Se la modernità è liquida,
l'identità sessuale si fa fluida: aperta a ogni possibilità. Etero, gay?
Superati. Il mondo si scopre bisessuale. Anzi, "flexisexual":
insofferente a limiti e barriere
di Roselina Salemi
La
bisessualità è un’opinione? Una trasgressione?
Un’inclinazione? Frutto dell’incertezza - come la vede Pedro Almodóvar - o
forma di par condicio, impazza sulle pagine della stampa internazionale. Il
“New York Times” avvia un dibattito che spazia dalla “teoria queer” (secondo cui l’identità sessuale è costruita socialmente) al
post-femminismo con autorevoli interventi del movimento Lgbt (Lesbiche, Gay,
Bisessuali, Trans). Il “Nouvel Observateur” registra l’attitudine “bi-cool” delle ragazze francesi (vedere il sito Bi’cause). Sull’“Express”
quindici-venticinquenni si chiedono perché mai scegliere e decidono di
esplorare una terza via, all inclusive.
Alla fine si arriva alla nostra “posta del cuore”:
tale Valentina confida l’attrazione per una massaggiatrice alla sessuologa
Marinella Cozzolino, sul settimanale “Effe”: «È successo qualcosa di strano e
inaspettato, visto che ho sempre pensato di essere etero (ho 35 anni, un compagno e un figlio). Insomma, mi sono eccitata.
Sentire le sue mani calde lungo la schiena e sfiorare i glutei mi dava una
sensazione di enorme piacere e ammetto, se fosse scesa più in basso, non
l’avrei fermata. Per tutto il giorno mi è rimasta una gran voglia di fare
l’amore. Sono
bisessuale?». La dottoressa risponde, rassicurante: «La
sessualità non ha schemi, non ha regole, non ha nomi. Se ci rifletti, capisci
da sola che non ti cambia niente sapere se sei etero, omo o bi. La sessualità
ci rende capaci di sperimentare emozioni diverse e incredibili».
Se gli americani valutano che il 2-6 per cento della popolazione mondiale sia
bisex e la sondaggistica inglese e francese fissa intorno al 20 la percentuale di
donne disposte a sperimentare”, da noi non esistono
studi sui bisex né analisi statistiche, salvo un’Istat del 2012. Tra gli intervistati,
un milione si è dichiarato omo o bi, altri due milioni hanno ammesso di aver
provato innamoramento
o attrazione, o di essere andati a letto, con persone dello
stesso sesso. Per Paolo Valerio, professore di Psicologia clinica
all’Università Federico II di Napoli e presidente dell’Osservatorio Nazionale
Identità di Genere (Onig), due milioni sono solo la punta dell’iceberg. «Di tutto quello che si agita sotto la superficie della “normalità”
possiamo avere un’idea leggendo i dati che riguardano il cybersex, che in
Italia è al terzo posto nelle fonti di pubblicità sul web. Lì puoi essere
bisessuale e trisessuale, uomo, donna o quello che vuoi». Umberto Veronesi,
scienziato ed ex ministro della Salute, aveva portato lo scompiglio già nella
sonnolenta estate del 2007 profetizzando un futuro bisex per tutti. In sintesi: la specie umana si va evolvendo verso un “modello unico”,
le differenze tra uomo e donna si attenuano, il sesso non è più l’unica via per
procreare. È l’evoluzione naturale della specie, che prenderà consistenza fra
due o tre generazioni.
Dobbiamo accettare l’idea di vivere una lunga transizione che rende sempre più
labili le frontiere. Per le basi teoriche dello sconfinamento va letto “Sexual
Fluidity: Understanding Women’s Love and Desire” di Lisa Diamond, accreditata
docente di psicologia all’Università dello Utah. L’identità sessuale può
cambiare diverse volte nel corso della vita, si è attratti dalla persona e non dal genere, il desiderio non ha
regole rigide, per cui benvenuti nell’era della fluidità. Piccola nota: le
donne sono esploratrici spregiudicate e disponibili, gli uomini continuano a
proclamarsi fieramente etero anche quando hanno relazioni con trans.
L'ESEMPIO
DELLE CELEBS
Il mondo delle it-girl, un mix di musica, cinema e moda, è impregnato di
pragmatismo. Perché mettere limiti all’attrazione? O nasconderla? Rita Ora (ex Bruno Mars, ex Rob Kardashian) e Cara Delevingne (ex Harry Styles degli One Direction), una cantante, l’altra top model,
si sono fidanzate e hanno postato tenere foto su Twitter. Rita ha confermato a
"The Sun": «Cara è mia». Cara l’ha chiamata “mogliettina” ma poi si è
fatta vedere avvinghiata a Michelle Rodriguez. Kristen Stewart dopo Robert Pattinson è andata in giro con Tamra Natisin, gay
dichiarata e assistente di Katy Perry, la madrina del “kissing girl”, che canta
“Stanotte ho baciato una ragazza e mi è piaciuto”. Avvistate insieme, vestite
da maschiacci, hanno fatto strillare al “National Enquirer”: tra loro c’è una
storia. Lindsay
Lohan ha avuto una vagonata di uomini e una sola
fidanzata importante, Samantha Ronson. Da etero, si è dichiarata bisex e poi
straight. Ancora più elastica Maria Bello (attrice di “History of Violence” e “The Company Men”) che ha un figlio
di 12 anni: rivelando la lunga storia d’amore con la sua migliore amica sul NYT, si è definita una “whatever” (“qualsiasi cosa”).
Il termine “Flexisexual” serve, se non altro, a mettere ordine tra le varianti sentimentali.
Tante. Donne che amano altre donne, ma a un certo punto decidono di sposare
uomini specialissimi: è il caso di Amber Heard e Johnny Depp, ma anche di Chirlane McCray, attivista lesbica, oggi moglie del
sindaco di New York Bill de Blasio. Donne che hanno avuto il loro momento di
confusione (Megan Fox: «A 14 anni mi ero innamorata di una stripper russa
di nome Nikita») ed è passato. Donne che si baciano per il gusto della
provocazione: Sandra Bullock e Meryl Streep, Madonna e
Christina Aguilera. Lo stile flexi è un ombrello piuttosto ampio. La versione
di Drew
Barrymore: «C’è sempre un innamoramento fisico nella più
profonda amicizia femminile». La versione di Cameron Diaz: «Prima o poi capita
a tutte di essere attratte sessualmente da un’altra donna». Alla ricerca della
definizione giusta c’è chi parla di “lesbo light”, o di “Generazione B” (sta per B-sex o amBigua), ma insomma, se
due ragazze si baciano non è detto che siano gay.
Capita. Anna Paquin, eroina di “True Blood”, ha ammesso di essere bisex nel
2010, però ha sposato Stephen Moyer ed è diventata mamma di due gemelli. Cambiato
idea? Per niente. Era e resta Bi. «Mi piacciono uomini e donne: il sesso non è
determinante nella scelta del partner». Viva la sincerità. Copione identico per
la pallida Evan Rachel Wood, ex di Marilyn Manson e moglie di Jamie Bell, che
confessa una cotta per Milla Jovovich. “Esquire” le chiede: «Hai relazioni con
delle donne?», lei risponde: «Certo, e sono io la più maschile, quella che
vuole il controllo. Non credo ci sia niente di anarchico nella bisessualità. Sono in contatto con me stessa e con ciò che mi rende felice. Da che
mi ricordo, sono così». Non si tratta di novità assolute. Nella sua
autobiografia Marianne Faithfull, cantante, musicista, ex compagna di Mick
Jagger negli anni Sessanta, confessa di aver avuto una girlfriend, la bella e aggressiva
Anita Pallenberg. Differenza sostanziale: prima era proibito,
adesso è cool. Bi Cool.
PROBLEMA
BISEX
C’è un problema, però: «I bisex stanno antipatici quasi a tutti, tanto da far parlare di bifobia», spiega
Paolo Valerio: «I gay rivendicano la vita di coppia, chiedono di sposarsi e
adottare bambini. I trans affrontano dolorose operazioni per diventare uomini o
donne e avere un altro nome sulla carta di identità: invece di intervenire
sulla società per farsi accettare, intervengono sul corpo. In un mondo che
vuole tutto bianco o nero, i bisex rappresentano le zone grigie, o meglio
ancora, arcobaleno. Vanno dove li porta il desiderio, non accettano etichette e questo spaventa. Ma dobbiamo prendere atto del mutamento. Due sole
caselle, maschio e femmina, etero e omo, sono limitanti. Il transgenderismo è il
futuro della specie umana». La bandiera
dell’orgoglio bisessuale esiste già. L’ha disegnata nel 1998 Michael Page. La
striscia in alto, magenta, rappresenta l’orientamento omosessuale, la blu,
quello etero. La terza più piccola, al centro, di colore viola, indica l’unione
tra le due.
A sventolarla sono pochi, almeno per ora, in Italia. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente si è definito bisex, ma cattolico («perciò
se mi sposo sarà con una donna») nel 2000, Daniele Capezzone nel 2006, quando era presidente della commissione Attività produttive
della Camera. Alessandro
Cecchi Paone ha dichiarato la propria
“omoaffettività” nel 2004, e la bisessualità poco
dopo, prima del coming out gay. È stato lui un paio d’anni fa a rivelare
l’esistenza di un calciatore bisex nella nazionale azzurra: si è scatenato un
pollaio. Luca
Calvani, naufrago dell’“Isola dei Famosi”, parla di un suo
lato femminile forte. «Meglio quello che evasore fiscale. Mi è capitato di
guardare uomini e di interrogarmi, alcuni mi hanno affascinato. Come umani
siamo infiniti. Posso avere provato esperienze insolite, esser stato a letto
con chi mi pare, ma ogni cosa l’ho fatta per amore». Naike Rivelli ha raccontato senza problemi la sua prima storia con un’attrice: «È
durata tre anni, in mezzo alle relazioni con due uomini». Gianna Nannini si è definita polisessuale prima che Lisa Diamond coniasse il termine flexisexual. Rifiuta il termine bisex: le sembra di escludere “un sacco di gente”.
Paolo Valerio le darebbe ragione.
CHE
COSA PENSANO GLI ADOLESCENTI
Psicologi, psichiatri, esperti di neuroscienze invocano un nuovo
rapporto Kinsey ma, in attesa di approfondimenti,
tra i ragazzi delle scuole superiori proclamarsi bisex è quasi automatico e in
qualche modo obbligatorio. «Altrimenti sei antica», racconta Ester, diciottenne
siciliana, bruna, bellissima, corteggiata «più dalle ragazze che dai ragazzi». Ci pensano la musica e
la moda a rendere seducente l’idea. La clip di Rihanna
e Shakira, con languide atmosfere bordo piscina, induce in tentazione. La
pubblicità di Miu-Miu con Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, che replica in
versione light le atmosfere lesbo del film “La vie d’Adèle”, vincitore della
Palma d’Oro 2013 a
Cannes, ha fatto un certo scalpore. Dice la psicologa Stefania Andreoli,
presidente dell’associazione Onlus “Alice”, specializzata in questioni
adolescenziali: «La bisessualità sta diventando la bandiera di un’avanguardia
generazionale che si definisce bi-curious e si incontra su Tumblr, piattaforma
di microblogging che meriterebbe uno studio a parte. Se non sei Bi, sei fuori. Ho l’impressione che sia in atto una reazione controfobica agli
stimoli di natura erotica e sessuale a cui maschi e femmine vengono esposti da
quando sono nati. È come se dicessero: ci avete spinti a essere noi stessi? A
esprimerci? Lo facciamo anche così. I ragazzi ci sfidano. Sperimentano. E molte
famiglie sono preoccupate dalla bisessualità, vista come perversione. Chiedono: mia figlia è
malata?». Martina, 16 anni, provvista di fidanzatino
regolamentare, è finita in terapia. La madre l’ha scoperta a baciarsi con
un’amica in camera sua e l’ha mandata da una “strizza” per chiarirsi le idee,
avendo in cambio una reazione di sbalordimento: «Cosa vuoi che sia, mami? Non
ti preoccupare, sono normale, avrai i nipotini quando sarà il momento». «Io
sono contraria alla terapie “riparative”», precisa Stefania Andreoli: «Di che
cosa ci scandalizziamo? I reality insegnano che chiunque può diventare
qualsiasi cosa, e i ragazzi applicano il modello alla sessualità. Abbiamo
raccontato bugie, insegnato loro che i sentimenti sono precari. Alcuni vengono
da situazioni non proprio classiche, come un padre ultracinquantenne
giovanilista che ha rottamato la moglie per una coetanea della figlia e va a
ballare latino-americano, la madre magari è una Milf (da “Mothers I’d Like to
Fuck”, cioè una “madre che si vorrebbe scopare”) leopardata… Non scherziamo.
L’Italia è l’unico paese che non ha abbastanza programmi di educazione
all’affettività e al sesso».
LE
STORIE
Da questo universo variegato, tra colte citazioni di Marcuse, di Foucault e
della sua imperfetta, ma acuta “Storia della sessualità”, emerge la solitudine, lo
spaesamento e la disarmonia delle vite comuni. Con una costante: il timore di una bisessualità “del sabato sera”. In
Glee, serie di culto, Queen (Dianna Agron) è un’etero-curiosa che si gode la
vita. Il popolo Bi vero ha un approccio più problematico. Marta, 26 anni, è
rimasta colpita da un articolo in cui si diceva che il 14% dei dipendenti della
filiale italiana Ikea si dichiara queer. «Mi pare stia diventando
una moda. Dire “sono bisex” non solo raddoppia le tue
chance il sabato sera, ma ti dà un’aria audace e disponibile, che piace agli
uomini». Anche Valeria parla di “falsi positivi”, e del rischio di essere «sfruttata sessualmente da persone che
vogliono soltanto divertirsi. Personalmente non mi definisco. Dai sedici ai
ventotto anni ho amato solo ragazzi, ora da tre sto con una donna». Marcella,
trentaseienne, ha avuto la prima cotta per una compagna di classe, alle medie,
poi si è invaghita di un compagno: «Nell’adolescenza ho sperimentato sensazioni
forti per maschi e femmine, una compagna della squadra di pallavolo, un vicino
di casa... Ho sofferto perché “dovevo” avere un fidanzato per essere come gli
altri, e ho tentato. Nessuno capiva. Le lesbiche mi chiamavano con disprezzo
“etero-curiosa” o peggio ancora “velata”, cioè una che non ha il coraggio di
riconoscere la sua natura omosessuale. È andata avanti così per parecchio. Oggi amo una donna, stiamo insieme da due anni e credo di aver capito che cosa sono. Sono
Bi».
BISESSUALITA'
E NARCISISMO
Chi fa un passo avanti nello stabilire una
relazione tra bisessualità e narcisismo è Gustavo Pietropolli Charmet,
notissimo psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Consultorio Gratuito
per Adolescenti dell’Istituto Minotauro di Milano. Nel saggio scritto con Laura
Turuani, “Narciso innamorato. La fine dell’amore romantico tra adolescenti”
(Bur-Rizzoli) sostiene che i ragazzi di oggi non si ammalano più d’amore: «Sognano, ma in modo sobrio, e sono più centrati su se stessi». Che
cosa c’entra questo con l’essere bisex? «Significa che sulla passione prevale
il progetto. La ragazza dice: adesso che ho un corpo definitivamente
femminile, decido che tipo di donna voglio diventare, che cosa mi eccita e che
cosa mi disgusta, e riconosco la legittimità del mio desiderio. Non c’è più, la
colpa, la condanna. Questa generazione non ha partecipato alle lotte per la
liberazione della donna o al Gay Pride, ma respira tolleranza, consenso. Dieci
anni fa una ragazza non poteva andare dalla mamma e dirle “sono bisex” senza
causare svenimenti. Le madri di oggi sono più disposte a capire». Non tutte e non sempre, ma
continua Charmet, «viviamo un momento di
accelerazione vorticosa, tra celebrità che hanno periodi gay e periodi etero. Il messaggio arriva
chiaro e forte: esprimetevi. È possibile che in
passato l’educazione favorisse una “dissuasione anticipatoria”, adesso le
ragazzine - siamo sorpresi da quante si dichiarano bisex - ascoltano il brusio
nella profondità della loro mente e scoprono che il modo di amarsi omosessuale,
l’intimità con un corpo uguale al proprio, ha una sua bellezza, tranquillità,
pace. La passione etero è intensa, onirica e angosciosa, e molte pensano che ci sia più realizzazione di sé. Quello che decide
alla fine non è il sesso, ma l’amore, che non è più il romantico perdere la
testa, il rapimento, l’essere posseduti. È la valutazione, forse anche un po’
cinica, narcisistica: a che cosa serve lei/lui in quella fase, in quell’estate,
in quell’autunno? Non ci sono più divieti: è pura, semplice ricerca
della felicità».