla volta, ma non bisogna perdere di vista tutti gli altri problemi da affrontare, e la soluzione scelta per un problema non deve aggravare gli altri, anzi, deve aiutare a risolvere anche quelli - per non cadere nell'errore dell'omonazionalismo.

Infine, alla marcia su Washington del 28 Agosto 1963 ne sarebbero seguite diverse altre del movimento LGBT, che penso si possano commemorare insieme con quella in cui MLK rivelò il suo sogno:

Raffaele Ladu

Gramscisessuale

Ho scelto un titolo ad effetto, ma ora vi spiego seriamente perché potrei definirmi "gramscisessuale".

Attualmente mi ritengo un liberale, senza però tessera, ma sono stato per otto anni (dal 1980 al 1988) iscritto al PCI, e tra le poche cose che ho imparato da quella lontana militanza c'è stato il concetto di egemonia culturale, dovuto ad Antonio Gramsci.

Il concetto mi pare utilizzabile da qualsiasi movimento politico che voglia trasformare la società con mezzi pacifici, e tra essi ovviamente c'è il movimento bisessuale. Shiri Eisner vuole una rivoluzione bisessuale, ma per realizzarla davvero occorrono gli strumenti di Antonio Gramsci.

Tra i lettori ci sarà chi si chiede: "La rivoluzione la deve fare il movimento bisessuale od il movimento LGBT* nel suo complesso?" La mia opinione (corroborata da una conversazione con Shiri Eisner) è che non sia possibile un movimento unico, ma sia necessario mantenere distinti ed alleati il movimento gay/lesbico (la Eisner lo chiama GGGG) e quelli bisessuali, trans*, ecc., in quanto tutti coloro che hanno studiato le persone bisessuali e diretto organizzazioni bisessuali affermano che oltre ai problemi comuni a tutte le persone LGBT* ci sono problemi peculiari ad ogni categoria, tra cui appunto le persone bisessuali.

La stessa Casa Bianca, organizzando per il 23 Settembre 2013 [Bi Pride - Giorno dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale] una riunione a porte chiuse dedicata ai soli problemi dei bisessuali, ammette che questi hanno delle peculiarità irriducibili alle caratteristiche generali delle persone LGBT*.

Nessuno dovrebbe scandalizzarsene: per tornare a Gramsci, nella sua analisi della Questione Meridionale lui parlava della necessità di un'alleanza, non di una fusione, tra operai e contadini, perché evidentemente riconosceva che queste due classi avevano interessi diversi da far convergere. E se uno legge attentamente lo scritto citato, si rende conto che per Gramsci non erano solo i contadini a doversi evolvere per essere all'altezza del compito - lo avevano dovuto fare prima di loro gli operai.

E Gramsci sapeva benissimo quanto pericolosi fossero anche i pregiudizi che opponevano tra loro le diverse componenti di un blocco sociale - nel medesimo scritto trovate una bella descrizione del risentimento dei contadini del sud contro gli operai del nord all'indomani della Prima Guerra Mondiale, e di come si dovette agire per disinnescarlo.

Purtroppo le persone bisessuali sono spesso vittime di pregiudizi analoghi da parte di altre persone LGBT, e non c'è ancora un Gramsci capace di risolvere il problema.

Non si può ovviamente applicare meccanicamente il pensiero gramsciano (non ha funzionato poi così bene nemmeno per instaurare la dittatura del proletariato, obbiettivo che ora aborrisco) alla realtà ed alle lotte bisessuali/LGBT, ma penso che illumini la questione da un diverso ed utile punto di vista.

Raffaele Ladu

Una rilettura del mito di Callisto




Stimolato da un amico a rintracciare dei miti bisessuali, ho incontrato il mito di Callisto, raccontato molto bene in [1]. Riassumendo, secondo Bernard Sérgent, il mito di Callisto non è solo totemico (spiegherebbe infatti perché gli abitanti  dell'Arcadia discendono miticamente da un'orsa), ma descrive l’elaborata iniziazione di una giovane donna (Callisto) da parte di una più matura (Artemide), attraverso una relazione sessuale lesbica che trasmette la fecondità tra le generazioni.

Il mito sarebbe stato poi riletto in modo patriarcale inserendo Zeus che si camuffa da Artemide per sedurre Callisto (Ovidio [Metamorfosi, Libro Secondo, vv. 401-530] parla di stupro, ma l'autrice di [2] avverte che non si debbono prendere troppo sul serio le descrizioni di stupro nella mitologia greca - inoltre, se davvero Callisto fosse stata sopraffatta come Ovidio sostiene, l'ira di Artemide ed Era sarebbe stata senza ragione).

In apparenza questa lettura, proposta da un gran luminare della storia delle religioni, è inattaccabile; ma alcuni dubbi almeno penso di poterli insinuare.

Il primo dubbio è che questa lettura è essenzialista: presume che, se Zeus si trasforma in donna, è un falso, un’interpolazione interessata, una cosa che va contro la logica di un mito.

Eppure Zeus si è trasformato in una quantità di persone (come nel caso di Alcmena), animali (come nel caso di Europa) e cose (come nel caso di Danae) per possedere le sue donne (ed i suoi uomini - ad esempio Ganimede); è stato perfino gravido di Dioniso (se lo cucì all’interno della coscia per proseguirne la gestazione, dopo aver accidentalmente ucciso la madre Semele); ha generato Atena dopo aver ingoiato viva ed intera la madre Metide (che riuscì a proseguire la gravidanza dentro il corpo del dio che l'aveva fecondata); e nella mitologia greca c’è almeno un’altra persona che ha cambiato sesso (Tiresia) ed una che ha cambiato genere (Achille) - ne riparlerò poi.

Pensare che Zeus possa trasformarsi credibilmente in qualsiasi cosa tranne che in una donna mi pare si addica più al Michigan Womyn’s Music Festival che alla mitologia greca.

Ed infatti l'autore di [3] si premura di avvertirci che a Roma l'erma di Giove Termine (Giove è il corrispondente romano di Zeus) aveva i segni di ambo i sessi, e che altri miti di Zeus (come il già citato mito di Metide ed Atena) fanno pensare non solo alla bisessualità, ma anche all'ermafroditismo, e che per gli antichi greci "il potere è l'essenza della bisessualità".

Il secondo dubbio è che una rilettura patriarcale dovrebbe essere oppressiva, ma l'intervento di Zeus apre altre possibilità ai protagonisti, anziché precluderle: Zeus smette di essere cissessuale, Callisto smette di essere monosessuale.

Eva Cantarella in [4] fa notare che nella Grecia arcaica, quella dei poemi omerici (che ne registrano la transizione alla classicità) e di Saffo, il comportamento omosessuale serviva ad iniziare alla vita adulta, e nella Grecia classica era fortemente regolamentato quello tra maschi, perché conservasse il suo valore iniziatico; ma quello femminile, perduto il valore iniziatico che aveva ai tempi di Saffo, divenne perlomeno invisibile, e da quel po' che si può intuire, qualora fosse emerso, sarebbe stato considerato degno di ludibrio, non di ammirazione.

Con i criteri di oggi, l’identità sessuale normativa per il dominante maschio della Grecia classica era la bisessualità (fortemente regolamentata), per la sottomessa femmina la monosessualità che assumeva la forma dell’eterosessualità obbligatoria.

Chi sostiene la tesi della rilettura patriarcale del mito di Callisto lo deve interpretare come quello che marca la transizione per le donne greche dall’omosessualità iniziatica all’eterosessualità obbligatoria - e spiegare perché mai la prima sarebbe più femminista della seconda, visto che nessuna delle due cose viene scelta, ma sono imposizioni sociali. Per caso una tiranna femmina è migliore di un despota maschio?

A me pare invece che Callisto (sedotta, più che stuprata, ad onta del racconto di Ovidio) sia passata dalla subalternità delle monosessuali alla dominanza dei bisessuali, esercitata contro le regole eteropatriarcali della società greca, che infatti gliela fa pagare molto cara.

Inoltre, non è che Zeus ci rimetta a trasformarsi in donna: anche ad ignorare il saggio [3], i casi di Tiresia ed Achille mostrano che chi può transitare da un sesso o genere all'altro è per la mitologia greca dotato di superiori qualità.

Infatti Tiresia, che nacque uomo, visse sette anni da donna, e poi ridivenne uomo, perse la vista per aver rivelato quello che, sinceramente, era  già un segreto di Pulcinella (che le donne godono più degli uomini), ma fu l’indovino per antonomasia dalla mitologia greca; Achille fu costretto a travestirsi da donna dalla madre per non essere reclutato per la guerra di Troia, ma, smascherato da Ulisse, dimostrò un valore senza pari.

Zeus, trasformandosi in donna in quest’occasione, non fa che dimostrare per l’ennesima volta la sua supremazia sul Pantheon olimpico – non conosco altre divinità capaci di tanto (Ermafrodito, che ha dato il nome alla condizione medica e biologica, è un'eccezione più apparente che reale, perché [5] ci avverte che, pur essendo un(a) dio/dea con genealogia divina, non ricevette culto - è perciò un personaggio artistico-letterario e non religioso).

Se per i greci bisessualità e transessualità (o transgenderismo, in questo mito, visto che Zeus riesce a fecondare Callisto) offrivano più possibilità di cissessualità e monosessualità, perché interpretare il mito di Callisto come una resa per il genere femminile?

Mi è stato insegnato al Liceo (Classico) che gli elementi principali della tragedia greca erano:

  • Hybris = Arroganza
  • Phthonos Theon = Invidia degli dei
  • Nemesis = Retribuzione

Eschilo dedicò una tragedia perduta a Callisto, mostrando di ritenere l'accesso di Callisto alla bisessualità un eccellente esempio di hybris, che richiedeva una pesantissima nemesi da parte delle dee cointeressate all'eteropatriarcato:
  • Artemide caccia Callisto dal suo corteo – Artemide ha sviluppato un’omonormatività che rispecchia l’eteronormatività di Era (infatti, in una versione del mito, Callisto viene trasformata in orsa da Artemide su preciso ordine di Era), ed il fatto che la verginità anatomica sia un valore (espresso dalla locuzione americana Gold Star Lesbian = Lesbica dalla Stella d'Oro) per eteronormative ed omonormative non induce le seconde a chiedersi dove hanno sbagliato (lo fa invece l'autrice di [6]);
  • Era trasforma Callisto in orsa;
  • Callisto viene esposta al rischio di essere uccisa dal suo stesso figlio Arcade - Zeus lo evita trasformando Callisto nell'Orsa Maggiore ed Arcade nella stella Arturo (in altre versioni del mito, nell''Orsa Minore);
  • Era chiede inoltre a Teti ed Oceano di vietare alle stelle dell’Orsa Maggiore di tramontare e riposarsi (infatti sono vicine al polo celeste), cosa che però le rende utilissime ai naviganti, e quindi dubito che sia un vero danno.

Però il tempo è galantuomo: a Callisto è stata dedicata non solo l'Orsa Maggiore, ma anche un satellite di Giove, già da Galileo nel 1610; ad Era ed Artemide due asteroidi nel 19° Secolo e poco più.

Raffaele Ladu
Domanda: Chi può diventare socio/a di Lieviti?

Risposta: “TUTTI”. Io faccio parte di Lieviti perché "Bisessuale", mio marito Raffaele perché è “Marito/moglie di un bisessuale o queer”, altri perché “Parenti di un bisessuale o queer “ oppure perché “Queer” o “Pansessuali”.

Ma in Lieviti sono sempre benvenuti tutti quelli che credono nel valore della diversità perché per noi conta l’impegno per la causa, non l’identificazione o le identificazioni di una persona.

Non vado a dire a nessuno: “Perché combatti la battaglia dei gay se non sei gay?” Anche perché non potrei dirlo alla madre etero di un gay senza buscarmi una lavata di testa - e ne conosco tante!

Bi-rzellette

Bi-rzelletta 1

Al Bar Arcobaleno, un cliente gay scappa inorridito lasciando con un palmo di naso il suo fidanzato bi; la camionista che serve al bar chiede a quest'ultimo: "Ma che gli hai detto di così orrendo?"

Il fidanzato appena lasciato risponde: "Solo tu puoi capirmi! Mi ha chiesto che trovo di bello nel leccare la figa, e gli ho risposto."

Bi-rzelletta 2

Bi: Visto che abbiamo tante cose in comune, perché non ceniamo insieme una sera, tu ed  io?

Gay: Mah ... mi piaci, ma mi metterebbe a disagio uscire con uno che è solo mezzo gay.

Bi: Ti dirò, a me piacciono le donne e gli uomini, ed a te piacciono solo gli uomini; dal mio punto di vista, sei solo mezzo bi.

(da http://issuu.com/bi2.0/docs/001_eng , pagina 42)

Impossibile chiedere asilo per i bisessuali per motivi legati all'orientamento sessuale od all'identità di genere

La legge italiana permette di chiedere asilo qualora si tema di essere perseguitati per motivi legati all’orientamento sessuale od all’identità di genere.

Di solito ne approfittano gli omosessuali ed i trans*, e sono contento per loro; i bisessuali hanno dei problemi in più, che spiega bene Miguel Obradors in un’intervista pubblicata in questo documento:


L’intervista è in inglese, e ve ne traduco il brano che ci interessa, che si trova a pagina 36 (chi conosce lo spagnolo può leggerlo in questa lingua qui: http://issuu.com/bi2.0/docs/001_esp , sempre a pagina 36):

(inizio)

Trattare le persone bisessuali come se fossero omosessuali non giova. Per citare un esempio, c’era il caso di una donna bisessuale che chiese asilo ad un paese dell’Unione Europea perché bisessuale e perseguitata. A costei fu negato l’asilo perché era sposata con un uomo. E nel contempo il marito di lei la assoggettava a stupri correttivi per curarne il “lesbismo”. Molte persone bisessuali che vogliono ottenere l’asilo politico devono mentire e dire che sono gay/lesbiche per essere prese sul serio. Nella maggior parte dei casi le violazioni dell’integrità dei bisessuali non emergono nemmeno, o non vengono registrate nei moduli usati dalle istituzioni burocratiche perché le variabili con cui lavorano codeste istituzioni sono monosessuali, e pertanto le statistiche prodotte sono fortemente distorte.

(fine)

Direi che c’è molto lavoro da fare in questo senso.

Ciao, RL

Sul femminicidio


Due cose vanno aggiunte a quello che di per sé è un ottimo articolo:
  1. La violenza domestica coinvolge anche le coppie LGBT, con prevalenza paragonabile a quella delle coppie etero (30% circa) – non sono solo i maschietti a fare del male; 
  2. Le donne bisessuali in coppia con persone monosessuali (maschi etero o donne lesbiche) sono particolarmente a rischio. 
Negli USA il dato 1 è ben noto da tempo, e si è cominciato a fare qualcosa anche solo per sensibilizzare le forze dell’ordine; per quanto riguarda il dato 2, è una realtà che si è cominciato a conoscere solo di recente e su cui non si è fatto ancora praticamente nulla.

Raffaele Ladu

Una risposta ad Agere Contra

[0] http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=12401

[1] http://bisessualitaliani.blogspot.it/2013/06/tra-bi-e-trans-spesso-ce-la-fobia.html


Io distinguerei il titolo dall'articolo: il titolo cerca di far sensazione con un minestrone di tag (bisessuale, lesbiche, gay, odio), non rispecchia pienamente l'articolo, ma una piccola risposta la merita.

Innanzitutto, le grandi organizzazioni bisessuali americane (Bisexual Resource Center; BiNet USA; BiRequestBisexual Organizing Project; Bisexual.org - e certo ce ne sono altre che non conosco) sono a favore del matrimonio egualitario; certo, ci sono eccezioni notevoli, come l'attivista israeliana Shiri Eisner - ma la loro contrarietà ha motivazioni radical queer, comuni anche a persone ed organizzazioni non specificamente bisessuali.

In una parola: non è l'atteggiamento nei confronti del matrimonio egualitario a distinguere i bisessuali dai monosessuali - distingue semmai le persone e le organizzazioni l'una dall'altra.

Robert Oscar Lopez, quindi, si dichiara bisessuale, ma rappresenta solo se stesso, in quello che è con ogni evidenza un attacco all'omogenitorialità.

Si potrebbe rispondergli ricordando che il binarismo di genere è una finzione sociale (le moderne definizioni di bisessualità lo evitano infatti  scrupolosamente - vedi l'articolo [1]), che i ruoli sessuali e genitoriali sono diversi nelle diverse culture, e che l'eccellenza nell'educazione non impone che i genitori siano necessariamente due ed assumano ruoli rigidamente complementari - quindi non si capisce quale sconvolgimento porti nella vita di un bimbo un'educazione non eteronormativa.

Del resto, chi rimane orfano non può ricevere un'educazione come la vorrebbe Robert Oscar Lopez, ma non capisco perché lui si lamenta dei divorziati e non dei vedovi che non si risposano. Anzi, lui dice che l'essere orfano è un danno, ma avere due genitori del medesimo sesso è danno peggiore.

Usando argomentazioni più semplici, si potrebbero ricordare i molti studi che mostrano che le coppie omogenitoriali non sono peggiori di quelle eterogenitoriali. Ed insinuare che le coppie omogenitoriali possono essere molto ricche mi ricorda le insinuazioni che sento ogni tanto nei confronti degli ebrei: ce ne sono di ricchi (come Soros) e potenti (come lo è stato Kissinger), ma non fanno affatto la media, ed io ne conosco alcuni che faticano a sbarcare il lunario - e sono fortunati perché in Italia non rischiano ora quello che rischiano in altri paesi del mondo od altre epoche storiche.

Ma l'argomentazione più efficace la devo ad un sacerdote cattolico che una volta ebbe il coraggio di ascoltare un gruppo di omosessuali - il suo era il coraggio dell'umiltà, perché sapeva di non essere un esperto in materia, e che non poteva fare altro che ascoltare quello che gli omosessuali avevano da dirgli. Nella sua risposta disse che si rendeva conto che di loro si dicevano delle grandi assurdità, come ad esempio quella sull'inidoneità di due genitori dello stesso sesso ad educare.

Egli ricordò di essere entrato in seminario a 10 (dieci) anni, e che da allora fu educato solo da maschi - ma non gli sembrava di esserne uscito poi così male!

Non credo che Robert Oscar Lopez riuscirebbe a smentirlo, e non credo che riuscirebbe a spiegare perché due genitori maschi sono un male, qualche decina sono un bene.

A questo punto uno si chiede perché Agere Contra non chiede che vengano sprangati i seminari minori e che ai seminari ed agli ordini religiosi vengano ammessi solo maggiorenni.

Per quanto riguarda l'odio che secondo Robert Oscar Lopez le coppie gay spargerebbero nei confronti delle coppie etero, non ho conosciuto nessuna coppia gay che corrisponde alla descrizione - ed io e  mia moglie frequentiamo diverse associazioni LGBT.

Raffaele Ladu

Omonormatività

[0] http://paduaresearch.cab.unipd.it/958/

Sempre dalla tesi di Michele Breveglieri, estraiamo questo brano dalle pagine 29-31 [35-37 del PDF]:

(inizio)

[p. 29]

(...)

Come avrò modo di mostrare in modo più approfondito nel capitolo successivo, un particolare ruolo nella definizione dei confini [p. 30] dell’inclusione e dell’esclusione l’ha avuto, paradossalmente, proprio il movimento gay e lesbico con le sue politiche dell’identità. Se in un primo momento queste erano sembrate adatte alla costruzione di un nuovo mondo sociale dove poter vivere la propria differenza, in un secondo momento la riflessione e la pratica si spostò invece sulla critica a queste politiche, sospettate (quando non accusate) di colludere con la riproduzione di una struttura gerarchica e oppressiva tramite la costituzione e la normalizzazione di un soggetto omosessuale “conforme” e presentato come “alter ego” legittimato del soggetto eterosessuale e quindi, in ultima analisi, tramite la costruzione di nuovi confini di legittimazione e di esclusione sociale [Seidman 1997]. Obiettivo dell’accusa erano gli effetti perversi o voluti di queste politiche: 
  • la costruzione e la securizzazione di nuovi confini di legittimazione del campo delle sessualità e dei rapporti di genere, con la rinnovata riproduzione di una logica di esclusione sociale “in/out”, “normale/anormale”, la produzione di nuovi confini di invisibilità (concernenti non solo le bisessualità, ma anche tutte quelle sessualità non conformi – transgender, sadomasochismi, ecc. – e quindi non in grado di soddisfare criteri di “normalità” sessuale rivendicati dalle politiche dell’identità gay), la conseguente frammentazione identitaria del campo delle sessualità “non-conformi” rispetto al modello eterosessuale monogamico e l’indebolimento dello schieramento antiomofobico e “affermativo” tramite la riduzione della sua capacità coalizionale;
  • la riproduzione di un modello “gender-based” dell’orientamento sessuale che, oltre ad insistere sul primato del genere sulla strutturazione del desiderio, trasferisce lo schema binario del genere su uno schema binario della sessualità omo/etero, con la conseguente riproduzione della stretta connessione tra sessualità e genere e del relativo sistema di aspettative sociali circa ciò che si può prevedere dei comportamenti e dei desideri sessuali altrui (“se si è etero non si è [p. 31] gay e viceversa”, “se si è gay non si possono desiderare le donne, se si è etero non si possono desiderare gli uomini”, o altre proposizioni diffuse come “se si è gay si ha un animo femminile ed è per questo che si desiderano gli uomini”, ecc.).

Questo ripensamento storico sul ruolo delle politiche identitarie nella riproduzione di strutture e confini regolativi mette ovviamente in crisi il concetto di identità e in particolare l’uso dell’identità nella vita sociale. Quest’ultima, infatti, si fonda anche sulla possibilità di prevedere l’azione sociale e le stesse relazioni sociali si organizzano come un sistema di aspettative reciproche circa l’azione altrui. La reciprocità delle aspettative, però, ha per oggetto il senso intenzionato dell’azione e non può quindi prescindere da strutture di intelligibilità del senso atte a produrre “effetti d’ordine e di verità”, dunque di prevedibilità dell’azione. Il discorso oggi dominante dell’identità sessuale è appunto una di queste strutture di intelligibilità del senso [Butler 1999; Simon e Gagnon 1986]. Sembrerebbe essere proprio questo l’elemento storicamente nuovo della struttura gerarchica della sessualità: una specifica struttura di intelligibilità atta ad ancorare all’identità sessuale socialmente attribuita alla persona (in base alla sua supposta e insondabile “interiorità psichica e pre-sociale” descritta con il concetto di “orientamento sessuale”) la delimitazione del campo delle possibilità e la prevedibilità delle azioni e delle relazioni sessuali sulla base del genere. E’ in questo senso che l’identità sessuale come fenomeno storico potrebbe essere considerata anche uno strumento di controllo sociale atto a sostituire il più antico e fallibile sistema dei divieti “esterni” all’individuo e concernenti il suo “fare sessuale” con un più moderno ed efficace sistema di regolazione “interna” all’individuo in ragione della sua etero/auto-attribuita “essenza sessuale”.

(…)

[p.32]

(fine)

La pesante critica che viene riportata qui è la definizione del concetto di "omonormatività", parola abbastanza diffusa nel discorso bisessuale e radical queer all'estero, ma che Michele Breveglieri ha preferito non usare.

Raffaele Ladu

JOB-ITA - Traduzioni non ufficiali del Journal of Bisexuality

1.      FROM THE EDITOR
Fritz. Klein.
2.      Bi Signs and Wonders
Heidi Randen
3.      Bi Focus
Pete Chvany
Paula C. Rust
5.      Have Fun
Dan Clurman
Peter, Leonie, Ron Owen
Andrea Sharon Dworkin
Linda Poelzl
Dan Clurman
Robert Morgan Lawrence, Carol Queen
Regina U. Reinhardt
Karen Yescavage, Jonathan Alexander
Jeff Ross
14.  The Hours
David Van Leer

2.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
3.      Introduction
Erich Steinman, Brett Beemyn
Erich Steinman
5.      Make Me a Map
Paula C. Rust
Meaghan Kennedy, Lynda S. Doll
7.      Bi-Negativity
Mickey Eliason
Amity Pierce Buxton
Larry W. Peterson

Wayne M. Bryant

David Van Leer

2.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
Carol D. Bronn
Dan Clurman
Sue George
Koen Brand
7.      Bisexuals and BDSM
Steve Lenius
8.      What's Hell Like?
Dan Clurman
9.      Unmarried Bisexuals
Dorian Solot, Marshall Miller
M. Michele Amestoy
Jonathan Alexander, Karen Yescavage
Wayne M. Bryant
Heather Macmillan

1.      Introduction
Brett Beemyn, Erich Steinman
2.      In Dialogue
Jo Eadie
3.      Bisexual Dilemma
Dan Clurman
4.      Bisexuals Who Kill
Jonathan David White
Brett Beemyn
6.      Invisible Lives
Lisa Frieden
Dan Clurman
Marshall Miller
9.      Bisexuals in Shorts
Wayne M. Bryant


2.      From the Editor
Fritz Klein
3.      Acknowledgments
Dawn Atkins
4.      Introduction
Dawn Atkins
5.      What's in a Name?
Carol Berenson
Jo Borver, Maria Gurevich, Cynthia Mathieson
Sikorski Grace
Stephen T. Russell, Hinda Seif
9.      Queering Bisexuality
Katkryn G Burrill
Dan Clurman
Elizabeth Whitney
Caurazoe Jiumphreys
Jessica Sathanson
Regina V. Reinhardt
Dan Clurman
Sue George
Carol Queen
Doraine Jiutchins
Kristi Ketz, Tania Israel
Maria Pramaggiore
21.  BI BOOKS

1.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
Stuart J. Edser, John D. Shea
Patrick S. Mulick, Lester W. Wright
Dan Clurman
Tom Brown
Sari H. Dworkin
James D. Weinrich, Fritz Klein
D. Wesley Hain
Dan Clurman
Wayne M. Bryant
11.  Bi Books
David Van Leer
1.      Women and Bisexuality
Serena Anderlini-D'Onofrio
2.      What Should I Wear?
Jennifer Taub
Heather E. Macalister
Cheryl Stobie
5.      Outside Belonging
Maria Pallotta-Chiarolli, Sara Lubowitz
Serena Anderlini-D'Onofrio
7.      POEMS
Heidi Reyes, Ingrid Ehrbar
8.      BI FILM-VIDEO WORLD
Regina Reinhardt
9.      BI BOOKS
Jo Eadie
1.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
Stephen M. Horowitz, David L. Weis, Molly T. Laflin
Michelle K. Owen
Lisa Photos
Heather Worth
6.      Bisexuality
Terry Evans
7.      BI FILM-VIDEO WORLD
Karen Yescavage, Jonathan Alexander
8.      BI BOOKS
David Van Leer

2.      From the Editor
Fritz Klein
Jonathan Alexander, Karen Yescavage
4.      GL vs. BT
Jillian Todd Weiss
5.      Tieresius
David Clowers
Kari Edwards
7.      Pomosexual Play
Jennifer L. Ailles
8.      Swing It Baby!
Charlotte Cooper
Robin M. Mathy, Barbara A. Lehmann, Deborah L. Kerr
Thaniel Chase
Laura Anne Seabrook
Jonathan Alexander
Michaela D. E. Meyer
Milla Rosenberg
Cristina Stasia
Mark McLelland
Sharyn Graham
Ann Tweedy
Matthew Kailey
Coralee Drechsler
21.  Centering
Jamison Greenx

2.      From the Editor
Fritz Klein
3.      Introduction
Ronald C. Fox
Mary Bradford
Robin Hoburg, Julie Konik, Michelle Williams, Mary Crawford
M. Paz Galupo, Carin A. Sailer, Sarah Causey St. John
Dan Clurman
8.      Works in Progress
Amity Pierce Buxton
Kirsten McLean
J. Fuji Collins
Tania Israel, Jonathan J. Mohr
Dan Clurman
Emily H. Page
Ronald C. Fox
Wayne Bryant


2.      From the Editor
Fritz Klein
3.      Introduction
Serena Anderlini-D'Onofrio
4.      Sweet Dreams
Hasan Al-Zubi
Sam See
Pepper Mint
Dan Clurman
Annina Sartorius
Suzann Robins
Deborah Taj Anapol
Konstanza
Numa Ray
Nathan Patrick Rambukkana
Betty Dodson
Dan Clurman
Eric Francis
Taliesin Bard
Serena Anderlini-d'onofrio
Wayne M. Bryant
20.  Bi Books
Maria Pallotta-Chiarolli

2.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
Debra L. Moore, Fran H. Norris
4.      Hypothesis
Glenn Shifflet

Cheryl Dobinson, Judy Macdonnell, Elaine Hampson, Jean Clipsham, Kathy Chow
7.      Bisexual Practices
Miguel A. Muñoz-Laboy, Brian Dodge

9.      Buying Bi?
Jonathan Alexander
Wayne M. Bryant
a.      David Van Leer

2.      From the Editor
Fritz Klein
3.      Introduction
Ron Jackson Suresha
4.      Feed the Leviathan
Hiram Ed Taylor
Andrew Milnes
6.      It's a Life
Eriq Chang Jim
7.      The Road to Reality
Larry Lawton
8.      The Big Switch
Stephen James
Randy McDonald
Ron Jackson Suresha
Jim Fenter
Alfred Corn
Moss Stern
Koen Brand
Marc Anders
Jason Large
J. Mac McRee Elrod
Michael Gallardo
Patrick Califia
Victor J. Raymond
Woody Glenn
Gregg Lind
Arch Brown

Raven Davies
John Egan
27.  Magic Man
Julz
28.  Mission
Pete Chvany
Adam Ben-Hur
Michael Ambrosino
31.  Ex Exodus
Ed Boland
Bob Vance
Ganapati S. Durgadas
Angus West
Marco Vassi
Chuck Greenheart Bradley
Wayne Bryant





43.  Bi Guys
David Van Leer

2.      FROM THE EDITOR
Fritz Klein
Jennifer A. Hudson
Bobbie Petford
Dan Clurman
Heather Marie Knous
Julie E. Hartman
Dan Clurman
9.      Revealing Assumptions
Michael R. Kauth
Sharon G. Dean
11.  BI BOOKS
Bobbie Petford

2.      From the Editor
Fritz Klein
Ronald C. Fox
Mary Bradford
Leo Goetstouwers
Nick Embaye
7.      Promoting Well-Being
Raymond L. Scott
Bobbi Keppel
Amity P. Buxton
Geri Weitzman
Julie Ebin, Aimee Van Wagenen

Wayne M. Bryant
Dan Clurman
Victor Raymond
1.      From the Editor
Fritz Klein

3.      Acknowledgments
M. Paz Galupo
4.      Introduction
M. Paz Galupo
Elizabeth M. Morgan, Elisabeth Morgan Thompson
M. Paz Galupo
Elisabeth Morgan Thompson
8.      Challenge and Promise
Julie R. Arseneau, Ruth E. Fassinger
9.      Fencing on Brokeback
Julie Estep
Shoshana Magnet
Meaghan A. Overton
Marcia L. Pearl
Jacqueline S. Weinstock
Clare E. French
15.  BI BOOKS
Angela L. Breno
1.      From the Editor
Fritz Klein

3.      Acknowledgments
M. Paz Galupo
4.      Introduction
M. Paz Galupo
Elizabeth M. Morgan, Elisabeth Morgan Thompson
M. Paz Galupo
Elisabeth Morgan Thompson
8.      Challenge and Promise
Julie R. Arseneau, Ruth E. Fassinger
9.      Fencing on Brokeback
Julie Estep
Shoshana Magnet
Meaghan A. Overton
Marcia L. Pearl
Jacqueline S. Weinstock
Clare E. French
15.  BI BOOKS
Angela L. Breno

2.      From the Editor
Jonathan Alexander
Jonathan Alexander
Maria San Filippo
Kylo-Patrick R. Hart
Keith Dorwick
Elyce Rae Helford
Jonathan Alexander
9.      Bi Film/Video World
Wayne M. Bryant
10.  BI BOOKS
David Van Leer

2.      FROM THE EDITOR
Jonathan Alexander
3.      Introduction
M. Paz Galupo
Jacqueline Battalora
Danielle Antoinette Hidalgo, Kristen Barber, Erica Hunter
Ajnesh Prasad
Angela L. Breno, M. Paz Galupo
Pamela J. Lannutti
Hadar Aviram
M. Paz Galupo, Marcia L. Pearl
Mia Ocean
Hameed Herukhuti S. Williams
Laurie J. Kendall
Whitney B. Hagen
Denise Penn


3.      From the Editor
Jonathan Alexander
Ronald C. Fox, Leo Goetstouwers, Maria Pallotta-Chiarolli
Ulrich Gooß
Julia Horncastle
Tarik Bereket, Jennifer Brayton
Kirsten McLean
Daniel Welzer-Lang
Janet Watson
Kristian Daneback, Michael W. Ross, Sven-Axel Månsson
Catherine Deschamps
Meg Barker, Helen Bowes-Catton, Alessandra Iantaffi, Angela Cassidy, Laurence Brewer
Cascade Spring Cook
    • Issue 3-4 2008 pages 167-345 - Special Issue: Kinsey Zero through Sixty: Bisexual Perspectives on Kinsey
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Ron Jackson Suresha

Brian Dodge, Michael Reece, Paul H. Gebhard
Jonathan Alexander, Ron Jackson Suresha
Ron Jackson Suresha, Jonathan Alexander
Ron Jackson Suresha
Jonathan Gathorne-Hardy
Jennifer E. Germon
William E. Burleson
Stephanie Fairyington
Ron Jackson Suresha
Carol Queen
Mike Szymanski
David L. Ulin
Jay Neal
Ron Jackson Suresha
Wayne M. Bryant
David Van Leer
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Lachlan MacDowall
Jessie Heath, Kathy Goggin
Suzanne Pennington
Jessica Nathanson
Serena Anderlini-D'Onofrio
David Van Leer
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Jessica Leigh Zaylía
Hugh Klein
Stanley E. Harris
5.      Shortbus
Wayne M. Bryant
Jonathan Alexander
    • Issue 3-4 2009 pages 195-499 - Special Issue: Bisexuality and Queer Theory: Intersections, Diversions, and Connections
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Serena Anderlini-D'Onofrio, Jonathan Alexander
April S. Callis
Maria Gurevich, Helen Bailey, Jo Bower
Susan Feldman
Esther Rapoport
Laura Erickson-Schroth, Jennifer Mitchell
Nowell Marshall
Serena Anderlini-D'Onofrio
Meg Barker, Christina Richards, Helen Bowes-Catton
Jessa Lingel
Malena Gustavson
Breanne Fahs
David M. Halperin
15.  Bi the Way
Wayne M. Bryant
Jonathan Alexander, Serena Anderlini-D'Onofrio
Rachel Asher
Kathryn G. Burrill
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Loraine Hutchins, H. Sharif Williams
A Bi Spirit Classic by Starhawk
Ifalade Ta’shia Asanti
Stephen Lingwood
Martha Daniels
Phillip A. Bernhardt-House
H. Sharif Williams
Susan Harper
Margaret Robinson
Kenneth Hamilton
L. H. Stallings
Jonathan Alexander, Karen Yescavage
Mike Szymanski
Yehudis (Hudi) Schorr
L. H. Stallings
Loraine Hutchins
Loraine Hutchins
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Todd G. Morrison, Ronan Harrington, Daragh T. McDermott
Karina de Bruin, Marlene Arndt
Lindsey M. Brooks, Arpana G. Inman, Rebecca S. Klinger, Matthew A. Malouf, Anju Kaduvettoor
Serge Wunsch
Ian Capulet
Chung-Hao Ku
8.      A Single Man
Wayne M. Bryant
Denise Penn
    • Issue 4 2010 pages 357-510 - Special Issue: Bisexuality and Youth
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
Tania Israel
Michaela D. E. Meyer
M. Sue Crowley
Melanie E. Brewster, Bonnie Moradi
Kirstyn Yuk Sim Chun, Anneliese A. Singh
John P. Elia
Kelly Graydon Kennedy, Emily S. Fisher
Wayne M. Bryant
Mike Szymanski
Stephen T. Russel, Hinda Seif

Brian Zamboni
Eric Anderson, Adi Adams
Mimi Hoang, Judy Holloway, Richard H. Mendoza
Sharon A. Bong
Julie E. Hartman
Brian D. Zamboni, Beatrice “Bean” E. Robinson, Walter O. Bockting
Gregory A. Wilson, Qing Zeng, David G. Blackburn
Alissa R. King
Nicole Richter
Maria Pallotta-Chiarolli
    • Issue 2-3 2011 pages 145-376 - Special Issue: BiTopia: Selected Proceedings from BiReCon, the 2010 International Bisexual Research Conference, London, UK
1.      From the Editor
Brian Zamboni
Serena Anderlini-D’Onofrio
Meg Barker, Christina Richards, Rebecca L. Jones, Surya Monro
Robyn Ochs
Serena Anderlini-D'Onofrio
Matthew Ripley, Eric Anderson, Mark McCormack, Adrian Adams, Robin Pitts
Miguel Obradors-Campos
Christian Klesse
Rebecca L. Jones
Jenny Kangasvuo
Helena See, Ruth Hunt
Heidi Bruins Green, Nicholas R. Payne, Jamison Green
Carola Towle
Sue George
B. C. Roberts
Kaye McLelland
Hartmut Friedrichs
Wayne M. Bryant
Deborah Anapol
    • Issue 4 2011 pages 377-599 - Special Issue: 10 Year Anniversary of the Journal of Bisexuality
Regina Reinhardt, Jonathan Alexander
Linda Poelzl
Genny Beemyn
Larry W. Peterson
Erich Steinman
Mickey Eliason, John P. Elia
Steve Lenius
Sue George
Stephen T. Russell
Regina U. Reinhardt
James D. Weinrich
Patrick S. Mulick, Lester W. Wright
Lester W. Wright, Anthony G. Bonita, Patrick S. Mulick
Serena Anderlini-D’Onofrio
Cheryl Stobie
Heather Worth
Michelle Owen
Jillian Weiss
Jonathan Alexander
Mary Bradford
Kirsten McLean
Ron J. Suresha
Amity Pierce Buxton
M. Paz Galupo
C Lynn Carr
Keith Dorwick
Maria Pallotta-Chiarolli
Leo Goetstouwers
Loraine Hutchins
Wayne M. Bryant
Maria Pramaggiore
David Van Leer
1.      From the Editor
Jonathan Alexander
John P. Elia, Mickey Eliason
Brian Dodge, Joshua G. Rosenberger, Vanessa Schick, Michael Reece, Debby Herbenick, David S. Novak
Christine Elizabeth Kaestle, Adrienne Holz Ivory
Pamela J. Lannutti, Amanda Denes
Dee Amy-Chinn
Shiri Eisner
Katherine Farrimond
Genny Beemyn
    • Issue 2 2012 pages 159-318 - Special Issue: Bisexuality and Health
1.      From the Editor
James D. Weinrich
Vanessa Schick, Brian Dodge
3.      Why Bisexual Health?
Julie Ebin
Vanessa Schick, Joshua G. Rosenberger, Debby Herbenick, Sarah K. Calabrese, Michael Reece
Vanessa Schick, Debby Herbenick, Joshua G. Rosenberger, Michael Reece
Wendy Bostwick
Brian Dodge, Phillip W. Schnarrs, Michael Reece, Omar Martinez, Gabriel Goncalves, David Malebranche, Barbara Van Der Pol, Ryan Nix, J. Dennis Fortenberry
Phillip W. Schnarrs, Brian Dodge, Michael Reece, Gabriel Goncalves, Omar Martinez, Barbara Van Der Pol, David Malebranche, Maresa Murray, Ryan Nix, J. Dennis Fortenberry
Omar Martinez, Brian Dodge, Gabriel Goncalves, Phillip W. Schnarrs, Miguel Muñoz-Laboy, Michael Reece, David Malebranche, Barbara Van Der Pol, Guadalupe Kelle, Ryan Nix, J. Dennis Fortenberry
Wayne M. Bryant
Jonathan Alexander
1.      From the Editor
James D. Weinrich
Dawn L. Comeau
Avi Ben-Zeev, Tara C. Dennehy, James C. Kaufman
Joy L. Messinger
Meg Barker, Jen Yockney, Christina Richards, Rebecca Jones, Helen Bowes-Catton, Tracey Plowman
Sari van Anders
D. Dionne Bates
Beverly Yuen Thompson
Josef Benson
Mike Szymanski
Denise Penn
1.      From the Editor
James D. Weinrich
Michael W. Ross, Kristian Daneback, Sven-Axel Månsson
Nicholas Reid Denton
Brandy Lin Simula
Erica L. Whiting, Dominique N. Boone, Tracy J. Cohn
Jennifer J. Power, Amaryll Perlesz, Rhonda Brown, Margot J. Schofield, Marian K. Pitts, Ruth McNair, Andrew Bickerdike
Wayne M. Bryant
Krista L. May
9.      EOV Editorial Board

1.      From the Editor
James D. Weinrich
James D. Griffith, Brian Hammond, Sharon Mitchell, Christian L. Hart
Margaret Robinson
Julie E. Hartman
Elissa Sarno, A. Jordan Wright
April Scarlette Callis
Kate M. Esterline, M. Paz Galupo
Thomas Köllen
B. C. Roberts
Denise Penn
1.      From the Editor
James D. Weinrich
Greta R. Bauer, David J. Brennan
Nicholas A. Guittar
Milaine Alarie, Stéphanie Gaudet
Sabrina Cox, David S. Bimbi, Jeffrey T. Parsons
Pedro Alexandre Costa, Henrique Pereira, Isabel Leal
Harry Oosterhuis, Anja Lipperts
Nicole Richter
David Van Leer
1.      From the Editor
James D. Weinrich 
Eric M. Rodriguez, Megan C. Lytle, Michelle D. Vaughan 
Fernando Luiz Cardoso, Dennis Werner 
Autumn Elizabeth 
Adlyn M. Perez-Figueroa, Omar M. Alhassoon, Tiffani Wang-Jones 
Tanya Rubinstein, Shiri Makov, Ayelet Sarel 
Corey E. Flanders, Elaine Hatfield 
Katharine Lacefield, Charles Negy, Rodrigo Velezmoro 
Maria Pramaggiore 
Larry W. Peterson 
    • (al 18/08/2013, non sono usciti altri numeri)