Il 3 Agosto 2014 è stata pubblicata su l'Arena la lettera "Famiglie : Il vescovo fa bene" a firma di Patrizia Stella, a cui rispondiamo in quanto, essendo noi un'associazione di bisessuali, pansessuali e queer, che ha per giunta criticato sia l'iniziativa del vescovo cattolico Zenti di rivolgere un appello agli alpini in congedo, che l'approvazione dell'OdG 426/2014, ci sentiamo chiamati in causa.
Ripetiamo quello che abbiamo già scritto qui: paragonare la famiglia alla patria è controproducente per il vescovo, non per noi, perché Ernest Renan aveva già chiarito nella famosa conferenza Che cos'è una nazione del lontano 1882 che non esistono patrie naturali - quindi, il vescovo ci autorizza a dire che non esiste la famiglia naturale. L'OdG 426/2014 perde perciò ogni significato.
Patrizia Stella ha ogni ragione di deplorare la solitudine come condizione comune dell'uomo contemporaneo, ma non rammenta una cosa nota da due millenni e più: le persone non sono sole per quello che manca loro fuori, ma per quello che manca loro dentro.
Nessun tipo di famiglia può provocare la solitudine, nessun tipo di famiglia può curare la solitudine. Ed infatti gli psicologi sconsigliano di sposarsi solo perché ci si sente soli - perché il rischio grave è di portare la solitudine dentro il matrimonio anziché curarla.
Quello che Patrizia Stella dice delle famiglie non eterosessuali quindi non è solo inesatto, ma anche non pertinente.
Per quanto riguarda il diritto della famiglia ad educare i figli, penso che sia istruttivo leggersi l'Articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo:
1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.
È falso dunque che "la scuola statale comunale deve insegnare a leggere, scrivere e far di conto ... tutto il resto non le compete".
L'ONU afferma infatti ben altro, ed il fatto che il comma 2 preceda il comma 3 significa che il primo prevale sul secondo: i genitori non possono vietare che nelle scuole si insegni a non discriminare, e le autorità nemmeno - tant'è vero che gli ultimi due articoli della medesima Dichiarazione recitano:
Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e la libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
Articolo 29
1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.Questo non è totalitarismo, è libertà e democrazia.
Per quanto riguarda l'educazione sessuale, esiste una sessualità infantile, che si manifesta già dai primi anni di vita, e non scompare perché gli adulti decidono di fingerne l'inesistenza; rifiutarsi di fornire educazione sessuale ai fanciulli significa renderli incapaci di capire quello che provano, con due seri rischi.
Il primo è che i bambini attacchino i loro compagni che percepiscono come "diversi", in quello che si chiama "bullismo" omofobico, bifobico, transfobico; il secondo è che siano i pedofili ad approfittare dell'ignoranza di tutti i bambini, e dell'emarginazione di alcuni (ne abbiamo parlato qui).
Raffaele Ladu
Tesoriere di Lieviti - Bisessuali, pansessuali e queer
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale