Le diseducative ed eretiche Sentinelle in Piedi

Un mondo nel quale insegniamo ai figli l’amore e non il desiderio.

La frase citata viene da una nota del profilo Facebook delle Sentinelle in Piedi di Verona, ed è stata riprodotta in un volantino diffuso il 15 Giugno 2014 a Verona.

La frase citata lascia intendere che l'amore è il bene, il desiderio il male, e che occorre scegliere tra l'uno e l'altro; orbene, un matrimonio cattolico in cui ci sia solo l'amore e non anche il desiderio è nullo. In mancanza di desiderio, l'unione sessuale infatti è impossibile, e se quest'impossibilità è antecedente e perpetua, rende nullo il matrimonio.

Normalmente non ritengo saggia la dottrina sessuale cattolica, ma in questo caso devo fare eccezione, in quanto vi si riconosce che un matrimonio, per giovare ai coniugi, deve integrare il sentimento con la sessualità.

Un grandissimo psicoanalista, che fu presidente dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale tra il 1997 ed il 2001, Otto Friedmann Kernberg (1928-vivente), ebbe a notare che questo tipo di scissione tra sesso (cattivo) e sentimento (buono) è caratteristico delle persone in età di latenza, cioè tra i sette ed i tredici anni; lui si lamentava che la "cultura popolare" (cioè quella che propugnano i mass media, non il folklore) era tarata per persone di quest'età, e questo spiegava come mai nella maggior parte dei film hollywoodiani (pensate a "Basic Instinct") la sessualità fosse espressa solo da figure devianti, e mai dalle coppie sposate e genitoriali, pur essendo perfettamente plausibile che fosse parte importante della loro vita.

Kernberg è un ebreo ateo, ma dell'ebraismo ha mantenuto la concezione positiva della sessualità; o meglio, una concezione che impone di affrontarne l'ambiguità, ben espressa da un'aggadah riportata nel Talmud Babilonese, Ordine Mo'ed, Trattato Yoma, Foglio 69b (aramaico, inglese): a forza di preghiere, gli Uomini della Grande Assemblea erano riusciti a convincere l'Eterno ad imprigionare la tentazione dell'idolatria in una pentola di piombo fonoassorbente (perché l'Eterno non potesse udire le sue grida di aiuto e non potesse essere impietosito e convinto a liberarla - ed infatti, secondo quest'aggadah, la tentazione dell'idolatria è tuttora chiusa nella pentola).

Il successo li ringalluzzì, osarono chiedere all'Eterno di consegnar loro l'istinto malvagio, e l'Eterno li accontentò - facendo però il loro danno: senza l'istinto malvagio in libertà, neppure le galline erano più in grado di procreare.

Dopo tre giorni in cui non si poteva trovare un uovo fresco nemmeno per nutrire un malato, i rabbini cedettero e, non potendo addomesticare l'istinto malvagio (l'Eterno non lo permise), lo accecarono prima di liberarlo (possibile reminiscenza del mito di Edipo), perché non potesse fare il danno maggiore: tentare a compiere l'incesto.

Avevo già citato qui quest'aggadah per rispondere agli ebrei che sostengono le terapie riparative, osservando che i loro predecessori, quelli ivi descritti, avrebbero capito subito che non era il caso di provarle, perché il massimo che ci si poteva attendere era rendere il paziente sterile come le galline del racconto.

I redattori di quell'aggadah vollero insegnare ai loro discepoli che l'istinto malvagio è una forza dirompente, ma indispensabile alla vita, e che non si poteva semplicemente reprimere, come direbbe uno psicoanalista oggi. Lee Edelman (L'autore di No Future: Queer Theory and the Death Drive) avrebbe forse qualcosa da dire.

Ma prima ancora del Talmud, una concezione simile viene espressa nella Bibbia, così come viene commentata dagli ebrei. La preghiera fondamentale ebraica [Deuteronomio 6:4-5, Nuova Riveduta],
4 Ascolta, Israele: il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE.
5 Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze. 
(...) 
viene così interpretata dagli ebrei (Mishnah, Ordine Zera'im, Trattato Berakhot, Capitolo 9/Foglio 54a [ebraico, inglese]):
  • con tutte le tue forze = con tutto il tuo patrimonio;
  • con tutta l'anima tua = dovesse costarti la vita;
  • con tutto il tuo cuore = dedicando al servizio di Dio non solo l'istinto buono, ma anche quello malvagio.
Una persona potrebbe rispondere bruscamente e tradizionalisticamente: "Sono cristiano. Che me ne importa dell'opinione ebraica?"

Peccato che il preclaro teologo cattolico francese René Laurentin, nel suo Trattato sulla Trinità : Principio, modello e termine di ogni amore, si sia sognato di scrivere a pagina 77:
La sfida della comunione in questo mondo è che l'egoismo possessivo si converta in dono e condivisione. 
(...) 
Questa trasformazione non ha nulla di magico, né di manicheo, dove il male è solo male come il bene è solo bene. Il desiderio selvaggio è una forza viva, creata da Dio, equilibrata a livello dell'istinto, ma chiamata a realizzarsi liberamente nell'uomo, a immagine di Dio sesso: "Siate voi dunque perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni" dice Gesù in Matteo 5:48, e che "rimette a noi i nostri debiti" (Matteo 6;12) [corsivi dell'autore].
Come vedete, non solo René Laurentin ci ha fornito, forse involontariamente, con "desiderio selvaggio", una magnifica traduzione dell'espressione ebraica yetzer ha-ra', quella che ho sempre reso in questo post come "istinto malvagio" (sulla scorta dell'intellettuale ebreo americano Daniel Boyarin), ma illumina in modo abbagliante lo svarione teologico commesso dalle Sentinelle in Piedi.

Ed egli insegna ai buoni cristiani a non sottovalutare la comprensione ebraica delle Scritture: il brano citato parla della koinonia all'interno della Trinità prima e della comunità cristiana poi, ma ha splendidamente spiegato in che cosa è attuale per i cristiani il messaggio di Deuteronomio 6:5, ebraicamente interpretato.

Se non fosse ancora chiaro, cito ancora da pagina 89 del medesimo libro [corsivi sempre dell'autore]:
La Rivelazione identificherebbe allora il desiderio con il peccato? Lo considererebbe come assolutamente condannabile? Questa conclusione sarebbe eccessiva, perché lo stesso Cristo ha detto: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi" (Luca 22:15). Questo desiderio umano e temporale è solo nobilmente lodevole. È altruista. Gesù desidera questo pasto di festa e di amicizia, quale ultima condivisione, che fonda la koinonia, che egli vuole instaurare sulla terra, come pegno e parabola del banchetto celeste. 
Vedremo più precisamente nella conclusione come e perché Dio ci invita a riconvertire il desiderio in dono. (...)
Ho citato tutte queste autorità per mostrare che le Sentinelle in Piedi non fanno solo cattiva psicologia (Kernberg docet), ma si pongono completamente fuori dalla tradizione giudaico-cristiana di cui vogliono essere alfieri.

La diseducativa scissione tra desiderio ed amore, evidente in Platone e nei neoplatonici, e corollario del dualismo gnostico, è stata deprecata dai teologi cattolici del 20° Secolo che hanno cercato di riavvicinare il cristianesimo alle sue origini ebraiche e di depurarlo dalle influenze gnostiche che ha subìto.

Le due manovre (riavvicinamento e depurazione) non possono che procedere di pari passo: come disse Gershom Scholem, lo gnosticismo è "il più grande caso di antisemitismo metafisico", e molte delle critiche cristiane all'ebraismo sembrano considerare quest'ultimo la "religione del demiurgo", ed il cristianesimo quella del "pleroma".

Marcione (che esplicitò questa concezione) è tuttora più potente del Papa, e le Sentinelle in Piedi non stanno aiutando a detronizzarlo.

Avrei potuto accontentarmi di dire che il proposito di insegnare ai figli l'amore e non il desiderio celava un presupposto omofobo - ovvero l'insinuazione che gli omosessuali sono capaci solo di desiderare (perché immaturi), e che solo gli eterosessuali sanno amare (perché, sono tutti maturi?) - ma a me piace mostrare che le persone non etero e/o non cis per le Sentinelle in Piedi sono solo le pedine di un gioco più grande.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale