Auguri di feste serene e felice anno nuovo

Fuori può anche piovere, tirare vento di crisi, scatenarsi una bufera economica, tuoni, fulmini e saette, ma desidero che nonostante le difficoltà della vita nel tuo cuore splenda sempre un mondo nuovo fatto di pace e serenità. Ti mando un augurio di feste serene ed  un felice anno nuovo!

Con Libera avvicinandoci al 21 Marzo 2014

Ecco il programma di "Libera" per stimolare la legalità e contrastare le mafie

21 marzo: la Memoria che fa Primavera
Dalla legalità alla responsabilità, dalla conoscenza alla partecipazione




16 gennaio 2014 – ore 17.30/19.30
Il territorio tra uso ed usura
Conduce Daniela Zumiani - Università di Verona

Giorgio Massignan – Italia Nostra
Pianificazione urbanistica e speculazione edilizia a Verona
Giorgio Belloni – Osserv. Ambiente e Legalità Venezia (Legambiente Veneto e Città Venezia)
Infiltrazioni mafiose nella gestione del territorio veneto
Stefano Facci – Organizzazioni Sindacali CGIL CISL e UIL settore edilizia
Speculazione edilizia ed occupazione


30 gennaio 2014 – ore 17.30/19.30
Se il gioco diventa un azzardo: infiltrazioni criminali e costi economico-sociali
Conduce Angiola Petronio – giornalista Corriere di Verona

ex giocatore dipendente - testimonianza
Filippo Torrigiani – Ass. Avviso Pubblico - autore di “Nel paese dei balocchi”
Leonardo Becchetti – Promotore Campagna “Slot Mob”
Paolo Vanzini – Consulente psichiatrico Ulss 20-21-22 – Coord. Self-help cooperativa sociale
Guido Papalia - ex magistrato
Luca Mori – Università di Verona – docente di Sociologia generale


13 febbraio 2014 – ore 17.30/19.30
Politicar poetando contro tutte le mafie
Conduce Antonia De Vita


Reading a cura dei Liberi Lettori
Albolino Corinna, Bragaglia Paola, Griminelli Thea, Pescatori Sergio, Pollicino Manuela, Ricci Paolo, Rizzi Rosa, Verlato Antonio




27 febbraio 2014 – ore 17.30/19.30
Droga: consumo, traffico illecito, scenari di intervento
Conduce Luca Mori – Università di Verona


Luca Mori – docente di Sociologia generale
La normalizzazione del consumo di sostanze psicoattive
Stefania Bizzarri – giornalista di Narcomafie – ed. Gruppo Abele, Torino
(invitata in attesa di conferma)
Traffico illecito e criminalità organizzata: dimensioni del fenomeno
Fabio Salandini – La Genovesa cooperativa sociale Verona
Lo scenario dei possibili interventi con le dipendenze patologiche




13 marzo 2014 – ore 17.30/19.30
La vulnerabilità della condizione del migrante
in contesti di illegalità nel mercato del lavoro
Conduce Donata Gottardi


Matteo Danese – direttore Cestim (Centro Studi Immigrazione)
Elisabetta Rosa Tripodi – sindaco di Rosarno
(invitata in attesa di conferma)




21 marzo 2014 – ore 11.00/13.00
Ricordo delle vittime innocenti di mafia
Lettura dei nomi delle vittime di mafia in Cortile del Mercato Vecchio - Verona




24 aprile 2014 – ore 10.00/13.00
Perché le mafie hanno paura della nonviolenza?
Conduce


Mao Valpiana – presidente Movimento Nonviolento
La nonviolenza strumento contro il rischio di infiltrazioni mafiose
Alex Zanotelli – missionario comboniano
(invitato in attesa di conferma)
Esperienza di vita nonviolenta nel Rione Sanità di Napoli




8 maggio 2014 – ore 9.00/13.00
Giornata conclusiva con presenza di studiosi di fama nazionale sul tema del rapporto tra legalità e responsabilità, conoscenza e partecipazione






Grazie della partecipazione!

TI OFFRIAMO IL MANDORLATO
SE VIENI ALLA NOSTRA CENA CON SPETTACOLO
  Music-Cabaret  di  Chilli Peperoncino Rosso

VENERDì  6 DICEMBRE ORE 20

a CORTE MORANDA
 (Cologna Veneta)

Contributo spese  15 €



Venerdì 29 Novembre'13 incontro di Yoga

Dopo l’incontro – chi vuole – può fermarsi per una cena vegetariana. Per contattarci scrivi a lieviti@outlook.com oppure telefona al 345 7153230 (Luigia )

Istruttore: Roberto  3402788530

Porta con te:
Tappetino - Copertina
Abbigliamento comodo
Propensione all’ascolto di se’
e portare tutti e sette i chakra
Se non si hanno si svilupperanno tra noi
Ore 19 presso:
 Raffaele & Luigia partecipano al progetto «Case aperte» e per questo  invitano tutti in Via Pellegrini 5, (Verona)

Transgender Day of Remembrance 2013



Circolo Pink GLBTE Verona, Arcigay Pianeta Urano Verona, Milk center Verona, Gruppo Lieviti - Bisessuali, pansessuali e queer, Arcilesbica Verona.

Comunicato stampa - Verona 20 novembre 2013

Transgender Day of Remembrance - Giornata in memoria delle vittime della transfobia
Candle light - Domenica 24 Novembre, ore 18.00, piazzetta Scalette Rubiani - Verona

Riprendiamoci piazza Bra!

Il 9 novembre le associazioni lesbiche, gay, bisessuali e trans si sono riprese il palazzo della Gran Guardia per affermare i propri diritti con un convegno a cui hanno partecipato più di duecento persone. Il 24 novembre si riprenderanno piazza Bra, per commemorare unitariamente tutte le persone che hanno perso la vita a causa dell’odio transfobico!

L’italia è il secondo paese europeo, dopo la Turchia, per numero di persone trans uccise negli ultimi quattro anni. Ed è anche il paese che ha ratificato la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne esprimendo una riserva sull’uso del concetto di “genere” nel testo della Convenzione. l’Italia esclude quindi le donne trans dai soggetti che possono beneficiare degli effetti di questo importante trattato internazionale.

A Verona, nel luglio 1995 il Comune approvò una mozione per contrastare le politiche europee di difesa dei diritti delle persone omosessuali e transessuali, mozione mai abrogata. A distanza di diciotto anni, lo scorso 21 settembre, al palazzo della Gran Guardia si è tenuto un convegno che con il pretesto di criticare la “teoria del gender” ha affermato che donne e uomini trans, lesbiche, gay e bisessuali sono persone “contro natura”, e che l’approvazione di una legge contro la transfobia e l’omofobia sarebbe “un evento più grave dell’affondamento di un barcone di immigrati”. Comune e Provincia di Verona non hanno perso l’occasione per dare il loro patrocinio. E infine, il 17 novembre, in piazza Bra le “sentinelle in piedi” hanno nuovamente manifestato contro il disegno di legge su omofobia e transfobia e per “l’unicità del matrimonio tra un uomo e una donna”.

Dopo il grande convegno della Gran Guardia, le associazioni LGBTQ veronesi parteciperanno unitariamente al candle light

in memoria delle vittime della transfobia

contro ogni forma di violenza di genere

contro chi fa propaganda d’odio

in difesa della legge contro la transfobia e l’omofobia


Tutta la cittadinanza veronese è invitata a partecipare 

Contratti di convivenza

http://www.contrattidiconvivenza.it/

In attesa che il legislatore regolamenti le forme di convivenza diverse dal matrimonio, il Consiglio Nazionale del Notariato ha creato il sito citato ed ha dato appuntamento per il 30 Novembre 2013 alle coppie (anche omogenere) che ritengono opportuno tutelarsi a vicenda con un "contratto di convivenza".

Non sembra una soluzione né facile né economica (lo stesso sito avverte che i contratti di convivenza sono molto personalizzati - il che fa pensare che, più che di tariffari, si debba parlare di preventivi), ma in molti casi è utile.

A Verona l'incontro si svolgerà presso il Consiglio Notarile, in Stradone Scipione Maffei, 5 - telefono 045-594066; chi vuole recarsi altrove può trovare l'elenco delle sedi qui.

Devo ringraziare l'Avvenire, per aver dato qui la notizia. Inutile aggiungere che non lo ha fatto per generosità, ma per dimostrare che non c'è alcun motivo per fare una legge sulle unioni civili o sul matrimonio egualitario perché i mezzi per tutelare i conviventi ci sarebbero già.

Il problema è che un matrimonio standard costa molto meno di un contratto personalizzato rogato da un notaio, ed è quindi alla portata di tutti, non solo di chi ha un grosso patrimonio da gestire.

Questa obiezione non va rivolta solo agli omofobi che vogliono creare una situazione in cui l'eterosessualità è l'identità meno dispendiosa, ma anche alle persone in ottima fede che vogliono abolire il matrimonio, e non si chiedono quanto costerebbe farne a meno.

Raffaele Ladu

Le conseguenze della Legge 40

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/11/15/news/nato_con_utero_in_affitto_tolto_a_genitori-71044183/

L'articolo narra una storia triste: una coppia cremonese ha cercato di avere un figlio affittando l'utero di una donna ucraina, e si è trovata le beffe, il danno, ed un processo penale.

Le beffe sono il fatto che l'esame del DNA mostra che il figlio non ha per padre l'uomo che ha fatto tanto per averlo.

Il danno sono le spese e la privazione della postestà sul figlio decisa dal Tribunale dei Minori di Brescia.

Il processo penale è dovuto al fatto che il certificato di nascita ucraino, che dichiarava il bimbo figlio della coppia italiana, perché la legge ucraina così stabilisce in caso di surrogazione, per la legge italiana, che non considera questo caso, è prova che la coppia cremonese ha commesso il reato di "alterazione di stato".

Questa è una delle conseguenze più assurde di una legge fatta per motivi di bandiera e non per il bene comune.

Raffaele Ladu

TDoR - Scendiamo in piazza contro la transfobia il 19 Novembre a Padova

Il Gruppo Lieviti - Bisessuali, pansessuali e queer aderisce all'iniziativa e la sostiene; Saremo però presenti all'incontro con Laurella Arietti e Kai Trevisan in Via della Paglia alle 18.00, Comunicato: TDoR - Scendiamo in piazza contro la transfobia il 19 Novembre a Padova Il 20 novembre si celebra il TDoR (Transgender Day of Remembrance), in ricordo delle centinaia di persone transessuali e transgender che anche quest'anno nel mondo hanno perso la vita a causa dell'odio, della violenza, della discriminazione e della marginalità. Martedì 19 novembre, alle 21.00, l'associazione Antéros vi invita a partecipare in Piazza delle Erbe alla tradizionale veglia a lume di candela: un semplice memoriale che ricordi le persone che hanno perso la vita a causa dell'odio transfobico e che ci aiuti a non dimenticare un problema che ancora oggi è drammaticamente presente nella nostra società. In Italia la discriminazione e l’odio transfobico non producono solo morti, ma impediscono di vivere. Negando alle persone transessuali e transgender il diritto all’autodeterminazione, al lavoro, a quella naturale progettualità necessaria per vivere una vita dignitosa, una cittadinanza alla pari. Costruendo ostacoli sociali e giuridici che negano la libera espressione dell’identità individuale, costringendo molte persone a una vita di marginalità. Per questo il movimento LGBT richiede da anni la "piccola soluzione" ovvero la possibilità per le persone transgender di cambiare almeno il proprio nome anagrafico. Ancora oggi questa cosa è possibile solo dopo la riattribuzione chirurgica del sesso, impedendo a molte persone che non hanno ancora compiuto, non intendono o non possono compiere questo passo, di presentarsi dignitosamente nella società civile con dei documenti adeguati, per accedere al lavoro, ai più diversi servizi istituzionali, e al diritto di voto. La nostra associazione l'anno scorso si è battuta per ottenere da parte dell'Università di Padova l'istituzione di un doppio libretto che permetta agli studenti trans di accedere ai servizi dell'Ateneo utilizzando un nome più consono alla propria identità e al proprio aspetto. Un risultato importante, ma è solo un primo passo in un paese in cui rimane profonda l’ignoranza e la mancanza di accoglienza, e in cui per un* giovane trans che si trova a crescere in provincia, spesso in mancanza del supporto della famiglia, non è possibile trovare nessun aiuto competente nella sanità pubblica e nei servizi sociali nemmeno per poter iniziare il proprio iter di transizione, che richiede per legge una diagnosi e un supporto psicologico. Questo servizio è offerto solo da ancora poche associazioni del territorio, come il SAT Pink di Verona o il MIT di Bologna. La celebrazione del TDoR sarà preceduta da un incontro con due attivist* trans, Laurella Arietti e Kai Trevisan, che ci aiuteranno a comprendere chi sono le persone transessuali e transgender, quali sono i loro vissuti e quali i problemi che devono affrontare e che fanno di loro una comunità troppo spesso ai margini della società. L'incontro si terrà alla Mela di Newton, via della Paglia 2, a partire dalle 18.00. L'ingresso è libero. Da lì ci sposteremo poi a piedi in Piazza delle Erbe. Laurella Arietti è un'attivista trans di Verona, fondatrice del Gruppo Transgender.Pink, poi divenuto S.A.T./Pink ( Servizio Accoglienza Trans del Circolo Pink) e co-fondatrice con il Mit di Bologna e il Circolo Maurice di Torino del Coordinamento Nazionale Transessuale "Sylvia Rivera". Nel 2007 è stata la prima candidata sindaca donna trans in Italia di una città importante come Verona. Nel 2010 ha curato insieme a Porpora Marcasciano, Christian Ballarin e Giorgio Cuccio il libro "Elementi Di Critica Trans". Attualmente collabora con il SAT Pink e il Circolo Pink, seguendo molte situazioni e problematiche identitarie di persone transessuali. Kai Trevisan è un FtM, vive a Bologna, dove fa il bibliotecario presso il Centro di Documentazione del Cassero LGBT Center. Ha pubblicato una testimonianza nel libro "Le cose cambiano", recentemente pubblicato. Sono invitate speciali alla celebrazione e all'incontro che la precede tutte le associazioni LGBT padovane e venete, le associazioni studentesche che hanno collaborato con Antéros alla buona riuscita del progetto sul Doppio Libretto Universitario, e in generale tutte le associazioni e i gruppi, oltre che i singoli, che vogliono condividere con noi questo momento. Anteros LGBTI Padova I gruppi e singolarità che desiderano partecipare all'iniziativa sono invitate a comunicarcelo per essere inserite nell'elenco delle adesioni. -------------------------------------------------------------------------------------- PER INFORMAZIONI: Luca Mistrello (393 9087979) portavoce@anterospadova.it www.anterospadova.it

“INVANO MI ODIANO - Racconto sui cristiani LGBT”, venerdi 15 novembre

Il Ciroolo Pink GLBTE Verona e Gruppo Lieviti - Bisessuali, pansessuali e queer
invitano tutte e tutti alla proiezione e presentazione del film Documentario


“INVANO MI ODIANO - Racconto sui cristiani LGBT”
il primo film che parla della drammatica situazione di gay, lesbiche, bisex e trans in Russia

Presso: Circolo Pink Verona, venerdi 15 novembre, Via Scrimiari 7 Verona - ore 19.00
al termine della proiezione aperitivo e cena

alla proiezione sarà presente la regista: Yulia Matsiy
introduce la serata: Marina Sorina

LGBT cristiani sono la minoranza nella minoranza, sono odiati sia dalla maggioranza atea dei LGBT, sia dagli altri cristiani. 
La situazione è  diventata sempre più difficile dopo l’approvazione, nel 2013, della legge omofoba 6.21 che vieta la cosiddetta
“propaganda dei rapporti non tradizionali ai minori”. La legge che finge di proteggere i minori dal traviamento ma, di fatto,
legittima la violenza verso LGBT, favorisce il bullismo, reprime la libertà di stampa e distrae l’attenzione del popolo dai veri
problemi sociali presenti nel Paese. 

Il film si focalizza maggiormente sulla situazione della Russia, che però è comune per tutti
i Paesi del ex Unione Sovietica (URSS).

Nel film sono presenti i più noti attivisti del movimento LGBT russo:
Andrew Obolensky, Nikolay Alexeyev, Valery Sozaev, Yury Maximov;
Il Vescovo della chiesa greco-ortodossa autocefala Volodymyr Wilde
Il Pastore della Metropolitan Community Church (MCC) Jim Mulcahy.

Il film contiene:
le riprese delle manifestazioni e proteste a Mosca;
i materiali che si trovano liberamente su internet russo che riguardano le violenze verso LGBT inseriti a scopo di denunciare tali comportamenti;
le riprese esclusive della funzione ecumenica cristiana svolta alla chiusura del Vl Forum dei cristiani LGBT dell’ Est Europa e Asia Centrale, che è stato svolto quest’anno a Kiev (Ucraina);
le testimonianze delle persone semplici che vogliono che le loro voci siano sentiti in Europa e in tutto il mondo.

Il titolo originale fa riferimento al Vangelo di Giovanni 15:25 che, secondo la traduzione sinodale in russo, significa letteralmente “mi odiano invano” e fa ricordare
che Gesù stesso per primo è stato perseguitato per le sue idee che sembravano contraddittorie alla morale della maggioranza

Scheda tecnica:
Genere: Documentario
Durata: 66 minuti
lingua: russa/inglese
sottotitoli: italiana
Regia: Yulia Matsiy
Produzione: indipendente

Servizio di counseling Lui-lui e Lei-lei - Sportello di sostegno e aiuto rivolto alla coppia omosessuale

Premessa.
Per quanto in Italia oggi non ci sia nessun riconoscimento a livello giuridico ed anche in parte sociale delle coppie omosessuali, sono molte le coppie composte da uomo-uomo e da donna-donna che esistono e che hanno quindi bisogni, necessità ed anche di difficoltà. 

Bisogni e necessità.
Anche la coppia omosessuale è coppia e quindi in un legame affettivo e d’amore importante.
Talvolta la coppia omosessuale fa fatica a vivere in modo sereno, a causa di una serie di condizionamenti esterni sociali e familiari che non permettono alla coppia di sentirsi pienamente “legittima”, accettata e questo può essere motivo di disagio, sofferenza e spesso di rottura. 
Anche la coppia omosessuale può sentire che è una famiglia.
La coppia omosessuale ha bisogni come hanno le coppie eterosessuali, ma anche bisogni diversi, più specifici, come ad esempio sentirsi coppia riconosciuta, anche se molte coppie fanno la scelta di rimanere non visibili a livello sociale e/o familiare, “non sbagliata”, tutelata (aspetto oggi totalmente mancante).
Anche la coppia omosessuale può avere dei figli provenienti da precedenti relazioni eterosessuali o in altro modo. 
Anche la coppia omosessuale può vivere una crisi, può attraversare difficoltà per le stesse ragioni delle coppie eterosessuali, ma anche per ragioni strettamente legate alla condizione omosessuale, come per esempio per i rapporti con le famiglie di origine talvolta difficili, il rapporto con l’ex coniuge in relazione ai figli, il rapporto con le istituzioni, il lavoro e con la possibilità di una “visibilità” voluta o subita.  

Possibilità di servizi offerti alla coppia.
Per la coppia eterosessuale esistono molte possibilità di aiuto come consultori pubblici e privati, questi ultimi solitamente  gestiti da organizzazioni religiose.
Per la coppia omosessuale non esiste nessun servizio predisposto appositamente e per questo ci si domanda:
  “I consultori pubblici o privati accolgono e seguono le coppie omosessuali?” 
  “La coppia omosessuale si rivolge a consultori sopra citati?” 
  “Se non si rivolge, perché non lo fa?” 

Servizio di counseling: Lui-lui  e Lei-lei. 
E’ un servizio appositamente predisposto per le coppie omosessuali che hanno bisogno di un aiuto per affrontare una difficoltà, un disagio o altra necessità. Si tratta di un servizio che ha lo scopo di  permettere alla coppia di confrontarsi, di essere facilitata nell’interazione e nello scambio. E’ un aiuto offerto da una figura imparziale che media tra due diverse posizioni, con lo scopo di mettere a fuoco il problema o l’aspetto critico per individuare una possibile strada da seguire prestando molta attenzione ai vissuti di entrambi. 

Da chi è seguito. 
Da counselor e figure professionali formate e preparate per lavorare con la coppia utilizzando lo strumento del couseling.

Per informazioni e appuntamenti.
Contattare Ermanno Marogna al nr. 349 4641139 o scrivere a formazionelgbt@yahoo.it
Gli appuntamenti  vengono presi in base alla disponibilità della coppia e dell’operatore.

Luogo 
Milk Verona LGBT Community Center, Via Nichelosa, 9 a San Michele Extra  Verona (Uscita casello Verona Est – direzione Verona).

In allegato locandina 


Ermanno Marogna 
Counselor e direttore di psicodramma
cel. 349 4641139
email: formazionelgbt@yahoo.it
www.sostegnogay.it - www.ermannomarogna.it

Nessuno nasce gay (od etero): 5 perché


L’argomento del “contro natura” non è solo eterosessista, ma anche e soprattutto monosessista: se alcuni omosessuali cercano di ottenere quella che il regime fascista avrebbe chiamato “discriminazione” dall’omofobia argomentando che il loro orientamento e comportamento sessuale sono conformi alla LORO natura, i bisessuali non possono ricorrere a quest’argomento, ed esigono che il comportamento sessuale di ognuno venga rispettato come si rispetta il comportamento alimentare o religioso – ovvero, finché non fa male a nessuno, nessuno se ne deve impicciare.

Articoli come quello linkato sopra e tradotto sotto aiutano a mettere le cose in prospettiva.

(inizio)

Nessuno nasce gay (od etero): 5 perché


1. Non è che un argomento diventi vero solo perché è politicamente strategico


Un paio d’anni fa, la Human Rights Campaign, che possiamo definire come la più potente organizzazione lesbica e gay del paese [gli USA, NdT], rispose all’affermazione del politico Herman Cain secondo cui essere gay è una scelta. L’HRC chiese ai suoi membri di “dire ad Herman Cain di aggiornarsi! Essere gay non è una scelta!”. Loro ragionarono che i commenti di Cain erano “pericolosi”. E perché? “Perché dare ad intendere che l’omosessualità è una scelta dà immeritato credito a pratiche del tutto screditate come le terapie ‘di conversione’ o ‘riparative’. I rischi associati con i tentativi di cambiare coscientemente il proprio orientamento sessuale comprendono depressione, ansia e comportamenti autodistruttivi”.

Il problema con queste affermazioni è che danno alle spiegazioni biologiche una forza obbligatoria e quasi coercitiva, suggerendo che chiunque descriva il desiderio omosessuale come una scelta od una costruzione sociale stia facendo il gioco del nemico. Nel 2012 divenne evidente fino a che punto la biologia gay era diventata un imperativo morale e politico quando l’attrice Cynthia Nixon, dopo aver commentato con un reporter del New York Times Magazine che ella “scelse” di avere una relazione lesbica dopo molti anni da eterosessuale soddisfatta, subì lo sdegno degli attivisti lesbici e gay. Come proclamò un inorridito autore gay, “[la Nixon] è appena caduta in una trappola della destra, e ci si è buttata a capofitto … Ora qualsiasi seminatore d’odio della destra religiosa si metterà a citare questa donna ogni volta che lui vorrà negarci i diritti civili”. Sotto considerevole pressione dei gruppi di azione politica lesbici e gay, la Nixon ritrattò la sua affermazione alcune settimane dopo, affermando invece che doveva essere nata con un potenziale bisessuale.

Certo, è vero che gli etero sono più tolleranti quando credono che le persone lesbiche e gay non hanno scelta in questo. Se il desiderio omosessuale è cablato nel cervello, allora non lo si può cambiare; dobbiamo convivere con questa condizione, e non sarebbe giusto giudicarci per quello che non possiamo cambiare. Questo implica che, se potessimo scegliere, certamente sceglieremmo di essere eterosessuale. Ogni persona sana sceglierebbe l’eterosessualità (mica vero. Leggi qui [http://feministpigs.blogspot.it/2011/09/its-not-that-it-gets-better-its-that.html#!/2011/09/its-not-that-it-gets-better-its-that.html]). E quando gli omofobi giungono alla conclusione opposta – che il desiderio omosessuale è una cosa che possiamo scegliere – loro vogliono aiutarci a fare la scelta giusta, quella eterosessuale. E sono pronti a darci quest’aiuto nella forma di violenti elettroshock e di altre tecniche di “conversione”. Perciò posso capire benissimo perché sembra molto, molto più sicuro credere che noi siamo nati così, e diffondere quest’idea come se ne andasse della nostra vita (perché per alcune persone è davvero questione di vita o di morte). Infatti, la maggior parte degli etero progressisti e la maggior parte delle persone gay e bi – compresa la stessa Lady Gaga – sostengono che il nostro orientamento sessuale è innato. Loro si sono ispirati al movimento gay e lesbico mainstream, che ha sostenuto poderosamente quest’opinione.

Ma il fatto che l’ipotesi del “nati così” ha portato superiori vantaggi politici alle persone gay e lesbiche non ha niente a che fare sull’essere essa vera. Forse, come gay, vogliamo unirci e fingere che sia vera perché è politicamente strategica. Sarebbe interessante. Ma comunque non renderebbe l’idea vera.

2. Le scienze si sbagliano (parte 1)


Alla gente piace citare le “soverchianti prove scientifiche” della natura biologica dell’orientamento sessuale. Ma, mostratemi uno studio che sostiene di averlo provato, ed io te ne mostro uno con il progetto di ricerca difettoso. Prendiamo un solo esempio: nel 2000, un gruppo di ricercatori dell’Università di California a Berkeley condusse uno studio [http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/695142.stm] in cui scoprì che le lesbiche avevano più probabilità delle etero di avere una struttura della mano “mascolina”. Si presume che la maggior parte degli uomini abbia un anulare più lungo dell’indice, mentre la maggior parte delle donne il contrario (ovvero, hanno indice ed anulare della medesima lunghezza). Le lesbiche, secondo questo studio, hanno più probabilità delle donne etero di avere quelle che potremmo chiamare mani di struttura maschile. I ricercatori hanno concluso che questo risultato sostiene la loro teoria che il lesbismo potrebbe essere causato da un “bagno androgino fetale” intrauterino – ovvero, quando i feti femminili sono esposti a più alti livelli di un ormone mascolinizzante, questo si palesa poi sotto forma di mascolinità femminile: mani di struttura maschile e … attrazione per le donne. Ma questo studio commette lo stesso errore commesso da innumerevoli altri: non distingue correttamente tra il genere (se uno è maschile o femminile) e l’orientamento sessuale (eterosessualità od omosessualità). In una parola, il fatto che una donna sia “mascolina” (di per sé, una costruzione sociale) od è stata esposta a superiori livelli di un ormone maschile, non è detto che c’entri con l’essere lei attratta dalle donne o no. Noi presumeremmo questo solo dopo aver accettato la premessa eteronormativa che le persone (o gli uomini) mascolini sono naturalmente attratti dalla femminilità, e che le donne normali (cioè femminili) sono naturalmente attratte dagli uomini. E qui sta il pregiudizio. A molte donne “mascoline” che sono eterosessuali (sei mai stato nelle campagne del Sud [degli USA, intende l’autrice; ma penso che valga anche per il Mezzogiorno d’Italia – NdT]?) piacerebbe farti sapere che il loro genere non si allinea con il loro desiderio sessuale in alcun modo prevedibile. Ed anche molte lesbiche molto femminili vorrebbero fartelo sapere. Insomma, le idee sul desiderio sessuale sono così legate a dei concetti sbagliati sul genere e con il presupposto che l’eterosessualità è il default della natura, che la scienza deve ancora affrontare l’argomento in modo obbiettivo. Per un esame completo delle pecche nelle ricerche più citate sull’orientamento sessuale, vedete il brillante libro di Rebecca Jordan-Young Brain Storm: The Flaws in the Science of Sex Differences (Harvard University Press, 2011).

3. Le scienze si sbagliano (parte 2)


Un problema ancora più grave con la scienza dell’orientamento sessuale è che cerca la causa genetica della gaiezza, come se tutti fossimo d’accordo su cos’è la gaiezza. Dire che “essere gay” è genetico significa impegnarsi in una scienza che si impernia su una comprensione di ciò che significa essere gay storicamente molto recente, e specificamente euro-americana. Nella Grecia antica, il sesso tra gli uomini era normativo e diffuso; era considerato la più lodevole, sostanziale e divina forma di amore (mentre il sesso tra un uomo ed una donna era, da ogni punto di vista, il sesso tra un uomo ed il suo schiavo). Se l’avere degli uomini sesso reciproco frequente e sincero è ciò che intendiamo per “gay”, allora dobbiamo davvero pensare che una cosa così fondamentalmente diversa stava accadendo nel pool genetico degli ateniesi antichi? Wow! E com’è che gli antenati di Platone avrebbero sviluppato poi tutti quei geni eterosessuali? E che dire delle culture aborigene in cui tutti i ragazzi compiono riti omosessuali di passaggio? Immaginiamo per caso di poter identificare una prova genetica della propensione ad ingerire sperma come parte dell’iniziazione culturale alla virilità? E che dire di tutte le culture al mondo in cui il sesso omosessuale maschile non segnala gaiezza, se non in circostanze estremamente particolari (per esempio, sei gay solo se sei il ricettivo, oppure se sei effeminato)? Già che ci sono, che dire del fatto che gli USA sono proprio una di queste culture? Quando le giovani universitarie si leccano le poppe a vicenda nelle feste delle fraternità, o quando i giovani universitari si piantano le dita nei culetti in occasione degli scherzi pesanti che si fanno nelle fraternità, non diciamo che queste sono cose gay – diciamo che sono “ragazze (e ragazzi) che sono andate/i fuori di testa”. Quello che voglio dire è che c’è tanta gente che ha dei comportamenti omosessuali, ma noi parliamo delle origini genetiche dell’omosessualità come se fosse chiara per noi la differenza tra chi è gay e chi no, e come se fosse chiaro pure che i “geni gay” sono in possesso solo delle persone che sono culturalmente e politicamente gay (voi mi capite, le persone che sono seriamente gay). Non vi viene in mente che è una cosa molto arbitraria?

Proprio 150 anni fa, gli scienziati andavano in cerca della prova fisiologica che le donne erano isteriche. Isteria, secondo la definizione medica vittoriana, significava che l’utero di una donna si era spostato dalla sua giusta posizione e stava vagando per il corpo causando tutti i guai possibili – come il femminismo ed altre cose di grave importanza. Ed indovina, loro hanno trovato la prova, ed hanno pubblicato libri ed articoli per provarlo. Hanno anche cercato e trovato la prova che tutte le persone di discendenza africana ed asiatica erano intellettualmente e moralmente inferiori alle persone di discendenza europea. Si sono pubblicati tanti libri dedicati a fare di queste credenze assurde e violente dei fatti scientifici legittimi ed incontrovertibili. Allo stesso modo, la scienza dell’orientamento sessuale ha una storia lunga e sgradevole. Nel tardo ‘800 e nel primo ‘900 si credeva che gli omosessuali avessero degli occhi piccoli e lucenti, lineamenti del viso particolarmente angolosi, e “cattivo sangue”. Ora sembra che abbiamo dita che variano con il genere e cervelli gay.

È possibile che le persone che si identificano come “gay” negli USA (tenete ancora a mente che “gay” è un concetto culturalmente e storicamente specifico) condividano una qualche fisiologia? Forse. Ma anche se fosse, sapremmo davvero perché? Certo, possiamo trovare (come ha fatto Simon LeVay) che gli uomini che si identificano come gay condividono un certo tratto – il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo con funzione di orologio biologico sincronizzato dal peptide intestinale vasoattivo più grande, ad esempio. Ma come facciamo a sapere che questo “ingrandimento” è un sintomo od una causa della loro omosessualità, e non, per esempio, un sintomo od una causa della loro propensione generale all’audacia, alla creatività od alla ribellione? In una cultura omofoba, ti ci vuole dell’audacia (ed altri tratti favolosi) per essere frocio. Forse sono questi i tratti di personalità che vengono in realtà osservati al microscopio.

E, ovviamente, c’è l’intramontabile domanda: ma perché gli scienziati non vanno in cerca delle cause genetiche dell’eterosessualità? O della masturbazione? O dell’interesse verso il sesso orale? La ragine è che nessuno di questi atti sessuali viola attualmente delle norme sociali, perlomeno non abbastanza da essere percepiti come aberrazioni sessuali. Ma non è sempre stato vero. Nel 19° secolo gli scienziati erano interessati alle origini biologiche della “perversione masturbatoria”. Erano interessati perché credevano che fosse patologica, e perché volevano sapere se la si potesse riparare. Insomma, possiamo contare solo sul fatto che la scienza dell’orientamento sessuale produrrà dei dati che non fanno che rispecchiare i binarismi di genere più grossolani e sessisti dell’immaginario popolare. Questa ricerca riferirà che le donne sono in modo innato sessualmente più fluide degli uomini, capaci di bagnarsi per qualsiasi cosa ed ogni cosa (hmmm … oltre che nelle ricerche di Lisa Diamond, dove ho trovato quest’idea? Ah, nella pornografia etero). Riferirà che gli uomini sono sessualmente rigidi, ed i loro desideri impermeabili. Ci dirà che gli uomini etero non possono proprio essere eccitati dagli uomini e che gli uomini gay sono virtualmente cablati per provar repulsione al solo pensiero del sesso con le donne. Indipendentemente da tutto il resto che potremmo dire sulla sensatezza di questi studi, quello che mi pare evidente è che sono stati usati per autorizzare l’omofobia di molti uomini etero e la misoginia di molti uomini gay.

4. Non è che perché provi solo sentimenti omosessuali od eterosessuali da quando riesci a ricordartene, vuol dire che sei nato omosessuale od eterosessuale.


Ci sono tante cose che ho provato o fatto sin da quando riesco a ricordarmene. Mi è sempre piaciuto discutere. Mi è sempre piaciuto disegnare piedi e scarpe. Sono sempre andata matta per il formaggio cheddar. Mi sono sempre sentita molto trascinata dalla musica pop felice e scadente. Questi sono aspetti di me sin da quando posso ricordarmene, ed ognuno rappresenta un forte impulso in me. Ma sono nata con il desiderio di mangiare formaggio cheddar o di fare disegni di piedi? Questi sono desideri che possono essere localizzati in qualche parte del mio corpo, come uno dei miei geni? Sarebbe dura sostenere queste cose, perché avrei potuto nascere e crescere in Cina, per esempio, dove il formaggio cheddar praticamente non esiste e non sarebbe stato parte della mia vita. E mentre sarei potuta nascere con un qualche potenziale artistico generale, certo il nostro materiale genetico non è tanto specifico da determinare che mi sarebbe piaciuto disegnare scarpe con la suola spessa. Il punto è qui che quello che desideriamo nell’infanzia è ben più complicato e sfaccettato di quello di cui possono dar conto le scienze biologiche, e questo vale anche per i nostri desideri sessuali. C’è lì della materia prima fondamentale (come un potenziale creativo generale), ma i dettagli – beh, questi li dobbiamo scoprire noi.

5. Sotto sotto, lo sai che i desideri sessuali delle persone sono foggiati dal loro contesto sociale e culturale.


Un mucchio di adulti si preoccupa che se lasciamo che i bambini si vestano da principessina e si mettano lo smalto sulle unghie, potrebbero poi essere più inclini a diventare gay. Anche alcuni genitori progressisti (compresi dei genitori gay e lesbici) si preoccupano che se mostrano “troppo” materiale queer ai loro figli, questo potrebbe “spingerli” all’omosessualità. Allo stesso modo, molte persone si preoccupano che se alle giovani donne viene presentato il femminismo all’università, e se diventano troppo arrabbiate od indipendenti, potrebbero decidere semplicemente di essere lesbiche. Ma se noi davvero credessimo che l’orientamento sessuale fosse congenito – od innato – nessuno allora si preoccuperebbe mai che le influenze sociali potrebbero avere effetto sul nostro orientamento sessuale. Ma penso che tutti di fatto sappiamo che il desiderio sessuale è profondamente soggetto a forze sociali, culturali e storiche. Sappiamo che se il mondo oggi fosse un posto diverso, un posto in cui l’omosessualità fosse culturalmente normativa (come ad esempio l’antica Grecia), potremmo vedere molte più persone abbracciare i loro desideri omosessuali. E se così fosse, non avrebbe nulla a che vedere con la genetica.

Il concetto di “orientamento sessuale” in sé ha meno di 150 anni, ed è quasi altrettanto recente la nozione che le persone dovrebbero scegliere il partner sulla base dell’attrazione romantica. La maggior parte di ciò che sembra così naturale ed immutabile nei nostri desideri – tra cui i corpi e le personalità da cui siamo attratti – è condizionato dalle nostre rispettive culture. La maggioranza dei maschi etero americani, ad esempio, ti dirà che ha una forte avversione viscerale per le donne con le ascelle cespugliose. Ma quest’avversione, non importa quanto sia profonda nella psiche degli uomini e non importa quanto intrattabile possa sembrare, è ben poco genetica. Fino al secolo scorso tutta la popolazione femminile mondiale aveva i peli nelle ascelle, ed in qualche modo il sesso eterosessuale si riusciva a farlo lo stesso.

Le persone amano usare il fallimento delle terapie di “conversione gay” come prova che l’omosessualità è innata. Innanzitutto, non sempre falliscono queste conversioni; se rendi qualcuno abbastanza disgustato dai suoi desideri, puoi cambiare i suoi desideri. Chiamalo una tragedia della repressione, o chiamalo un risveglio religioso – in ogni caso, il punto è che noi possiamo cambiare e cambiamo. Per esempio, al liceo e nei primi anni di università, i miei desideri sessuali erano profondamente legati al sessismo. Volevo essere una sventola, e volevo che gli uomini potenti mi desiderassero. Ero autenticamente eterosessuale come tutte le donne che conoscevo. Ma poi, dopo diversi anni di esplorazione della politica femminista, quello che una volta ritenevo desiderabile (l’eterosessualità ed il sessismo) divennero assolutamente sgradevoli. Divenni critica dell’omofobia e del sessismo in modi che diedero a queste forze assai meno potere nel determinare la forma dei miei desideri. Se non fosse accaduto questo, senza dubbio avrei sposato un uomo. E se non fosse stato un completo buco di culo, sarei stata abbastanza felice. Ma invece sono stata attratta dalla queerness per varie ragioni politiche ed emotive, e dal mio punto di vista di oggi, penso che sia stato uno dei migliori desideri che io abbia mai coltivato. [Questo significa che tua figlia potrebbe decidere di essere una lesbica se facesse dei corsi di studi sulle donne? Sì. Che farai ora?!]

Forse la cosa più importante è che il fatto che noi possiamo coltivare o “scegliere” qualcosa non significa che è una cosa triviale, temporanea, o parte meno vitale di quello che siamo. Per esempio, è una scelta la religione? Certo, se definiamo “scelta” come qualsiasi cosa che non sia parte immutabile della nostra fisiologia. Ma molte persone religiose si sentirebbero profondamente incomprese ed offese se suggerissi che i loro sentimenti religiosi sono una fase, un esperimento, od una parte meno significativa di quello che sono del, per esempio, loro colore dei capelli. Le scelte sono complicate. Le scelte hanno origini profonde. Sì, le scelte sono sia vincolate che fluide – proprio come i nostri corpi.

Post scriptum


In ultima analisi, i termini usati nel dibattito pubblico su quest’argomento – la biologia contro la “scelta” – sono alquanto limitati, soprattutto perché “scelta” non è il termine più utile per descrivere tutte le possibilità che si differenziano dalla biologia. Diversi fattori sociali, culturali e strutturali possono foggiare i nostri desideri incarnati e le nostre possibilità erotiche. Il fatto che questi fattori non abbiano origine fisiologica non significa che non siano coercitivi o soggettivizzanti, e non abbiano come risultato una condizione reale o percepita di fissità o di “mancanza di scelta”. Sappiamo che anche i fattori sociali diventano incarnati con il tempo. E sì, rimango in qualche modo legata al concetto di “scelta” – o di qualcosa che le assomiglia – per descrivere la possibilità di una relazione critica e riflessiva con i nostri desideri sessuali. Personalmente, l’idea che io non ho controllo su chi o cosa desidero mi fa proprio passare la voglia, pertanto sto sempre spingendo in avanti quelli che mi sembrano i limiti dei miei desideri. Per esempio, ho passato un periodo in cui mi costringevo ad uscire con delle “femmine” perché avevo delle buone ragioni di insospettirmi sul perché le avevo scartate come potenziali partner. Quando sentii che non sarei mai riuscita ad essere non-monogama, scelsi come obbiettivo di provarci almeno. Allora, quando mi resi conto che mi sentivo davvero attratta solo dai ribelli alcolizzati, strozzai questo sentimento nella culla. Proprio quando pensavo che non avrei mai pensato di infiammarmi per uomini pelosi, mi consentii di affrontare la mia attrazione per Javier Bardem. Quando sento che i miei gusti ed inclinazioni sembrano iniziare a consolidarsi, mi insospettisco e mi sento delusa di me stessa. Perciò, nell’interesse della piena rivelazione, scrivo dalla prospettiva di una che trova la fissità sessuale per nulla interessante, e che crede che ci siano ottime ragioni femministe e queer per fare regolarmente e criticamente l’inventario delle parti della nostra sessualità che crediamo di non potere o non volere cambiare.

(fine)

Traduzione di Raffaele Ladu

Chirlane McCray, moglie di Bill de Blasio

[1] http://www.salon.com/2013/05/09/bill_de_blasios_wife_chirlane_mccray_on_the_fluidity_of_love_and_the_political_spotlight/

[2] http://www.essence.com/2013/05/09/politicians-wife-chirlane-mccray


Congratulazioni al nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio di padre tedesco e madre italiana (ha scelto lui di adottare il cognome materno), democratico dopo una lunga serie di repubblicani.

Interessante per noi è la moglie Chirlane McCray, di cui potete vedere la foto qui sotto, tratta da [1].



Chirlane McCray e Bill de Blasio (Fox News)


La donna per molti anni si è identificata come lesbica, tanto è vero che ha fatto molta pubblicità a se stessa per mostrare che non era vero che non esistevano lesbiche o gay afroamericani, ma ha sposato l’attuale sindaco di New York dopo averlo incontrato in municipio – tutti e due sono dipendenti comunali.

L'articolo [1] cita [2], un'intervista che pone questa domanda:

ESSENCE: Si considera bisessuale?
McCray: Sono ben più di un'etichetta. Perché le persone sono così pronte ad etichettare dove cadiamo nello spettro sessuale? Le etichette chiudono le persone in delle scatole, e queste scatole hanno la forma delle bare. Trovare la persona giusta può essere tanto difficile che spesso, quando una persona trova infine qualcuno con cui lei o lui sta bene, lei o lui semplicemente la fa funzionare. Come dice la mia amica Vanessa: "Non è chi ami; è che ami".

Mi pare un ragionamento da bisessuale della miglior qualità, varietà “non-etichettata (unlabeled)”, sempre pronta a ricordare che, come diceva Shakespeare, “ci sono più cose in cielo ed in terra che nella tua filosofia”.

Raffaele Ladu

Studente gay si uccide a 21 anni.

La notizia è di alcuni giorni fa.
Non scrivo questa lettera a Simone, per il quale sono fiducioso essere ora nell'abbraccio del Padre.
La scrivo ai vivi.
Una ricerca su internet: suicida a 20 anni. L'elenco è lungo. Persone, nomi, motivi, diversi e simili. Per tutti una domanda senza risposta che angoscia. Com'è possibile uccidersi a 20 anni? Come se fare questo gesto estremo a 40, 60 o 70 anni fosse diverso.

Non penso sia per un'opinione, ma per uno stillicidio continuo di denigrazioni, che ti prendono e ti feriscono nell'anima, da parte di chi vorresti essere accolto e da cui sei invece continuamente respinto, offeso, umiliato.
Per qualche motivo, in alcuni c'è l'idea che l'altro, quello diverso, quello che non ha la tua religione, la tua provenienza, il tuo orientamento sociale o la tua idea di famiglia, sia un nemico da rendere  meno di una persona.

E quando ci si trova a non avere nessuno a cui condividere questa sofferenza?
Ricordo da piccolo quando la mamma mi vede tornare da scuola mentre cercavo di trattenere le lacrime di cui mi vergognavo e mi chiede “cos'hai?” e mi consola con quel fare che, a modo suo, comunica amore “non badarli, che si divertono a vederti stare male”. Li per li non ti rincuora come consiglio, ma solo il fatto di aver dato voce alla sofferenza che senti dentro ti fa stare meglio.

Penso che ci si uccide quando non si vede altra via di fuga da una situazione di sofferenza che non si può capire, perché la sofferenza non può essere capita, solo condivisa.
Tutti (istituzioni, associazioni, uomini e donne) dovrebbero interrogarsi su questo.

Non ci si può però fermare solo alla sofferenza.  D. Bonhoeffer, telogo luterano che visse la sofferenza nell'opporsi al regime nazista, offre una riflessione per disarmare la sofferenza generata dal disprezzo e che dovrebbe far interrogare tutti: istituzioni, associazioni, uomini e donne.

Il rischio di lasciarci spingere al disprezzo degli uomini è molto grande. Sappiamo bene di non aver alcun diritto di farlo e che ciò ci porterebbe ad un rapporto assolutamente sterile con gli uomini (...). Chi disprezza un uomo non potrà ottenerne mai nulla. Niente di ciò che disprezziamo negli altri ci è completamente estraneo. Spesso ci aspettiamo dagli altri più di quanto noi stessi siamo disposti a dare. Perché finora abbiamo riflettuto in modo così poco obiettivo sulla debolezza dell’uomo, e su quanto sia esposto alla tentazione? Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. L ’unico rapporto fruttuoso con gli uomini - e specialmente con i deboli - è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro

Dietrich Bonhoeffer – Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere.


(Sulle prime leggi hitleriane del marzo 1933 non si registrano prese di posizione ufficiali da parte delle chiese evangeliche, queste leggi annientarono la democrazia: l'Ordinanza del Presidente del Reich per la tutela del popolo e dello Stato offrì una giustificazione per misure contro le chiese, rese possibile campi di concentramento, revocò il diritto alla libera manifestazione del pensiero, la libertà di stampa, il diritto di riunione, il segreto postale, legalizzò perquisizioni e sequestri. La legge di lesa patria equiparò l'opposizione al governo e al partito ai nemici della nazione...)

Contro Natura?

Si ricopia qui quello che appare nel blog http://veronalgbtqi.blogspot.it/, sul quale verranno pubblicate tutte le notizie sull'evento.

Convegno: Contro Natura?

 

Contro la cosiddetta “teoria del gender” (versione semplificata e caricaturale di un ampio campo di ricerca accademica a cui appartengono gli studi di genere e le teorie queer) è in corso, in Italia, un’accesa polemica. Con il pretesto di discutere questioni teoriche, c’è chi si oppone alla legge contro omofobia e transfobia e sostiene pubblicamente che omosessualità e transessualità sono contro natura, che da esse si può e si deve “guarire”, che lesbiche, gay, bisessuali e trans* non sono persone felici, perché compiono il male – che “è come un pungolo che ferisce le loro coscienze”.

In realtà la scienza dimostra che la natura ama le variazioni e le differenze, anche in campo sessuale, e che è una cultura patriarcale e maschilista a discriminare le donne, le lesbiche, i gay, le persone intersex, bisessuali e trans*: quando questi sono infelici, non è per il “male” che compiono, ma per le violenze (fisiche, chirurgiche, giuridiche o simboliche) che subiscono!

“Contro natura? Lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex/dsd si interrogano sul loro posto nel creato” è la risposta ironica, ma scientificamente competente, delle associazioni LGBTQI veronesi al convegno “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?” che si è tenuto a Verona il 21 settembre con il patrocinio di Comune e Provincia.

Non sarà soltanto una giornata di studio, ma un momento di discussione aperta alla cittadinanza, a chi ha aderito e preso parte al presidio e alla manifestazione del 21 settembre scorso a Verona. Non avrà patrocini, perché non c’è simmetria tra chi promuove i diritti e chi li nega: le associazioni promotrici non desiderano l’approvazione di istituzioni che, facendosi scudo della libertà di opinione, hanno dato sostegno a chi diffonde messaggi discriminatori. Con l’autorità del sapere e dell’esperienza, docenti universitari/e, intellettuali e attivisti/e si alterneranno sul palco e dal pubblico contro la cultura dell’odio, del razzismo e della discriminazione, in difesa della democrazia.

ORGANIZZANO: Circolo pink - GLBTE Verona, Arcigay Pianeta Urano Verona, Arcilesbica Verona L’Araba Fenice, Milk Lgbt Center Verona, Lieviti - Bisessuali, Pansessuali e Queer, Sportello LGBT Migranti Verona



Risposta a Giuseppe Zenti, vescovo cattolico di Verona

Ritengo opportuno rispondere all'intervista concessa dal vescovo cattolico di Verona Giuseppe Zenti e qui riprodotta:


Sua Eccellenza vuole “un confronto dialogico sulle questioni culturali di fondo”; purtroppo lui parte male.

Il primo errore è che non sa quali sono i suoi interlocutori, e quello che pensano.

Infatti comincia parlando de “la persona che intende cambiare sesso o si dichiara omosessuale o lesbica”. Il problema è che la realtà delle minoranze sessuali è molto più variegata; noi ci lamentiamo che si è scordato delle persone bisessuali, ma possiamo aggiungere che non conosce la realtà delle persone transgender, che non necessariamente vogliono “cambiare sesso”, e di altre minoranze come gli asessuali e gli intersessuali.

Per conoscere i suoi interlocutori non deve affidarsi ad intermediari non accreditati il cui interesse non è capirli, ma screditarli, per esempio attribuendo loro intenzioni che non hanno mai avuto: la queer theory non sostiene che il genere sia completamente indipendente dal sesso, ed anzi sa benissimo che non esistono persone neutre che non devono fare altro che scegliere il genere da indossare come si sceglie il vestito per un’occasione mondana, e nessuno propone di fermare lo sviluppo sessuale di tutti gli adolescenti finché non scelgono esplicitamente l’identità di genere da adottare.

Inoltre, non deve fare l’errore che ad un lessicografo costerebbe la carriera. Qualsiasi lessicografo sa che fornire l’etimologia di una parola è utile, ma non può accontentarsene perché non sempre il suo significato le corrisponde. Due parole sono alquanto infelici da questo punto di vista: “omofobia” ed “antisemitismo”.

Come è ben noto, la parola “antisemitismo” ha un’etimologia fuorviante: chi la incontra e non conosce la storia europea può credere che designi l’odio per tutte le persone che parlano una lingua semitica – in realtà indica sempre e solo l’odio per le persone e la cultura del popolo ebraico. Perfino i nazisti dovettero ricordarlo ai perplessi dignitari arabi che volevano allearsi con loro per liberare il Medio Oriente dagli inglesi – e dagli ebrei.

La parola “omofobia” (così come “islamofobia”, “lesbofobia”, “bifobia”, “transfobia”, e magari altre ancora) non designa una paura irragionevole, ad onta dell’etimologia, ma il disprezzo e l’odio per le persone omosessuali (oppure mussulmane, lesbiche, bisessuali, trans*, eccetera).

Questo è l’uso corrente della parola, e Ludwig Wittgenstein affermava con ogni ragione che il linguaggio non corrisponde alla realtà, e che il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio.

Il voler invece usare l’etimologia (spesso discutibile) delle parole come strumento per cogliere l’Essere nel suo svelarsi, e pretendere quindi di inchiodare le parole al loro etimo, anziché accertarne l’uso effettivo su cui una comunità di parlanti concorda, è la posizione di Martin Heidegger – e non è un caso che l’autoritarismo implicito in questa presa di posizione divenisse esplicito nell’adesione di Heidegger al nazismo.

Vorremmo un interlocutore che non si arrogasse sulle parole un potere superiore a quello di ogni altro utente del linguaggio. Altrimenti ci saremmo già rivolti agli enti pubblici e privati che sviluppano e perfezionano linguaggi di programmazione per computer.

Per quanto riguarda la famiglia, ogni società è libera di definirla a suo modo, purché non faccia male a nessuno. Il matrimonio egualitario a nessuno fa male, quindi perché opporsi ad esso?

Raffaele Ladu

Trovare un gruppo di amici veri non ha prezzo!

Anche perché non si paga alla consegna, nasce spontaneo.
Noi come gruppo Lieviti stiamo provando a condividere degli spazi comuni, ad esempio quando andiamo alla MAG ( via Cristofoli 31/A – Verona) per fare degli incontri che parlano di affettività e sessualità (prossimo il 15 ottobre dove si parla di giochi relazionali).
 Altro esempio è il progetto che abbiamo chiamato “Casa aperta” per fare incontri come quello organizzato per domenica 27 ottobre dove ci sarà la lettura di un libro.
 Oppure altro esempio quest’estate il mio appartamento ha un giardino condiviso dove ci si può ritrovare e chiacchierare (non come quelli da guardare soltanto) e dove si possono trascorrere ore che aiutano a stare bene.
 Un gruppo di amici è sicurezza, aiuto reciproco, economicità e tolleranza.
 Altro esempio è anche una pagina od un gruppo su Facebook dove si  messaggia e si postano le foto delle feste.
 Buon amicizia è inventare un modo di stare insieme non per scelta ideologica, ma perché si capisce che è meglio per tutti noi.
 Buon amicizia è un po’ la vita di un piccolo paese di una volta. Sì, certo, perché in quel modo di abitare spontaneo e casuale c’era in realtà un senso in ogni cosa.
 Nella casa del paesino, una persona sacrificava solo una minima parte della propria privacy in cambio magari di un aiuto nei lavori più pesanti, altre intorno a lei la ricambiavano per avere una mano con i bambini. Anche oggi buon amicizia è una casa amica.
 Perché lo stare insieme ci influenza, piano piano nel tempo, anche quando le regole del vivere insieme non sono concordate in anticipo o scritte nel rogito. Quest'anno  a Verona è nato un gruppo, dove chi ne fa parte ottiene vantaggi se vuole senza rinunciare a nulla.
 Cerchiamo di riproporre il modello dell’antica corte in cascina.
 Luigia afferma ‘Ora sto bene. In tutta semplicità cercavo un gruppo dove si potesse vivere oltre che stare, e ora l’ho trovato’.
Poi siamo entrati nel circuito Wigwam che trovi descritto molto bene qui: www.wigwam.it/

Ma il gruppo Lieviti non è caos poichè  ci sono  regole ed obiettivi condivisi tra i soci
 per info telef. a 3457153230 (Luigia) https://www.facebook.com/luigia.sasso?ref=tn_tnmn
 oppure Vedi blog : http://bisessualitaliani.blogspot.it
 Pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Bisessuali-pansessuali-e-queer-Italiani/257053490979722

e gruppo Facebook https://www.facebook.com/groups/509692809067974/