Matrimoni ad orientamento sessuale misto

È noto che il nostro matrimonio è "ad orientamento sessuale misto": mia moglie è bisessuale, io sono etero (per essere precisi, sono un Kinsey 1), e sono abbonato a diverse mailing-lists americane per coniugi nella nostra situazione.

Va detto che non è una situazione facile, anche perché non sempre si contrae questo matrimonio in piena consapevolezza: spesso (ed è la situazione più difficile) uno dei due era un omosessuale o bisessuale che si è procurato una copertura raggirando l'altro - e magari è stato sgamato dopo anni che conduceva una doppia vita, e dopo che sono comunque nati dei figli.

La nostra non è una situazione così triste, perché eravamo "dichiarati" e consapevoli, e la decisione di sposarci ha coinciso con quella di continuare il nostro impegno nel movimento LGBTQAI e bisessuale. Speriamo di rientrare nel 17% di coppie ad orientamento sessuale misto che dura tre anni o più dopo la "scoperta" (siamo già al secondo).

La cifra dovrebbe dissuadere dal contrarre un matrimonio simile con leggerezza, ma non far disperare dal riuscire a tenere insieme tal matrimonio - se ne vale la pena.

Ultimamente, nei gruppi di sostegno online MMOMW e MonMOM è comparsa un'interessante discussione che posso riassumere solo in modo stringato - anche per tutelare la riservatezza delle persone.

Sappiamo tutti che un matrimonio senza sesso è assai fragile, ed il problema più grosso lo hanno soprattutto le coppie in cui lui è etero e lei è lesbica; in questi casi infatti, si è riferito, spesso nasce nella moglie un'avversione verso il rapporto eterosessuale penetrativo.

La cosa più sbagliata in questi casi, a giudicare da quello che si è riferito in questi gruppi di sostegno, è forzarsi ad avere comunque questo tipo di rapporti, perché il rischio è che tale avversione diventi intrattabile. Un caso citato era quello di una donna che i rapporti riusciva ad averli (cosa per nulla scontata), ma subito dopo vomitava - alla fine ha dovuto divorziare da un marito al quale voleva comunque molto bene.

Si è riferito che ci sono tecniche sessuali che un sessuologo esperto può insegnare perché l'avversione non si ripresenti - ma prima occorre che receda, e non nutrire eccessivo ottimismo. Come capita spesso nei casi in cui un rapporto penetrativo completo è impossibile, ai coniugi è stato consigliato di non trascurare tutte le altre forme di intimità gradite ad entrambi, senza vivere la penetrazione come un obbligo.

Preciso che ho solo riferito le opinioni lette nei due gruppi di discussione: non sono infatti abilitato a dare consigli professionali - se ritenete di trovarvi in questa situazione, rivolgetevi ad un professionista per affrontarla.

Dopo la precisazione legale, viene il turno di quella psicologica. In nessuno di questi gruppi di sostegno si chiede ad una persona di cambiare orientamento sessuale: tra gli aderenti c'è una persona che ha sperimentato sulla propria pelle quanto possa essere inefficace e dannosa una terapia riparativa, anche se la sua motivazione era forte e lei ha perseverato per OLTRE VENT'ANNI, e dissuade chiunque dal commettere il medesimo suo errore. Potevo consigliarle di inviare la storia della propria vita a chi lotta contro queste terapie, e l'ho fatto molto volentieri.

Un altro gruppo di sostegno, Straight Spouse Network, che si concentra sull'aiuto ed il sostegno da offrire allo "straight spouse = coniuge etero" che si trova in questa situazione, si premura qui di avvertire che uno si deve togliere dalla testa l'idea di cambiare l'orientamento sessuale del coniuge. Non solo per l'inefficacia ed il danno che procurano codeste terapie a chi vi si sottopone, ma anche perché:
Al coniuge etero si offre un falso senso di speranza, che può portare ad un sentirsi profondamente tradito. Dalla prospettiva dei coniugi etero di partner gay, lesbiche e bisessuali, la Straight Spouse Network sostiene solo terapie e ministri che consentono agli individui gay, lesbici e bisessuali di accettarsi e scegliere le loro azioni con integrità e verità.
Si può riassumere il tutto dicendo che il matrimonio ad orientamento sessuale misto vive con i coniugi che conservano, rispettano ed apprezzano l'orientamento sessuale dell'altro. Questo va ripetuto sia agli eteronormativi (che non apprezzano gli orientamenti diversi dall'eterosessualità) che agli omonormativi (che concepiscono gli orientamenti sessuali come due categorie discrete - eterosessualità ed omosessualità - e patologizzano o disprezzano le varie manifestazioni della bisessualità).

Non tutti i matrimoni di questo tipo sopravvivono (ho già scritto quanto pochi), ma per farlo i coniugi devono ignorare questi due tipi di cattivi consiglieri (le cui visioni del mondo vengono sconvolte da queste unioni) e rendersi conto che devono personalizzare il loro mènage molto più della maggior parte delle coppie, che si accontentano di seguire il copione proposto loro.

Si è fatto notare in queste discussioni che ci sono donne bisessuali in cui l'attrazione sessuale si rivolge (soprattutto) verso un genere, e quella romantica (soprattutto) verso un altro; poiché le donne di solito danno più importanza al sentimento che al sesso, e spesso il primo in loro porta al secondo, è la direzione dell'attrazione romantica la più importante per valutare se il matrimonio con un uomo può continuare.

Si è parlato anche degli stereotipi che aleggiano sui bisessuali (chiaramente avvantaggiati in queste unioni); si è detto che esistono i "bisessuali E" ed i "bisessuali O": i primi sentono il bisogno di avere relazioni con più di un genere per sentirsi appagati (lo stereotipo vuole che siano tutti così, e nessuno sia monogamo), gli altri semplicemente non badano al genere delle persone con cui entrare in relazione (ma al carattere), e per loro la monogamia non è un problema più grave che per gli eterosessuali o gli omosessuali.

Questo ha la sua importanza in un matrimonio ad orientamento sessuale misto: molti coniugi scommettono di riuscire a mantenerlo monogamo, e questo è sicuramente più facile se il coniuge non-etero è un "bisessuale O"; altri matrimoni di questo tipo non si mantengono monogami, e lì occorre adottare i fondamenti dell'etica poliamorista: consenso e comunicazione tra coniugi, in modo che la non-esclusività sessuale sia una scelta concordata e condivisa, e non diventi il paradigma della palese slealtà.

Nelle relazioni aperte (purtroppo, pochissime sono le relazioni di cui si può giurare che sono davvero chiuse!) va fatta inoltre attenzione alle malattie a trasmissione sessuale: tutte le persone, qualunque sia il genere e l'orientamento sessuale, si devono considerare a rischio.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale