Sulla situazione in Messico





Sappiamo che la Chiesa cattolica in Messico viene ferocemente perseguitata dal 1917 (non sono mancati i martiri), e questo probabilmente contribuisce a spiegare la dura presa di posizione dei vescovi descritta in [1].

Purtroppo la nostra empatia si ferma davanti alla difesa delle terapie riparative. Il loro presupposto, esplicito nelle parole dei vescovi, è che l’omosessualità sia una malattia (anche se non ne integra la definizione), e vanno vietate per lo stesso motivo per cui ai medici viene vietato di prescrivere medicine non in farmacopea, ed agli ingegneri viene imposto di costruire edifici antisismici – non dovrebbe essercene bisogno, ma le norme deontologiche e le regole dell’arte non si dimostrano abbastanza cogenti nell’impedire ai liberi professionisti di accontentare i loro clienti anche quando vogliono il loro proprio male.

Oltretutto, i vescovi messicani con questa presa di posizione cercano di fare il lavoro degli altri (psicologi, psicoterapeuti e psichiatri), basandosi su fonti (Scrittura e Magistero) che non hanno alcuna autorevolezza in materia – per il motivo già spiegato da Galileo: la Bibbia spiega come si va in Cielo, non come va il cielo.

Qui il problema trascende al rapporto tra teologia e scienza, con gravi rischi. Immaginate che la chiesa cattolica voglia rubare il mestiere anche agli ingegneri e sostenga che sull'Appennino si possa costruire con la medesima noncuranza antisismica che ci si può permettere in Sardegna, che chi non le dà retta è lo scomunicato sostenitore di una dittatura tecnocratica, e vengano indette colossali manifestazioni contro gli ingegneri ed i geologi. Vi rendete conto di che accadrebbe?

Detto questo, rispondere come in [2], cioè svelando l’omosessualità di alcune persone (il loro essere prelati è in questo caso secondario) è una cosa inaccettabile. Se ci sono casi di abuso sessuale, si incoraggino le vittime a denunziarli; ma giuridicamente, se non c’è reato (e se non è pertinente al reato – le preferenze sessuali verso i bambini sono spesso indipendenti dall’orientamento sessuale verso gli adulti) ognuno ha il diritto alla privacy – ed anche all’incoerenza tra le posizioni pubbliche ed il comportamento privato, per quanto moralmente e psicologicamente criticabile.

A peggiorare la situazione ci si è messo il papa, che, come dice [3], ha appoggiato i vescovi messicani senza distinguo alcuno. Qui devo purtroppo rammaricarmi di un errore che hanno fatto i confratelli gesuiti del papa cinquant'anni fa circa.

Secondo [4], Jorge Mario Bergoglio conseguì nel 1960 una licenza in filosofia, ma tra il 1964 ed il 1967 fu chiamato ad insegnare letteratura e psicologia in due scuole superiori gesuite di Buenos Aires.

I corsi universitari di filosofia e psicologia sono molto diversi - non è che un laureato in filosofia sia perciò stesso ben preparato in psicologia; il sospetto che viene è che i responsabili di quelle scuole superiori si fossero resi conto che Bergoglio non era abbastanza bravo per insegnare la materia in cui si era licenziato, di fondamentale importanza in una scuola cattolica (e cristiana in genere), ma lo ritennero adeguato invece per una materia di minore importanza come la psicologia.

Purtroppo, le presuntuose invasioni di campo di cui si rende protagonista con le sue encicliche, e l'aver appoggiato senza distinguo i vescovi messicani, fanno pensare che da quella docenza lui non abbia imparato nemmeno a riconoscere i limiti della propria preparazione in materia.

Raffaele Yona Ladu
Orgogliosamente ebreo ed Aspie
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale