Testimonianza: una professoressa bisessuale ... insieme con una donna?!?


La testimonianza della Ch.ma Prof.ssa Sari H. Dworkin dell'Università Statale di California a Fresno ci è piaciuta molto per diversi motivi; innanzitutto, il fatto che una donna cambi l'identità sessuale da lesbica a bisessuale, pur continuando ad essere insieme con una donna, e ad impegnarsi nelle questioni LGBT, smentisce un mucchio di pregiudizi sulla bisessualità in un colpo solo.

Infatti la bisessualità non è certo nel suo caso la copertura dell'opportunismo di chi per debolezza lascia una donna per un uomo, non è una cosa che funziona solo a livello comportamentale - infatti, nel suo caso, nulla nel suo comportamento permetterebbe di distinguere la lesbica di ieri dalla bisessuale di oggi; e la malignità di chi dice: "Oggi bi, domani lesbica/gay" viene nel suo caso smentita, perché lei ha fatto semmai l'inverso, ed ha mostrato nel testo che ci vuole più coraggio a dichiararsi bi che lesbica/gay.

Aggiungiamo il fatto che lei è una professoressa universitaria, e di counseling, e la possibilità che né lei né i suoi colleghi sappiano leggere chiaramente in lei stessa viene esclusa: lei ha davvero un'identità bisessuale, e la bisessualità esiste davvero come identità sessuale.

Inoltre, l'articolo mostra qual fascio di identificazioni sia l'identità di una persona, e quale errore commetta chi pretenda di privilegiare una di esse sulle altre.

Ecco ora la traduzione. Buona lettura.

(inizio)

Ebrea, bi, femminista – traduzione di:

Running Head: Jewish, Bi, Fem, in a Christian Hetero World
Jewish, Bisexual, Feminist in a Christian Heterosexual World: Oy Vey!
Sari H. Dworkin, Ph.D.
California State University, Fresno
From: Dworkin, S.H. (2005). Jewish, Bisexual, Feminist in a Christian, Heterosexual
World: Oy vey!. In J. Crouteau, J.S. Lark, M.A. Lidderdale, & Y.B. Chung (Eds.)
Deconstructing heterosexism (pp. 65-70), Thousand Oaks, CA: Sage.

Ebrea, bisessuale, femminista in un mondo cristiano ed eterosessuale: Oy Vey!

Introduzione

Nell’Agosto 1985 avevo appena finito il mio internato approvato dall’American Psychological Association = Associazione Psicologica Americana (APA), e stavo per cominciare il mio primo lavoro accademico come educatore al counseling. Eccitata ed impaurita, lasciavo un ambiente conservatore, cristiano fondamentalista ed agricolo per uno stato liberale e progressivo. Con mia sorpresa, l’università in cui intendevo iniziare una lunga e fruttuosa carriera era anche una delle poche aree conservatrici, cristiano-fondamentaliste, agricole della mia nuova patria progressista e liberale. Ancora una volta i predicatori cristiani fondamentalisti usavano le aree esterne in cui si radunavano gli studenti per predicare su ciò che Dio considera morale ed immorale. Ancora una volta mi sono trovata ai margini come membro della facoltà ebreo, femminista e lesbico (a quell’epoca). Fu difficile decidere quale identità fosse la più sicura con cui saggiare le acque. Mentre il mio curriculum vitae aveva elencato tutte le divisioni professionali di counseling e le organizzazioni psicologiche gay e lesbiche a cui appartenevo, non avevo iniziato un programma di redazione di testi magistrali, cosicché la mia identità sessuale e/o le mie sensibilità non erano del tutto evidenti. L’università aveva un Women Studies Department = Dipartimento Studi sulle Donne e subito stabilìi lì dei legami. L’identità femminista fu la prima a fare “coming out” nel mio nuovo ambiente accademico. Certo, una parte dell’ideologia femminista è l’apertura verso tutte le identità sessuali, così non mi ci volle molto per fare il “coming out” come lesbica, oltreché come femminista.

Questa narrazione esplora il mio viaggio attraverso la mia prima ed unica posizione accademica che ho avuto dal completamento del mio dottorato. Inizia nel 1985 ed arriva ad oggi. Si esplora la fluidità della mia identità sessuale così come la fluidità della mia identità ebraica. Sono passata da lesbica a bisessuale, e dall’ebraismo conservatore a quello riformato ed a quello laico-umanistico. Crescendo come un’ebrea conservatrice, trovavo la loro mancanza di convalida di un’identità eterosessuale fastidiosa, e decisi di unirmi ad un tempio riformato nella città in cui avevo la mia posizione accademica. Quest’identità slittò nuovamente quando mi resi conto che, mentre l’ebraismo era per me importante dal punto di vista etnico e culturale, io non credevo in Dio. Ora sono parte del movimento ebraico piccolo, ma esteso internazionalmente, laico-umanista, sebbene  io appartenga anche al tempio riformato. Non ci sono altre opzioni (nella mia attuale comunità) per collegarmi a livello personale con altri ebrei.

I primi anni (1985 - 1990)

Gli student lesbici e gay (LG) mi chiesero di diventare un consigliere di facoltà per la Gay, Lesbian Student Alliance = Alleanza Studentesca Gay e Lesbica (GLSA) che stavano formando. Allo stesso tempo, l’organizzazione affiliata all’American Counseling Association = Associazione Americana di Counseling (ACA – all’epoca era chiamata American Personnel and Guidance Association = Associazione Americana per il Personale e la Guida), l’Association for Gay/Lesbian Issues in Counseling = Associazione per Gay/Lesbiche nel Counseling, e l’associazione affiliata all’American Psychological Association (APA), la National Association for Lesbian and Gay Psychology = Associazione Naionale per la Psicologia Lesbica e Gay, chiesero la mia attiva partecipazione. I miei scritti magistrali, un requisito per far parte della facoltà, cominciarono a concentrarsi sulle questioni lesbiche e gay nel counseling e nella psicologia.

La mia prima crisi fu con la GLSA. Il gruppo finì nelle cronache locali quando al suo chiosco informativo fu dato fuoco, il KKK accerchiò il campus durante una conferenza regionale studentesca lesbica e gay tenuta lì dentro, ed alcuni studenti tentarono di far partire un gruppo studentesco antigay-lesbico. Io ero ora la lesbica più visibile nell’area di Fresno, e fino a quel momento ancora senza cattedra all’università. Trovavo sulla porta del mio ufficio degli opuscoli cristiani. Una studentessa mi chiese di pregare con lei, e non pregò solo che io abbandonassi “l’omosessualità”, ma anche il mio ebraismo, in quanto ella sperava che io “accettassi Gesù come il mio salvatore”. Il preside del mio dipartimento mi informò che stavano ricevendo richieste di espellermi. Mentre, pubblicamente, la facoltà mi sosteneva, il mio fascicolo per Retention, Tenure, Promotion = Conferma, Cattedra, Promozione (RTP) fu messo in discussione. Fu proposto che io togliessi dal fascicolo tutte le prove del lavoro professionale e magistrale fatto sui problemi gay e lesbici. Mi rifiutai. Oltre ai problemi con il mio fascicolo RTP, alcuni studenti di counseling (specialmente quelli con fortii credenze religiose cristiane) cominciarono a mettere in discussione la mia credibilità a causa della mia forte posizione di affermazione LG. L’unica parte della mia identità che non fu messa in discussione fu il mio femminismo ed il mio lavoro sia con il Women Studies Department che con il Women’s Resource Center = Centro Risorse delle Donne. Sopportai la crisi consultandomi con un membro di facoltà apertamente lesbico che mi consigliò di avere fiducia che le commissioni universitarie facessero la cosa giusta. Il suo lavoro e la sua fama internazionale erano stati più volte ricompensati dall’università. Mi fidai del suo consiglio, e non mi furono negati né la promozione né la cattedra. A dire il vero, ricevetti sia la cattedra che la promozione in anticipo.

Gli anni intermedi (1991 - 1998)

Il clima al campus si calmò un po’. La GLSA ricostruì il suo chiosco, fece dei programmi educativi e di comunicazione, molti dei quali si concentravano sulla crisi dell’AIDS. Accadevano di frequente degli incidenti antigay/antilesbici, ma non così seri come nei primi anni. Divenni il “token representative = rappresentante unico designato” di tutti i gay e lesbiche. L’essere continuamente chiamata ad unirmi a commissioni universitarie e della comunità locale, a tenere presentazioni e seminari, ad aiutare gli studenti che dovevano scrivere sui problemi lesbici/gay, si aggiungeva ad un lavoro in facoltà già impegnativo. Nei miei corsi facevo il coming out, provocando reazioni non sempre favorevoli che spesso si ripercuotevano sulle valutazioni degli studenti alla fine dei semestri. Il programma di facoltà mi incoraggiò a sviluppare un corso sulla terapia affermativa gay/lesbica. Ogni volta che io insegnavo in questo corso, uno o due studenti mi mettevano in discussione accusandomi di opinioni parziali e di forzarle su di loro. Per fortuna la facoltà sosteneva la mia posizione affermativa. Il corso fu interrotto a causa di tagli al bilancio che consentivano di insegnare solo i corsi fondamentali. I miei scritti magistrali sulle questioni gay e lesbiche comprendevano articoli di giornale, capitoli di libri, la cura di un libro, e molte presentazioni e conferenze professionali. Tutto questo entrava nel mio RTP senza problemi, via via che salivo di rango accademico. Inoltre, cominciai una pratica privata che fu una delle pochissime pratiche psicoterapeutiche della zona che si rivolgeva a gay, lesbiche, bisessuali e poi trans gender, così come a quelli colpiti dalla crisi dell’AIDS.

Eppure, dopo cinque anni, ed anche dopo quando erano disponibili altre persone, i media locali spesso si affidavano a me per intervenire su qualsiasi cosa emergesse, localmente o nazionalmente, sulle questioni gay e lesbiche. Una delle più grandi notizie in questo periodo fu il primo Pride Gay e Lesbico locale. Mi fu chiesto di essere una dei Grandi Marescialli di questo corteo, suscitando nella mia partner tanta paura e costernazione. La mia partner aveva paura che il KKK si sarebbe presentato al Pride e mi avrebbe sparato. Per fortuna non mi hanno sparato, anche se il KKK era lì in alta uniforme, così come alcuni gruppi cristiani che sono contro l’”omosessualità”. Gay e lesbiche sia nel campus che nella comunità facevano il loro coming out.

La mia identità femminista non si è mai dimostrata un problema. Fu la mia identità ebraica a crearne alcuni. La parte ebraica della mia identità faceva sì che ogni tanto degli annonimi lasciassero alla porta del mio ufficio libri e pamphlet sulla religione cristiana. All’interno della locale comunità ebraica nascevano spesso dei problemi che riguardavano il rapporto tra la separazione della chiesa dallo stato e le scuole pubbliche locali, ed io la sostenevo in queste questioni. Per esempio, i membri della comunità ebraica organizzarono dei raduni per protestare contro gli attivisti fondamentalisti cristiani, che, con la scusa di gestire dei doposcuola innocui o benefici, stavano cercando in realtà di convertire i ragazzi delle scuole pubbliche al cristianesimo fondamentalista. I problemi che avevo a proposito dell’ebraismo con la comunità ebraica locale nascevano dalle mie credenze sinistresi sulla necessità di uno stato palestinese e che Israele lasciasse i territori occupati. Io parlai contro la politica del governo Sharon di demolire le case palestinesi quando c’erano dei sospetti terroristi. Venire etichettata come un’ebrea antisemita fu doloroso, ma non tanto insolito, per le politiche pro e contro Israele.

Il clima attuale (1999 – oggi)

Un’identità non etero non sembra più un problema. Mi resi conto di questo profondo cambiamento verso il 2000, quando le commissioni scolastiche ed universitarie riconobbero apertamente la mia identità ed i problemi che mi interessavano. Continuano a chiamarmi a rappresentare la prospettiva LG, bisessuale (B) nelle commissioni, parlare ai corsi nel campus, lavorare con gli studenti che svolgono programmi nel campus che scrivono sulle questioni LGB, ed essere in generale disponibile al lavoro in quest’area. Altri docenti e studenti hanno fatto il coming out, facendomi uscire in parte dalla condizione di “token” e rappresentante dell’intera comunità, dandomi spazio per distribuire le responsabilità.

Anche i distretti scolastici locali sono più aperti alle questioni LG, anche se questo non è merito del mio attivismo. Uno studente gay, con l’aiuto dell’ACLU, citò in giudizio un distretto scolastico per non averlo protetto contro le molestie. La decisione in quel caso costrinse i sistemi scolastici locali a fornire addestramento alla sensibilità sulle question LGB. Uno dei licei ha creato un gruppo LGB. I docenti e gli studenti LG dell’università e  dei sistemi scolastici locali ci stanno aiutando con l’addestramento necessario. Di nuovo, non sono più l’unica ad essere chiamata quando serve quest’addestramento.

Anche il clima attuale nel nostro Counselor Education Program = Programma di Educazione al Counseling mostra il riconoscimento di quello che sono e di ciò in cui credo. Gli studeni che provengono da contesti fortemente conservatori e cristiano-fondamentalisti stanno alla larga dai miei corsi, pensando che questo sia il modo di evitare di discutere dei problemi del counseling LGB. Però anche altre facoltà coinvolte nel Counselor Education Program insegnano la terapia affermativa LGB, così non temo che gli studenti che stanno alla larga dai miei corso non ricevano il giusto addestramento.

Nel 1992 la mia identità sessuale cambiò da lesbica a bisessuale, e tentai di essere molto aperta in questo, ma poche persone sembrarono capaci o disponibili ad accettarlo. Per molte persone (sia eterossessuali che LG) la bisessualità non esiste e l’identità sessuale non cambia. Nel 2003, questo è ancora un problema per me. Sono sempre costretta a precisare che sono bisessuale, non lesbica. La mia relazione con una donna rende ancora più difficile per le persone pensare che ho un’identità non lesbica. Non solo affermo che l’identità sessuale è un continuum (ed anche altri docenti non-LGB di counseling lo affermano), ma sono anche l’unico docente del Counseling Education Program a discutere delle questioni trans gender. Molti miei colleghi non sanno nemmeno che vuol dire questa parola. Questo è in contrasto con il Women Studies Departmen, in cui le questioni trans gender sono state inserite nel curriculum.

La mia identità ebraica continua ad essere un problema. Io continuo a ricevere brochure e biglietti che cercano di convertirmi al cristianesimo. La comunità ebraica locale ha tuttora dei problemi con la mia aperta opposizione alla guerra con l’Iraq e la mia opposizione alle politiche di Sharon in Israele. Ed il rabbino ha dei problemi con le mie convinzioni atee.

Decostruire l’egemonia eterosessuale e Cristiana nell’Accademia

Il mio viaggio in academia è stato un viaggio di lotta contro le norme eterosessuali e cristiane dell’accademia così come in tutti gli USA. Questa è stata per me una lotta più grande che contro il sessismo. La prima lotta implicava il riconoscimento che il continuum dell’identità sessuale comprende lesbiche e gay. L’università dovette riconoscere le mie ricerche ed i miei scritti ed attribuire a codeste attività gli stessi meriti che riconoscevano alla ricerca ed agli scritti in altre discipline accademiche. Molti professionisti del counseling LGB nell’accademia stanno combattendo la medesima lotta.

Una volta che il mio lavoro fu riconosciuto e valuato, la difficoltà che continua ad esserci ha a che fare con il mio essere stata designate la portavoce sulle questioni LGB (ed ora transgender). In modo simile a quello che accade con i docenti di minoranze etniche e razziali, il carico di lavoro davvero cresce per i professionisti del counseling LGB quando sono visti come gli unici portavoce per le questioni LGB. Stanca dover continuamente costringere la gente a cercare la diversità in questioni più ampie di quelle di genere ed etnico-razziali.

Quando ho fatto il coming out come bisessuale, io iniziai a lottare non solo con l’eterosessismo dell’accademia e della comunità, ma anche con la bifobia della comunità LG, che spesso si rifiutava di riconoscere l’esistenza della bisessualità. L’aver cambiato identità sessuale provenendo da un’identità lesbica ad una bisessuale mise a disagio molte persone. La possibilità che per alcune persone l’identità sessuale possa essere fluida e flessibile è una minaccia. I professionisti del counseling che cambiano identità sessuale sono visti come sospetti. Molte persone LG si aspettano che i bisessuali le tradiscano accaparrandosi il privilegio eterosessuale. La fluidità dell’identità sessuale minaccia inoltre di smentire l’argomento politico per cui le persone LG non possono cambiare la loro identiità. Per gli eterosessuali questo significa che anche loro potrebbero incontrare una persona del loro genere, innamorarsene, e magari cambiare identità sessuale. Affermare un’identità bisessuale mi ha lasciato solo il sostegno della comunità femminista. La vita ai margini può essere molto solitaria, ed i professionisti del counseling devono riconoscerlo.

La presunzione cristiana crea inoltre dei problemi per i professionisti del counseling che non sono cristiani. Oltre all’eterosessismo ed alla bifobia, ho dovuto pure trovare un modo di gestire la percezione che ognuno dovrebbe essere cristiano e che questa è una nazione cristiana. Nei primi tempi, avere degli studenti che pregavano per me sembrava innocuo. Ma questo cambiò presto quando compresi che questo non era un gesto di sostegno, ma un altro tentativo di cambiarmi in quello che consideravano normale ed accettabile. Coloro che avevano dei problemi con le mie identità potevano amare il peccatore (la mia identità sessuale) ma non il respingere Gesù Cristo come il salvatore (l’identità ebraica). Le brochure, i libri ed i biglietti lasciati alla porta del mio ufficio mi facevano arrabbiare. Molto di questo materiale veniva dagli studenti di educazione al counseling. Lo so perché talvolta lo ammettono nei diari che in alcuni corsi è obbligatorio tenere. Questo accade ancora ed i professionisti non cristiani debbono essere coscienti che decostruire l’eterosessismo implica decostruire l’assunto cristiano della nostra nazione.

Alla fine, talvolta anche la comunità da cui potresti esigere sostegno può respingerti. Per me era la comunità ebraica, ed il loro rifiuto delle mie credenze sia politiche che atee. I professionisti del counseling devono trovare una base di sostegno. L’ho fatto cercando dei singoli ebrei, nella mia comunità e sul web con cui condivido le opinioni.

Conclusioni

I professionisti del counseling devono ricordare che l’identità è complessa. Pochi di noi si percepiscono come di un’unica identità in ogni momento e situazione. In diversi momenti emergono diversi aspetti delle nostre identità. I professionisti del counseling portano la loro costruzione dell’identità agli studenti di counseling a cui insegnano. È nostro dovere essere onesti su quello che siamo (un valore professionale) e perciò fare di noi dei modelli, quando possibile, di decostruzione dell’eterosessismo. Io sono fuori dal mainstream, al margine, come donna, ebrea, e bisessuale. Nei miei corsi sono visibile in tutte le mie identità. Per alcuni sono un buon modello, per altri una minaccia. Il mio stesso essere costringe gli altri, compresi gli studenti di counseling, a decostruire il potere ed il privilegio che viene dall’essere maschio, bianco, eterosessuale e cristiano. Questa è stata la mia vita nell’accademia e nella comunità in cui vivo.

(fine)

Raffaele Ladu