Donne Bi nel mondo

LUIGIA SASSO: Verona, Italia

DI Robyn Ochs
Luigia Sasso è LA PRESIDENTESSA BISESSUALE DI lieviti, L’UNICA ASSOCIAZIONE BISESSUALE, PANSESSUALE E QUEER IN ITALIA, FINORA. LEI è NATA A Verona, ma è cresciuta in una cittadina di campagna dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Ha frequentato le superiori a verona, dove lei fu iniziata alla vita di una grande città, ed ha scoperto dei “valori” diversi da quelli della campagna. Ma lei porta ancora con sé i sani valori del mondo agricolo.
Luigia si è sposata a 25 anni, è diventata mamma a 30, e tre anni dopo ha dato alla luce la sua seconda figlia. fino ad allora la sua vita era quella di una tipica donna borghese con una famiglia ed un lavoro (fa la collaboratrice tecnica e programmatrice di computer in un’azienda sanitaria nella provincia di verona), come tutte le donne che conosceva.
ho intervistato Luigia via email:
come sei passata dalla tua vita tradizionale alla vita che stai vivendo adesso?
“se il destino avesse volute questo, avrei continuato così per sempre. Il catalizzatore del cambiamento è stato il separarmi da mio marito, con cui non andavo più d’accordo.”
Mi sentivo diversa dalle mie pari. avevo delle amiche fantastiche e, al contrario di altre donne, sceglievo sempre di socializzare con le donne piuttosto che con gli uomini. Parlai della mia attrazione verso il mio stesso sesso con un collega, ed ammisi che volevo verificare se stavo solo cercando una trasgressione, od era il mio “io interno” che stava esprimendosi.
Allora avevo 40 quando questo collega mi presentò rita, che divenne allora la mia partner. lei ha cambiato la mia vita, e siamo state insieme per 10 anni.
sono stati anni molto indaffarati, pieni di avventure, manifestazioni pubbliche, attivismo lesbico. Ho costituito legalmente la sezione veronese dell’Arcilesbica [la principale associazione lesbica italiana]. l’ho presieduta per molti anni, e posso dire che tutto questo mi ha cambiato tanto. Da un’impiegata riservata, un po’ timida e borghese, sono diventata una militante difensora dei diritti lgbt.
Quando poi compii 50 anni, la relazione con rita era diventata malsana perché troppo conflictuale. Continuavo a litigare con lei, e mi avvicinai ad un uomo buono, pensoso e molto colto alla cui presenza sentivo sempre un senso di grande serenità e pace. era quello che cercavo. Il mio grande bisogno di una famiglia e di pace mi ha avvicinato tanto a raffaele che alla fine l’ho sposato. 
Fu grazie a questa relazione che mi resi conto di essere bisessuale. Con raffaele non ero più la luigia che fino a 40 anni si autodefiniva bisessuale, ma una diversa luigia, con una nuova autocoscienza che avevo acquisito grazie alle mie esperienze sociali e culturali nel mondo lesbico. Non stavo perciò “tornando all’eterosessualità”, ma semmai “progredendo verso la bisessualità”.
L’italia ha la reputazione di essere un paese molto cattolico. Qual è la tua formazione religiosa, e che impatto ha avuto sul tuo coming out? 
ho ricevuto una forte educazione cattolica. questo fardello cattolico mi ha fatto tanto soffrire, tanto da innescare una forte rabbia ed aggressività verso quel mondo che mi faceva sentire “eletta” (come madre borghese) fino a 40 anni, e dopo i 41 una “peccatrice depravata”, tanto malvagia da non essere degna di allevare i miei figli. Ho lasciato il cattolicesimo, che era oppressivo e nocivo alla mia autostima, per abbracciare una religione diversa e più accogliente. Ora sono valdese [una confessione protestante italiana], e questo mi ha dato un mucchio di opportunità.
che termini si usano in italia per descrivere le persone bi, pansessuali o queer? queste parole equivalgono ai loro corrispondenti inglesi, od hanno un significato diverso?
Bisessuale = Bisexual; Pansessuale = Pansexual; Queer e Bi hanno la stessa forma in ambo le lingue. anche il significato di tutte queste parole è identico.
detto questo, le persone bi in italia non esistono. il pregiudizio per cui una persona è o etero o gay/lesbica è tuttora diffuso. di bisessualità si parla di più tra le persone trans. a siena [Toscana] c’è un gruppo che si autodefinisce pansessuale, ed a Milano c’è un’associazione che ha un mucchio di bisessuali. c’è, ovviamente, il nostro gruppo a verona, ma non conosciamo nessun altro. Penso che la maggior parte dei bi si presenti come gay o lesbica per evitare le discriminazioni, ed alcuni (a dire il vero, pochi) si presentino come queer.
Che diritti vengono concessi alle persone LGBt in italia? Quali progressi si stanno facendo?
Negli ultimi 10 anni sono stata un’attivista e, a dire la verità, sono davvero delusa, perché politicamente non abbiamo ottenuto nulla. forse abbiamo mirato troppo basso, ed abbiamo ottenuto meno di niente. D’altro canto, l’opinione pubblica è cambiata. se c’era tanta animosità antigay (certo a causa della cultura cattolica), il clima è diventato più accogliente ed accettante. ci sono degli estremisti, come le Sentinelle in piedi [letteralmente, “Standing sentinels,” la versione taliana del movimento francese Le manif pour tous], ma, secondo me, è una reazione ad un cambiamento già affermato.
Le persone bi sono bene integrate nella comunità delle minoranze sessuali italiane?
ahimé, le persone bi non sono accettate in quanto tali, e spesso passano da gay o lesbiche per non essere “estraniate”. c’è ancora molto lavoro da fare.
sei la presidentessa di lieviti. che significa la parola “Lieviti”?
“Lieviti” significa letteralmente “Yeast.” Il lieviti può cambiare sesso (o meglio, “mating type”) a volontà, e ci è perciò piaciuto scegliere come eponimo un organismo antibinario e fluido nel sesso/genere.
prego, parlaci di quest’organizzazione.
vogliamo aumentare la resilienza, l’autostima e la dignità di tutte le minoranze (specialmente di quelle sessuali, specialmente di quelle che appartengono allo spettro bisesuale) attraverso il counseling, le iniziative culturali e l’azione politica. abbiamo aderito al verona pride, che terrà la sua marcia il 6 giugno 2015, cercando di accrescere la bi visibilità.
quali risorse bi sono disponibili in lingua italiana?
quasi niente. abbiamo tradotto il rapporto sulla bisessualità dell’open university, e stiamo traducendo il libro di shiri eisner Bi. Notes for a bisexual revolution, anche se siamo più liberali che radicali. c’è un progetto wiki sulle sessualità queer (http://www.wikipink.org/) e Raffaele ha scritto la voce “bisessualità”.
sei in contatto con attivisti bi in altri paesi? ritieni utile l’attivismo transazionale?
Raffaele ha una buona padronanza della lingua inglese, ma io praticamente la ignoro. raffaele ci fa da “ministro degli affari esteri”, corrisponde con alcuni attivisti europei nel gruppo facebook eurobinet, e sta gestendo la nostra adesione all’ILGA [International Gay & Lesbian Association]. l’attivismo transazionale è certamente utile – quando scopri che i bisessuali in francia, olanda, israele, italia, serbia, spagna, Regno Unito, stati uniti, ecc. hanno proprio le stesse esperienze, capisci che la bisessualità esiste e non è un artefatto.
grazie, luigia, per il tuo tempo. hai delle ultime parole?
la diversità arricchisce.

un ringraziamento speciale a Raffaele per aver fatto da ponte linguistico per quest’intervista.


 QUI sono aggiunte molte informazioni su Lieviti: Quanto spesso vi incontrate? Quanti sono gli iscritti alla mailing list? Quante persone si fanno vive agli incontri ed agli eventi? Avete eventi sociali? Come fate conoscere la vostra esistenza e le vostre attività?

Anche in Israele ora si può cambiare genere senza operazione

Il Tel-Aviv Pride del 13 Giugno 2014

Il sito web del giornale israeliano Haaretz (Il paese) informa oggi che, in risposta all'istanza di due donne transgender (MtF), il governo ha deciso di non esigere più la riassegnazione chirurgica del sesso per cambiare il genere di una persona registrato all'anagrafe.

Ciò non vuol dire che si acconsentirà sempre alla richiesta: vuol dire che la commissione del Ministero della Salute israeliano dovrà decidere con quali criteri si potrà procedere alla rettifica del genere senza esigere l'operazione.

Le due donne transgender sono Nora Greenberg, che fu presidente di Aguda (Associazione), la principale associazione LGBT israeliana, e l'altra una persona che aveva cominciato la transizione sotto le armi.

Non sembra l'ambiente ideale per cominciare (anche perché le toccava comunque dividere la camerata con dei maschietti cis), ma le forze armate israeliane hanno provato a venirle incontro, consentendole di indossare un'uniforme da soldatessa, di farsi crescere i capelli, approvando i trattamenti ormonali, ed istruendo i suoi superiori a chiamarla al femminile.

L'istanza delle due signore era stata presentata dalla Clinica dei Diritti Umani della Facoltà di Legge dell'Università di Tel Aviv, e l'avvocato (arabo) della clinica, Hisham Shabita, che l'ha vergata, ha icasticamente affermato che: "La posizione del Ministero dell'Interno per cui ci dev'essere una corrispondenza tra il pene dei richiedenti e la loro identità di genere, poggia su un errore concettuale infondato ed obsoleto".

L'articolo, rifacendosi all'istanza, termina elencando gli stati in cui è già possibile cambiare genere all'anagrafe senza intervento chirurgico; non l'ho qui riportato, perché sembra incompleto - manca, ad esempio, l'Argentina.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

PRESIDENTE OPL RICCARDO BETTIGA: UNA PRESA DI POSIZIONE SULLE "TERAPIE RIPARATIVE" E SUL VALORE DEL RISPETTO E DELLA CONOSCENZA

Negli ultimi giorni della pausa legata alle festività natalizie è tornato alla ribalta della cronaca il tema delle cosiddette“TERAPIE RIPARATIVE DELL’OMOSESSUALITÀ”, scatenato dal dibattito attorno all’imminente convegno del 17 gennaio organizzato presso Palazzo Lombardia dal titolo “Difendere la famiglia per difendere la comunità”.

LE POSIZIONI DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA LOMBARDIA sono note da tempo e non sono mai state messe in dubbio da alcuna altra dichiarazione. Si basano sulla piena applicazione della norma deontologica, sono in linea con il pensiero scientifico attuale e RESTANO TALI senza la necessità di riaffermare qualcosa di diverso dal passato.

Voglio comunque utilizzare l’occasione per chiarire nuovamente, da un lato, la SENTITA E NATURALE CONDANNA RISPETTO ALLE SUDDETTE “TERAPIE RIPARATIVE” e, dall’altro, IL RUOLO ISTITUZIONALE PROPRIO DELL’ORDINE NEI RAPPORTI CON ALTRI ENTI, ISTITUZIONI E VERSO LA SOCIETÀ.

Ripercorrendo brevemente alcuni passaggi salienti che hanno determinato il clima scientifico e culturale attuale in merito alle “terapie riparative” e all’omosessualità, ricordo che in primo luogo il processo di depatologizzazione vede nel 1973 la prima presa di posizione dell’APA nel derubricare l’omosessualità “egosintonica” dal proprio sistema di classificazione (DSM) e nel 1987 l’eliminazione anche della variante “egodistonica”. Anche l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) ha sottolineato nel 1992 come l’orientamento sessuale non sia un indicatore psicopatologico di per sé, togliendo dal suo Manuale (ICD-10) la diagnosi di Omosessualità.

Queste scelte hanno avuto ricadute anche sulle posizioni di altre istituzioni scientifiche favorendo nel tempo la presa di distanza comune da eventuali atteggiamenti e posizioni discriminatorie.

Oltre alla cornice scientifico-culturale internazionale, è fondamentale ricordare che QUANTO SOPRA AFFERMATO È SALDAMENTE RADICATO NELLA NOSTRA NORMA DEONTOLOGICA E, COME TALE, È DI DOVEROSA APPLICAZIONE A PRESCINDERE DALLE POSIZIONI ETICHE, MORALI O RELIGIOSE DI QUALUNQUE COLLEGA:

Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l'utente e l'istituzione presso cui lo psicologo opera, quest'ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell'intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell'intervento stesso.

ARTICOLO 4, DEL CODICE DEONTOLOGICO DEGLI PSICOLOGI

In generale quindi, rispetto all’attività terapeutica con LGBT, confermo che: “L'ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA LOMBARDIA DIFENDE LA LIBERTÀ DEI TERAPEUTI DI ESPLORARE SENZA POSIZIONI PREGIUDIZIALI L'ORIENTAMENTO SESSUALE DEI PROPRI CLIENTI, SEGNALANDO CHE QUALUNQUE CORRENTE PSICOTERAPEUTICA MIRATA A CONDIZIONARE I PROPRI CLIENTI VERSO L'ETEROSESSUALITÀ O VERSO L'OMOSESSUALITÀ È CONTRARIA ALLA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE ED AL RISPETTO DEI DIRITTI DEI PROPRI PAZIENTI.” (del.123/10 del 12 maggio 2010).

Ribaditi i presupposti e le affermazioni di cui sopra, considero FUGATI TUTTI I DUBBI DI QUANTI DESIDERAVANO ANCORA CONOSCERE LA POSIZIONE UFFICIALE IN MERITO ALLE COSIDDETTE “TERAPIE RIPARATIVE” E DI QUANTI NE VOLESSERO UNA RI-AFFERMAZIONE PUBBLICA.

Detto questo, le modalità e la confusione mediatica che negli ultimi giorni hanno attraversato la comunità professionale (e non solo) meritano un’ulteriore riflessione in merito al ruolo e alla funzione dell’Istituzione che rappresento e in merito alla politica professionale.

L’Ordine esercita i propri compiti di legge avviando azioni disciplinari nei confronti di presunte violazioni deontologiche e informando i colleghi e la società circa i valori fondanti dell’attività professionale. In altre parole COME ISTITUZIONE applichiamo, e lo facciamo con forza, i principi legati all’esercizio della professione, divulghiamo e prendiamo posizione ove si parli di psicologia e psicoterapia, ma NON POSSIAMO E NON DOBBIAMO ENTRARE IN NESSUN  DIBATTITO SUL PIANO POLITICO, IDEOLOGICO O RELIGIOSO. Fare ciò significherebbe violare i medesimi confini deontologici citati in precedenza e significherebbe venir meno al ruolo rappresentativo di tutta la categoria professionale cui siamo chiamati.

La psicologia e i colleghi tutti hanno certamente molto da dire e da fare verso la società, verso la scienza e anche verso la politica, si tratta di comprendere però con estrema chiarezza quali siano I CONFINI E LE DIFFERENZE FRA I RUOLI PROFESSIONALI, QUELLI ISTITUZIONALI DELL’ORDINE E LE LEGITTIME OPINIONI PERSONALI espresse dai colleghi o da terzi.

La coscienza di tale differenza e il senso di responsabilità che ne deriva sono quindi la base del presente comunicato: chiaro e fermo su un tema importante e pertinente la professione come le terapie riparative, con una doverosa astensione da giudizi e opinioni in merito a persone, fatti e Istituzioni esterne alla nostra comunità e alla nostra disciplina.

Una breve parentesi sui tempi. L’Ordine è rimasto chiuso dal 31 dicembre al 7 gennaio, la newsletter che tutti hanno ricevuto era ovviamente programmata in automatico da diverso tempo, ieri sono rientrato e con me tutti i dipendenti: oggi vi scrivo queste parole. Un giorno può essere un’eternità, ma può essere anche un giusto tempo per riflettere da un lato e riavviare i lavori con serenità.

In conclusione UN’AMARA CONSTATAZIONE: i dubbi, i commenti sgradevoli sui social network e le petizioni che hanno ingiustamente screditato oltre alla mia persona, anche i recenti incontri istituzionali coi vertici di Regione Lombardia, dimostrano un atteggiamento pregiudiziale e una scarsa consapevolezza del confine tra ruolo istituzionale ordinistico e opinioni politiche, filosofiche o religiose personali.

Come troppo spesso accade, LANCIARE AI COLLEGHI ALLARMISMI INFONDATI INVECE DI RAFFORZARE L’UNITÀ DELLA CATEGORIA CREA SOLTANTO CONFUSIONE E SFIDUCIA NELLA RAPPRESENTANZA POLITICO-PROFESSIONALE E INDEBOLISCE L’ORDINE TUTTO.

Ciò che più mi dispiace è proprio il fatto che CHI HA MANIFESTATO CON PIÙ FORZA UN
DISAPPUNTO PUBBLICO “A PRIORI” CONOSCE BENE LE MIE E LE NOSTRE POSIZIONI e poteva semplicemente citare e ribadire una delibera ufficiale ben nota e nei fatti mai negata da alcuno.

 Anzi, proprio molti di questi stessi colleghi ERANO PERFETTAMENTE A CONOSCENZA DELLE INIZIATIVE CHE L’ORDINE DELLA LOMBARDIA STA METTENDO IN CAMPO ALL’INTERNO DI EXPO IN MERITO ALL’OMOFOBIA. Per inciso e per completezza, a questo proposito, stiamo lavorando da tempo all’organizzazione di un incontro dal titolo “L’omofobia e le sue molte facce: istituzionale, sociale, interiorizzata” con la presenza del Prof. Ian Rivers, della Brunel University di Londra (autore di “Homophobic Bullying: Research and Theoretical Prespectives”) e del Prof. Vittorio Lingiardi, della Sapienza Università di Roma, responsabile scientifico del progetto “lecosecambiano@roma”.

In questa direzione chiudo lasciando uno spazio di riflessione per tutti e qualche domanda: ma è davvero possibile pensare di usare temi e questioni così delicate per DIVIDERE E COSTRUIRE OPPOSIZIONI INESISTENTI tra diverse anime della professione?

È sensato danneggiare la nostra immagine pubblica e INDEBOLIRCI COME ISTITUZIONE senza che vi siano evidenti vantaggi per nessuno?

CHE VALORE DIAMO AL RISPETTO DEI COLLEGHI ENTRO LA NOSTRA CATEGORIA?

Continuiamo a lavorare serenamente impegnandoci tutti, insieme, per il bene della categoria e la crescita della professione.

Je Suis Charlie - Presidio a Verona, Piazza dei Signori, ore 17.00

Lieviti aderisce al presidio "Je Suis Charlie" per commemorare i vignettisti di Charlie Hebdo uccisi da dei fanatici che non rappresentavano nemmeno la religione che professavano; come riporta il volantino allegato, "la strada da proseguire [è] quella dell'apertura e del confronto".