Sboarina e i libri «gender» a Verona

dal CORRIERE DEL VENETO :
 I testi della Biblioteca civica (molto prestati) finiti nel mirino del centrodestra
VERONA I libri, sette sui 13 mila del catalogo per bambini e ragazzi della Biblioteca Civica di via Cappello, sono lì sparsi tra gli scaffali. A dire il vero, sono cinque quelli che si trovano lì, alla Civica, e al contempo nella lista di libri gender - 23 titoli in tutto - stilata da quell’associazione nazionale Famiglia Domani che nasce per «difendere e promuovere i valori familiari naturali e cristiani minacciati dalla degradazione culturale e morale del nostro tempo». Parliamo di cinque libri che, alla Civica di Verona, sono – come tanti altri libri – letti e fatti leggere ai propri figli da genitori che, stando al buon numero di prestiti, pare proprio non ci trovino niente di male. Vedi «E con Tango siamo in tre», stampato negli Usa nel 2005, storia di due pinguini maschi e del loro sogno di poter accudire un piccolo «uovo» rimasto orfano. Oppure «Piccola storia di una famiglia », «Perché hai 2 papà?», «Una mamma e basta», tre pubblicazioni di Francesca Pardi, lei che due anni fa ebbe risposta da Papa Francesco, il quale, ricevuti i suoi volumi, ovviamente non si schierò ma ringraziò per «il delicato gesto e i sentimenti che l’hanno suggerito ». O ancora, «Una bambola per Alberto», dove fratelli e amici deridono il protagonista per il regalo tanto desiderato, e «Nei panni di Zaff», dove un maschietto vorrebbe fare la principessa. Parliamo, insomma, di quei libri che, se il programma elettorale dovesse rispettare il passaggio consequenziale da teoria a pratica, il nuovo sindaco Federico Sboarina andrebbe a ritirare «dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) » in quanto «libri e pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso». Recita così, infatti, quella parte di programma che aveva già fatto discutere in campagna elettorale e su cui, due giorni fa, è arrivata la presa di posizione dei referenti degli editori e delle biblioteche: «Parole inaccettabili», così Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) in una lettera inviata alla neo presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, Rosa Maiello, con l’augurio che il sindaco di Verona «riveda il suo programma » e con la chiosa della stessa Maiello: «Forme anacronistiche di censura tradizionale che, purtroppo, sono assai più frequenti di quanto si creda». Da un lato, Sboarina a dichiararsi «per il dialogo e il confronto di opinioni» ma «altresì convinto che la famiglia sia composta dalla cellula vitale di mamma e papà».Dall’altro, chi ricorda il precedente del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro che, due anni orsono, fresco d’insediamento, cerchiava in rosso alcune decine di libri di favole gender che non sarebbero più dovuti entrare in nidi e scuole d’infanzia della sua città ». E nell’attesa, cioè l’attesa di capire cosa succederà, quell’Arcigay Verona che ieri si univa a Levi e Aiello: «È sconcertante come Sboarina, nel 2017, sia rimasto vittima del grande spauracchio, l’apoteosi paranoica reazionaria del momento: il babau gender nelle scuole – così Alex Cremonesi, presidente di Arcigay Verona – Invitiamo il neosindaco a riflettere e a rispettare i principi laici e plurali della nostra costituzione alla quale il suo ruolo lo chiama a rispondere: le molteplici forme dell’essere famiglia e della genitorialità, le differenze razziali e religiose, le diversità di orientamento sessuale e di genere sono un fatto, anche a scuola: può scegliere solo se rispettarle, risparmiando a Verona la brutta figura internazionale fatta due anni da Venezia, oppure no».
Matteo Sorio

Corriere della Sera.it