La notizia è di alcuni giorni fa.
Non scrivo questa lettera a Simone, per il quale sono
fiducioso essere ora nell'abbraccio del Padre.
La scrivo ai vivi.
Una ricerca su internet: suicida a 20 anni. L'elenco è
lungo. Persone, nomi, motivi, diversi e simili. Per tutti una domanda senza
risposta che angoscia. Com'è possibile uccidersi a 20 anni? Come se fare questo
gesto estremo a 40, 60 o 70 anni fosse diverso.
Non penso sia per un'opinione, ma per uno stillicidio
continuo di denigrazioni, che ti prendono e ti feriscono nell'anima, da parte
di chi vorresti essere accolto e da cui sei invece continuamente respinto,
offeso, umiliato.
Per qualche motivo, in alcuni c'è l'idea che l'altro, quello
diverso, quello che non ha la tua religione, la tua provenienza, il tuo
orientamento sociale o la tua idea di famiglia, sia un nemico da rendere meno di una persona.
E quando ci si trova a non avere nessuno a cui condividere
questa sofferenza?
Ricordo da piccolo quando la mamma mi vede tornare da scuola
mentre cercavo di trattenere le lacrime di cui mi vergognavo e mi chiede
“cos'hai?” e mi consola con quel fare che, a modo suo, comunica amore “non
badarli, che si divertono a vederti stare male”. Li per li non ti rincuora come
consiglio, ma solo il fatto di aver dato voce alla sofferenza che senti dentro
ti fa stare meglio.
Penso che ci si uccide quando non si vede altra via di fuga
da una situazione di sofferenza che non si può capire, perché la sofferenza non
può essere capita, solo condivisa.
Tutti (istituzioni, associazioni, uomini e donne) dovrebbero
interrogarsi su questo.
Non ci si può però fermare solo alla sofferenza. D. Bonhoeffer, telogo luterano che visse la
sofferenza nell'opporsi al regime nazista, offre una riflessione per disarmare
la sofferenza generata dal disprezzo e che dovrebbe far interrogare tutti:
istituzioni, associazioni, uomini e donne.
Il rischio di lasciarci spingere al disprezzo degli
uomini è molto grande. Sappiamo bene di non aver alcun diritto di farlo e che
ciò ci porterebbe ad un rapporto assolutamente sterile con gli uomini (...).
Chi disprezza un uomo non potrà ottenerne mai nulla. Niente di ciò che
disprezziamo negli altri ci è completamente estraneo. Spesso ci aspettiamo
dagli altri più di quanto noi stessi siamo disposti a dare. Perché finora
abbiamo riflettuto in modo così poco obiettivo sulla debolezza dell’uomo, e su
quanto sia esposto alla tentazione? Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più
per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno. L ’unico rapporto
fruttuoso con gli uomini - e specialmente con i deboli - è l’amore, cioè la
volontà di mantenere la comunione con loro
Dietrich Bonhoeffer – Resistenza e resa. Lettere e scritti
dal carcere.
(Sulle prime leggi hitleriane del marzo 1933 non si
registrano prese di posizione ufficiali da parte delle chiese evangeliche,
queste leggi annientarono la democrazia: l'Ordinanza del Presidente del Reich
per la tutela del popolo e dello Stato offrì una giustificazione per misure
contro le chiese, rese possibile campi di concentramento, revocò il diritto
alla libera manifestazione del pensiero, la libertà di stampa, il diritto di
riunione, il segreto postale, legalizzò perquisizioni e sequestri. La legge di
lesa patria equiparò l'opposizione al governo e al partito ai nemici della
nazione...)