Studente gay si uccide a 21 anni.

La notizia è di alcuni giorni fa.
Non scrivo questa lettera a Simone, per il quale sono fiducioso essere ora nell'abbraccio del Padre.
La scrivo ai vivi.
Una ricerca su internet: suicida a 20 anni. L'elenco è lungo. Persone, nomi, motivi, diversi e simili. Per tutti una domanda senza risposta che angoscia. Com'è possibile uccidersi a 20 anni? Come se fare questo gesto estremo a 40, 60 o 70 anni fosse diverso.

Non penso sia per un'opinione, ma per uno stillicidio continuo di denigrazioni, che ti prendono e ti feriscono nell'anima, da parte di chi vorresti essere accolto e da cui sei invece continuamente respinto, offeso, umiliato.
Per qualche motivo, in alcuni c'è l'idea che l'altro, quello diverso, quello che non ha la tua religione, la tua provenienza, il tuo orientamento sociale o la tua idea di famiglia, sia un nemico da rendere  meno di una persona.

E quando ci si trova a non avere nessuno a cui condividere questa sofferenza?
Ricordo da piccolo quando la mamma mi vede tornare da scuola mentre cercavo di trattenere le lacrime di cui mi vergognavo e mi chiede “cos'hai?” e mi consola con quel fare che, a modo suo, comunica amore “non badarli, che si divertono a vederti stare male”. Li per li non ti rincuora come consiglio, ma solo il fatto di aver dato voce alla sofferenza che senti dentro ti fa stare meglio.

Penso che ci si uccide quando non si vede altra via di fuga da una situazione di sofferenza che non si può capire, perché la sofferenza non può essere capita, solo condivisa.
Tutti (istituzioni, associazioni, uomini e donne) dovrebbero interrogarsi su questo.

Non ci si può però fermare solo alla sofferenza.  D. Bonhoeffer, telogo luterano che visse la sofferenza nell'opporsi al regime nazista, offre una riflessione per disarmare la sofferenza generata dal disprezzo e che dovrebbe far interrogare tutti: istituzioni, associazioni, uomini e donne.

Il rischio di lasciarci spingere al disprezzo degli uomini è molto grande. Sappiamo bene di non aver alcun diritto di farlo e che ciò ci porterebbe ad un rapporto assolutamente sterile con gli uomini (...). Chi disprezza un uomo non potrà ottenerne mai nulla. Niente di ciò che disprezziamo negli altri ci è completamente estraneo. Spesso ci aspettiamo dagli altri più di quanto noi stessi siamo disposti a dare. Perché finora abbiamo riflettuto in modo così poco obiettivo sulla debolezza dell’uomo, e su quanto sia esposto alla tentazione? Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. L ’unico rapporto fruttuoso con gli uomini - e specialmente con i deboli - è l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro

Dietrich Bonhoeffer – Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere.


(Sulle prime leggi hitleriane del marzo 1933 non si registrano prese di posizione ufficiali da parte delle chiese evangeliche, queste leggi annientarono la democrazia: l'Ordinanza del Presidente del Reich per la tutela del popolo e dello Stato offrì una giustificazione per misure contro le chiese, rese possibile campi di concentramento, revocò il diritto alla libera manifestazione del pensiero, la libertà di stampa, il diritto di riunione, il segreto postale, legalizzò perquisizioni e sequestri. La legge di lesa patria equiparò l'opposizione al governo e al partito ai nemici della nazione...)