Il tomismo contro i cristiani LGBTQAI

Dopo l'articolo di ieri sui cristiani LGBTQAI celibi, ho trovato quest'articolo di Bob Shine che avverte che le cose non sono per niente semplici.

Bob Shine attira infatti l'attenzione su quest'articolo di Katie Grimes, in cui lei, rispondendo ad un'intervista concessa da Eve Tushner, una lesbica americana di famiglia ebraica secolarizzata convertitasi al cattolicesimo a 20 anni (i miei più sinceri auguri), ad una pubblicazione gesuita, avverte che il tomismo, cioè la filosofia e teologia di San Tommaso d'Aquino, tuttora (e per il futuro prevedibile) fondamentale per la chiesa cattolica, non permette di cavarsela semplicemente dicendo "non ho rapporti lesbici".

Infatti, per Katie Grimes essere lesbica significa non solo ammettere di desiderare sessualmente le donne, ma anche accettare questo come parte della propria identità. Se però per una donna avere rapporti con un'altra donna è peccato, il desiderarli non è conforme alla virtù come descritta da San Tommaso; si può ammettere che una donna non abbia colpa di codesti desideri, ma dal momento che li accetta fa una scelta sbagliata.

Katie Grimes conclude quindi che il dovere tomistico di chi ha questo genere di attrazione non è di accettarla, ma di respingerla con ogni mezzo. Il compromesso proposto da molti cristiani LGBTQAI, cioè accettare la propria omosessualità o bisessualità, ma vivere celibe, non è quindi teologicamente sostenibile, se non si cambia radicalmente la concezione cattolica dell'omosessualità (come appunto vorrebbe la Grimes).

Non sono un tomista, e non so se si possa rispondere a Katie Grimes; la mia opinione di laureato in psicologia (e la mia esperienza di persona che ha vissuto da celibe obbligata per molti anni) è che una simile lotta contro la propria sessualità non si può vincere. Il celibato è una vocazione, non un'imposizione.

Katie Grimes ha dovuto rispondere con un altro articolo alle obiezioni di chi diceva che il lesbismo non si può ridurre alla componente sessuale (è l'opinione di Adrienne Rich che ho citato ieri) - la sua opinione è che un lesbismo senza attrazione sessuale non ha senso.

Devo ringraziarla comunque per un utile articolo che confuta il paragone che molti omofobi americani fanno tra omosessualità ed alcolismo. I punti principali sono:
  • Non si può diventare alcolizzati senza aver bevuto almeno una volta, ma anche chi è vergine sa se è omosessuale;
  • L'alcolismo rovina la vita, l'omosessualità no;
  • Si può bere in modo moderato e moralmente lecito, ma la moderazione nell'avere rapporti omosessuali non li rende leciti. 
Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale