Risposta sul "gender" ad un cattolico di base disorientato

Un amico mi ha pregato di rispondere ad una mail di richiesta di informazioni proveniente da un cattolico di base disorientato dalla propaganda massiccia dei "crociati antigender", e ritengo opportuno pubblicare anche qui la risposta.

(inizio)

Un sessuologo definisce l’identità sessuale di una persona come composta di quattro componenti:
  1. Il sesso biologico (ne riparliamo dopo);
  2. L’orientamento sessuale (cioè le persone con cui si vuole stabilire una relazione intima – definizione contorta che ha il pregio di escludere dagli orientamenti sessuali la pedofilia e la zoofilia);
  3. L’identità di genere (cioè il gruppo di persone a cui si sente di appartenere);
  4. Il ruolo di genere (cioè i comportamenti prescritti dalla società ad un certo gruppo di persone).
In questo quadro le cose che dispiacciono di più a chi si proclama paladino della famiglia contro l’ideologia del gender sono queste:
  1. Si deve prendere atto che la società di solito non entra in relazione con i corpi delle persone, ma con i ruoli che esse ricoprono – quindi, il ruolo di genere è più importante del sesso biologico di una persona, anche se ovviamente non si può chiederle ciò che il suo corpo non può dare;
  2. Gli orientamenti sessuali sono tutti altrettanto sani: l’eterosessuale non è migliore dell’omosessuale, del bisessuale (chi vuole stabilire relazioni intime con persone di più di un sesso e/o genere), dell’asessuale (che non desidera stabilire relazioni intime);
  3. Le identità di genere trans*, ovvero che non corrispondono al proprio sesso biologico, non sono un problema in sé, ma solo a causa delle discriminazioni e persecuzioni che incombono su chi le assume – e perciò sono altrettanto legittime delle identità cis* (“cis” in latino è il contrario di “trans”, ed indica le persone la cui identità di genere corrisponde al proprio sesso biologico).
Perché dispiacciono tanto queste cose?
  1. Perché se la differenza tra uomini e donne è soprattutto questione di ruolo sociale ed attese sociali, diventa un problema escludere le donne dal sacerdozio cattolico, quando perfino gli ebrei ortodossi israeliani si mettono ad ordinare delle rabbine (è capitato per la prima volta a Gerusalemme giovedì 10 Giugno 2015 – vedi quest'articolo);
  2. Perché se eterosessualità, omosessualità, bisessualità, asessualità sono tutti orientamenti sessuali altrettanto sani, diventa un problema sostenere tanta parte della dottrina sessuale cattolica, che identifica nella penetrazione anale il peccato che condannò Sodoma e Gomorra (gli ebrei, anche quelli più omofobi, ritengono invece che il peccato di Sodoma e Gomorra fosse la mancanza di ospitalità, e che la “sodomia” fosse riprovevole perché inflitta a persone non consenzienti, non per lussuria, ma per tenere alla larga gli stranieri poveri), e ritiene indispensabile che ogni atto sessuale sia “aperto alla vita” (eppure si calcola che ogni uomo abbia nella sua vita oltre 7000 orgasmi, comprese le polluzioni notturne – ma i figli sono assai di meno);
  3. Perché molte persone sono sessualmente insoddisfatte, si sono convinte che quest’insoddisfazione sia inevitabile per chi vive in una “famiglia tradizionale”, e che l’unico modo per impedire a questa famiglia di fallire per la “concorrenza sleale” esercitata dalle “famiglie arcobaleno” sia quello di ostacolarle in ogni modo – in realtà la soddisfazione sessuale è come la felicità: in ogni situazione è possibile averla, e non ha senso invidiarla.
Il problema è che su queste cose si dicono tante panzane:
  1. Per esempio, nessuno è convinto che si possa scegliere il proprio genere – sono tante le identità socialmente costruite, ma non per questo sono facili da abbandonare.
  2. Né è possibile cambiare il proprio orientamento sessuale – molte persone sono “fluide” e in una stagione della vita desiderano persone che non desiderano in un’altra, ma è una cosa che non si può in alcun modo controllare;
  3. Diffidate di chi presenta l'omosessualità come una malattia, e promette di poterne guarire: non solo la medicina e la psicologia gli danno torto marcio, ma nel New Jersey stanno processando per frode in commercio proprio un’organizzazione ebraica chiamata JONAH che faceva proprio questo, e l'unica linea difensiva che gli imputati hanno escogitato è che si prometteva una guarigione spirituale (???) e non medica (!!!) (vedi qui).
  4. Nessuno vuole insegnare ai bambini a masturbarsi (insegnamento oltretutto assolutamente superfluo: lo fanno anche i lattanti) – esiste però una sessualità infantile, e se non sono genitori e maestri ad insegnare ai bambini come rispettarla in sé e negli altri, saranno i pedofili ad approfittarne.
  5. Non si diventa omosessuali o transessuali perché a scuola si spiega cosa sono l’orientamento sessuale e l’identità di genere: orientamento sessuale ed identità di genere sono profondamente ancorate dentro la persona, e pertanto non basta prospettare le alternative per convincere qualcuno a sceglierle. Semmai, sapere che esistono persone non etero e non cis aiuta a capirle ed a rispettarle.
  6. Le “famiglie arcobaleno” hanno gli stessi compiti e le medesime potenzialità delle “famiglie classiche” – la loro parificazione non toglie niente a nessuno ed aiuta tutti a vivere meglio.
Non esiste l’“ideologia del gender” – esistono gli “studi di genere” e le “teorie queer”, che però sono molto variegate e difficili da ricondurre ad unità.

L’esponente più in vista di esse, l’ebrea Judith Butler, avverte che il genere non è un vestito che uno indossa la mattina dopo averlo scelto nell’armadio, perché senza “genere” il soggetto non può nemmeno costituirsi e capirsi.

E la stessa Judith Butler cita a conferma di ciò il caso di David Reimer, accidentalmente castrato dal chirurgo che lo doveva circoncidere, e che fu fatto crescere come una femmina: non sviluppò mai un’identità di genere femminile, e soffrì tanto da togliersi infine la vita.

Quindi … tutti siamo d’accordo: non si può creare un conflitto tra identità di genere e sesso biologico quando non nasce spontaneamente.

Ci si potrebbe invece lamentare di quello che succede alle persone intersessuali, cioè che hanno dei genitali ambigui che non è facile ricondurre ad un sesso o ad un altro.

Di solito sono sterili, ed in molti casi hanno delle malformazioni all’apparato urinario che impongono un intervento urgente già da neonate. Come se questo non bastasse, in molti paesi si compiono ulteriori operazioni puramente cosmetiche per “normalizzare” i loro organi genitali, per farli corrispondere all’ideale che si ha del sesso maschile o femminile.

E come si sceglie a che sesso assegnare questi bambini? La cosa migliore da fare sarebbe aspettare che crescano, che manifestino la loro identità di genere, e che scelgano se e come essere operati. Ma in molti paesi, Italia compresa, si ha fretta, si vuole che il bimbo esca dalla clinica ostetrica con un sesso “normale” e “binario” (o maschio o femmina), scelto spesso in modo arbitrario (è più facile scavare una vagina che erigere un pene), ed il risultato è che vengono inflitte loro operazioni che nuocciono alla loro funzione sessuale e riproduttiva.

In Svizzera gli intersessuali hanno ottenuto il divieto di questo tipo di operazioni: il bimbo subisce solo l’indispensabile per la sopravvivenza, e da adulto sarà lui a scegliere se e come intervenire.

Non credo che i “crociati antigender” ne siano però felici, perché questo va contro la loro interpretazione pedestre (e ben poco ebraica) di Genesi 1:27: “Maschio e femmina Iddio li creò”.

Propongo due riflessioni per i buoni cristiani – una sul Primo, una sul Secondo Testamento.

Riflessione 1: Quando Gianfranco Ravasi, raffinatissimo biblista, scrive:
Si noti che l'autore sacro (la tradizione cosiddetta “Sacerdotale” del VI secolo a.C.) non usa i due termini socio-psicologici 'ish (uomo) e 'ishshàh (donna), presenti e spiegati nell'altro racconto del capitolo 2 (v. 23), bensì quelli fisiologici di zakàr, che allude all'organo sessuale maschile (alla lettera: “puntuto”), e di neqebàh, che è il parallelo femminile (alla lettera: “forata”), facendo quindi esplicito riferimento alla sessualità maschile e femminile.
Dice che i termini della Bibbia ebraica ‘ish (uomo) ed ‘ishshàh (donna) sono “socio-psicologici” - ovvero alludono all’identità (psicologica) ed al ruolo (sociale) di genere dei componenti della prima coppia umana, e che gli autori biblici conoscevano già la differenza tra “genere” e “sesso” delle persone, tant’è vero che quando dovevano parlare proprio del sesso biologico, usavano appunto i termini zakar (maschio) e neqebah (femmina).

Quindi, il “genere” non è il grido di guerra di Satana, ma un concetto fondamentale anche per la teologia biblica (e la buona lingua ebraica, in ottima salute in Israele).

Riflessione 2: leggiamoci due brani evangelici, nella traduzione CEI riportata da http://www.maranatha.it/ – ricordando che, quando un discorso di Gesù viene riportato in due Vangeli distinti, gli esegeti hanno ben pochi dubbi sulla sua autenticità.
  • Matteo 10:11-15
[11] In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 
[12] Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 
[13] Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 
[14] Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 
[15] In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
  • Luca 10:5-12
[5] In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 
[6] Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 
[7] Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 
[8] Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 
[9] curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 
[10] Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 
[11] Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 
[12] Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Questo discorso è retoricamente più efficace (e Gesù era un grande oratore!) se il peccato di Sodoma e Gomorra era una trasgressione sessuale, oppure il rifiutare l’ospitalità perfino agli inviati del Signore?

Gesù ed i suoi interlocutori erano convinti della seconda alternativa.

(fine)

Raffaele Ladu
Orgogliosamente ed umanisticamente ebreo
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale