[2] Lambda Istanbul (il sito web in turco)
[3] Lambda Istanbul (la presentazione in inglese nel sito dell'ILGA)
[4] Pathologizing Identities, Paralyzing Bodies
[5] Stop Reparative Therapies & Mandatory Sex Reassignment Surgeries
[6] Report of the Special Rapporteur on torture and other cruel, inhuman or degrading treatment or punishment, Juan E. Méndez
Il 26 Giugno 2014 il gruppo iraniano [1] ha tenuto una conferenza ad Istanbul, nel quadro del Pride locale e con l'aiuto di Lambda Istanbul [2, 3] nel quale ha presentato la tremenda situazione iraniana, e soprattutto due documenti in lingua inglese [4, 5].
La cosa più orribile è il ricorso alla pena capitale; secondo [5], il codice penale distingue tra "livat = sodomia" [il termine, di origine araba, viene da Lot, il nipote di Abramo sfuggito per miracolo alla distruzione di Sodoma, secondo Genesi 19], "tafkhiz = l'uomo che pone i propri genitali tra le cosce di un altro", "mosaheqeh = la donna che sfrega i propri genitali su quelli di un'altra donna", ed altri atti omosessuali.
Nel caso della "livat", il partner passivo è invariabilmente condannato a morte; l'attivo è condannato a morte se sposato con una donna che gliela può dare ogni volta che vuole, a cento frustate altrimenti.
"Tafkhiz" e "mosaheqeh" vengono puniti con cento frustate le prime tre volte - la quarta volta c'è la pena capitale; gli altri atti omosessuali (come baci e carezze intime) sono puniti con un numero di frustate da 31 a 74.
Non so se è migliore la sorte di chi sfugge alla morte. Le autorità iraniane infatti intendono eliminare le persone omosessuali con due mezzi:
- Le terapie riparative;
- La riassegnazione chirurgica del sesso.
In Iran le terapie riparative non funzionano meglio che altrove, a giudicare dal notevole numero di persone che subiscono la riassegnazione chirurgica del sesso. Gli attivisti lamentano che le diagnosi di transessualismo sono fatte con enorme superficialità, ed il consenso che viene strappato a persone che non hanno un'identità di genere in conflitto con il sesso anagrafico, ma che hanno come unica alternativa ripetute condanne fino al patibolo, integra la definizione di "tortura" che ha dato l'ONU in [6], documento che dedica appunto dei paragrafi alle persone LGBT che sono obbligate dalle persecuzioni ad acconsentire a terapie rovinose su cui non sono state informate a dovere.
Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale