Ho scelto un titolo ad effetto, ma ora vi spiego seriamente perché potrei definirmi "gramscisessuale".
Attualmente mi ritengo un liberale, senza però tessera, ma sono stato per otto anni (dal 1980 al 1988) iscritto al PCI, e tra le poche cose che ho imparato da quella lontana militanza c'è stato il concetto di egemonia culturale, dovuto ad Antonio Gramsci.
Il concetto mi pare utilizzabile da qualsiasi movimento politico che voglia trasformare la società con mezzi pacifici, e tra essi ovviamente c'è il movimento bisessuale. Shiri Eisner vuole una rivoluzione bisessuale, ma per realizzarla davvero occorrono gli strumenti di Antonio Gramsci.
Tra i lettori ci sarà chi si chiede: "La rivoluzione la deve fare il movimento bisessuale od il movimento LGBT* nel suo complesso?" La mia opinione (corroborata da una conversazione con Shiri Eisner) è che non sia possibile un movimento unico, ma sia necessario mantenere distinti ed alleati il movimento gay/lesbico (la Eisner lo chiama GGGG) e quelli bisessuali, trans*, ecc., in quanto tutti coloro che hanno studiato le persone bisessuali e diretto organizzazioni bisessuali affermano che oltre ai problemi comuni a tutte le persone LGBT* ci sono problemi peculiari ad ogni categoria, tra cui appunto le persone bisessuali.
La stessa Casa Bianca, organizzando per il 23 Settembre 2013 [Bi Pride - Giorno dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale] una riunione a porte chiuse dedicata ai soli problemi dei bisessuali, ammette che questi hanno delle peculiarità irriducibili alle caratteristiche generali delle persone LGBT*.
La stessa Casa Bianca, organizzando per il 23 Settembre 2013 [Bi Pride - Giorno dell'Orgoglio e della Visibilità Bisessuale] una riunione a porte chiuse dedicata ai soli problemi dei bisessuali, ammette che questi hanno delle peculiarità irriducibili alle caratteristiche generali delle persone LGBT*.
Nessuno dovrebbe scandalizzarsene: per tornare a Gramsci, nella sua analisi della Questione Meridionale lui parlava della necessità di un'alleanza, non di una fusione, tra operai e contadini, perché evidentemente riconosceva che queste due classi avevano interessi diversi da far convergere. E se uno legge attentamente lo scritto citato, si rende conto che per Gramsci non erano solo i contadini a doversi evolvere per essere all'altezza del compito - lo avevano dovuto fare prima di loro gli operai.
E Gramsci sapeva benissimo quanto pericolosi fossero anche i pregiudizi che opponevano tra loro le diverse componenti di un blocco sociale - nel medesimo scritto trovate una bella descrizione del risentimento dei contadini del sud contro gli operai del nord all'indomani della Prima Guerra Mondiale, e di come si dovette agire per disinnescarlo.
Purtroppo le persone bisessuali sono spesso vittime di pregiudizi analoghi da parte di altre persone LGBT, e non c'è ancora un Gramsci capace di risolvere il problema.
Non si può ovviamente applicare meccanicamente il pensiero gramsciano (non ha funzionato poi così bene nemmeno per instaurare la dittatura del proletariato, obbiettivo che ora aborrisco) alla realtà ed alle lotte bisessuali/LGBT, ma penso che illumini la questione da un diverso ed utile punto di vista.
Raffaele Ladu