Considerazioni sul desiderio

[1] VERONA: incontro sul tema “C’è un problema di genere?”

Scrivo dopo aver assistito alla conferenza [1], in cui dei cattolici oltranzisti hanno attaccato una docente del Seminario vescovile di Verona, rea di usare il concetto di “genere” come un utile strumento di lavoro anche teologico, e non come la “scibbolet” [Giudici 12:5-6 - Nota 1] che distingue l’amico dal nemico – e mentre sto leggendo il libro “Elementi di critica omosessuale / Mario Mieli”, che per alcuni versi ricorda “Bi. Notes for a Bisexual Revolution / Shiri Eisner”.

Tutte queste persone partono da un presupposto che non condivido: che il desiderio sia tanto indiscriminato da essere facilmente plasmato dalla società e dall’esperienza, e che soltanto la repressione sessuale lo incanali.

Non è così: ogni persona, ripensando alla propria vita sessuale e sentimentale, si rende conto che non tutte le persone l’attraggono (uso il presente perché la sessualità non va mai in pensione), ma solo alcune; gli psicologi, indagando, hanno notato che i maschietti sono più attratti dalle caratteristiche fisiche, le femmine da quelle psicologiche e sociali.

Tutto questo ha una funzione evolutiva: la donna bella di solito è una donna sana che può generare figli sani; l’uomo socialmente affermato e psicologicamente stabile fornisce ai figli un ambiente favorevole alla loro crescita ed educazione.

E queste preferenze valgono anche per le persone non eterosessuali: gli uomini gay e bi badano soprattutto all’aspetto, le donne lesbiche e bi soprattutto alla personalità.

E sono preferenze difficilmente mutabili: se volete rendere infelice un uomo, combinategli un matrimonio con una persona della corporatura che non gli piace! Ed una donna che sposa una persona che la delude ne fa letteralmente una malattia.

Quindi … chi pensa che parlare di orientamento sessuale ed identità di genere con i bambini possa farli “sbandare” sbaglia di grosso.

Esistono dei bambini che manifestano “non conformità di genere”, ma non perché qualcuno ha parlato loro di queste cose (quanto ci sia di innato e quanto di acquisito in ciò è presto per dirlo); e rifiutarsi di parlare serenamente della loro condizione significa invece lasciare che i loro insegnanti ed i loro compagni li vittimizzino, sacrificandoli ad una norma diventata Moloc (cfr. Geremia 32:35 - Nota 2).

Una cosa che è stata notata è che molti omosessuali sono stati vittima di aggressioni pedofile; lo psichiatra Manlio Converti (vedi qui) ritiene che questo avvenga perché l’orientamento sessuale si manifesta ben prima della pubertà, e l’occhio attento di un pedofilo nota i bambini non eterosessuali, perché per lui (il pedofilo, non certo il bimbo) è più appagante stuprare un bambino omosessuale o bisessuale di una bambina eterosessuale.

La pedofilia non causa l’orientamento omosessuale o bisessuale – semmai, quest’orientamento espone i bambini a rischio di violenze. L’educazione sessuale deve prenderne atto ed insegnare ai bambini a stare attenti ai pedofili ed a rispettare i loro compagni – non si può fare se non si parla esplicitamente dell’orientamento sessuale.

Un’argomentazione che mi ha molto colpito è stata di un preside che si lamentava che si parlava troppo di omosessualità e poco della bellezza dell’unione eterosessuale e delle famiglie numerose.

Allora, basta entrare in un negozio di libri e dischi per rendersi conto che la stragrande maggioranza delle opere negli scaffali esalta l’amore eterosessuale – quelle che parlano di omosessualità e bisessualità sono pochine.

Il problema non è quindi la proporzione numerica, quanto il fatto che il preside evidentemente riteneva intollerabile la mera (limitata) presenza e visibilità di opere dedicate agli orientamenti non eterosessuali.

Per quanto riguarda le famiglie numerose, le dimensioni di una famiglia le scelgono le donne – deve chiedersi perché le donne di oggi non vogliono famiglie numerose, e se lui può cambiare la situazione.

Certo, dire che è colpa del (limitato) rilievo mediatico dell’omosessualità se le famiglie oggi sono poco numerose è come voler cambiare i tergicristalli quando non si accende il motore. Forse è meglio agire in altro modo.

Il nostro preside ha detto che i corpi maschile e femminile sono fatti per incontrarsi reciprocamente, e che questo solo permette di squalificare l’omosessualità come contro natura.

Per una donna è però più facile ed appagante godere con la stimolazione manuale ed orale del clitoride che con la penetrazione. Ed anche i maschietti godono di più e più facilmente masturbandosi che penetrando.

Se la natura avesse voluto ricompensare di più chi compie atti aperti alla procreazione, avrebbe sbagliato clamorosamente i conti. Procreare non viene ricompensato dall'orgasmo, ma in altro modo, che anche i genitori non biologici e le coppie omosessuali apprezzano.

Chiudendo la parentesi, ho dovuto accomunare a questi oltranzisti Mario Mieli e Shiri Eisner.

Mario Mieli usa il termine “transessualità” per designare quello che noi ora chiamiamo “pansessualità”, ovvero la condizione di chi sceglie la persona da amare indipendentemente dal suo genere; inoltre Mario Mieli ritiene che sia solo la repressione sociale connessa all’eteronormatività ad incanalare il desiderio in senso eterosessuale od omosessuale.

Quello di Mieli è un bell’ideale, ma non è alla portata di tutti. E mi pare anche abbastanza ridicolo quello che lui dice, che cioè è la vergogna connessa alla condizione omosessuale ad impedire agli omosessuali di desiderare anche le donne.

In realtà, al mondo ci sono molte “frociarole”, ovvero donne psicologicamente attratte dagli uomini gay, da loro più stimati degli uomini etero. Per codeste donne essere omosessuale non è vergogna ma merito per un uomo, e non mancano le donne che si innamorano di uomini omosessuali proprio perché omosessuali.

Quindi, un omosessuale che volesse realizzare l’ideale di Mieli di occasioni ne avrebbe tantissime; ma gli omosessuali che conosco ed ammettono di aver avuto rapporti con donne precisano subito che li hanno avuti quando erano giovani ed inesperti, quindi non significano nulla per loro.

I pochi che vogliono realizzare l’ideale di Mieli, sarebbe forse più corretto definirli bisessuali. E forse Mario Mieli è stato vittima di “bifobia interiorizzata”: le sue teorie sono chiaramente bisessuali, ma lui non ha voluto usare questa parola perché per lui troppo “binaria”, diremmo oggi; e, pur conoscendo il termine “pansessualità”, ha preferito usare il termine “transessualità” cambiandogli il significato per indicare una sessualità senza distinzione d’oggetto erotico.

Mario Mieli è considerato il “nume tutelare” del movimento omosessuale italiano, ma potrebbe benissimo ispirare (con un po’ di distinguo: non condivido certo la sua esaltazione della pedofilia) anche un’associazione di bisessuali come la nostra.

Shiri Eisner dice che una persona deve cercare di allargare i confini della propria attrazione sessuale, rendendosi conto di quanto sia socialmente condizionata.

Sono soprattutto le donne a cercare partner socialmente affermati, e questo spiega l’osservazione di Eisner, mutuata dal "Femminismo della Terza Ondata"; ma la figura della donna perdutamente innamorata del(la) ribelle che vive fuori dalle regole sociali, perché ammaliata dall’aspirazione di lui/lei ad un mondo migliore, non è solo un mito. Le donne sono meno condizionate di quello che lei lascia intendere dall’approvazione sociale di cui gode il loro possibile partner.

Non c’è bisogno di dire loro di provare a desiderare persone socialmente emarginate – se una donna cambia sistema di valori, cercherà partner che condividono il nuovo sistema. Ma non ha senso dire ad una persona che i suoi criteri di scelta sono troppo restrittivi e deve allargarli.

Inoltre, spesso capita che proprio la ripulsa che si prova per una certa persona ci salvi da un rapporto rovinoso. Bisogna quindi fidarsi dei propri criteri, anziché agire a loro dispetto.

Si potrebbero confrontare tutte queste persone anche con i “terapeuti riparatori”, ma ci sono una somiglianza ed una differenza.

La differenza fondamentale è che i “terapeuti riparatori” sono convinti che il desiderio sia naturalmente eterosessuale, e solo perché deviato da una cattiva educazione o maligne influenze sociali possa diventare omosessuale (la bisessualità per loro non è un orientamento sessuale adulto). Invece Mario Mieli e Shiri Eisner sono convinti che il desiderio non abbia regole.

La somiglianza è la fede di tutti costoro nella plasticità del desiderio – assolutamente smentita dall’esperienza comune e dagli studi scientifici sull’argomento. Non si può cambiare orientamento sessuale, non si può cambiare tipo di persone da cui si è attratti.

Le pressioni sociali (chiamiamole così) che gli oltranzisti cattolici vogliono usare (o da cui non vogliono difendere) servono solo a rendere le persone infelici – non è bello che si possa dire che ci sono dei cattolici che si propongono l’infelicità altrui.

Raffaele Yona Ladu



Nota 1: Va ricordato che chi ebbe l'idea della "scibbolet", Jefte, si era già distinto per aver fatto voto di sacrificare a Dio la figlia, ed aver mantenuto la parola [Giudici 11:29-40] sebbene la legge religiosa ebraica vieti i sacrifici umani, e renda perciò nullo un simile voto - infatti, nel Talmud (jPesachim 9:6) il voto di Jefte è espressamente dichiarato nullo.

Qui ci sono utili osservazioni in materia, tra cui la parafrasi di un Midrash (Genesi Rabbah 60:3), in cui si spiega che Jefte avrebbe potuto scamparla bella se soltanto avesse consultato il sommo sacerdote Fineas, in quanto questi avrebbe potuto annullare comunque il voto, se fosse stato valido.

Ma tutti e due erano troppo orgogliosi per fare il primo passo verso l'altro: Fineas riteneva indegno di un sommo sacerdote visitare un ignorante come Jefte, Jefte riteneva indegno del comandante in capo d'Israele chiedere aiuto al sommo sacerdote Fineas.

Nessuno fece quello che poteva fare per salvare una vita, e Dio punì Fineas privandolo della divina ispirazione, Jefte facendogli fare una brutta fine.

Qui ci si scanna per dei termini, ed i bimbi ci vanno di mezzo.

Nota 2: Giusto per discolpare i cananei, gli archeologi hanno studiato i "tophet" dei siti cartaginesi in Sardegna e Nordafrica, scoprendo che le urne cinerarie contengono feti abortiti o bimbi deformi, o comunque morti in tenerissima età.

Probabilmente nel rito del Moloch si incenerivano bimbi già morti per impetrarne altri agli dei (vedi qui) - Diodoro Siculo, Plutarco e gli autori biblici ci hanno un po' ricamato sopra coprendo i cananei (tra cui i fenici) di fango.