L’indagine scientifica per provare l’esistenza della bisessualità
Di BENOIT DENIZET-LEWIS 20 Marzo 2014
Il traffico era pessimo, anche per gli standard contorti del pendolare della California meridionale. Andavamo verso sud, da Los Angeles a San Diego, in una mattina col cielo cupo della primavera scorsa, ma eravamo immobili da 10 minuti.
Ero sul sedile posteriore, stretto tra John Sylla e Denise Penn, due membi del direttivo dell’American Institute of Bisexuality (A.I.B. – Istituto Americano della Bisessualità), un gruppo pieno di soldi con sede a Los Angeles, che ha una parte della responsabilità del montare della ricerca accademica e scientifica in tutto il paese [gli USA, NdT] sulla bisessualità. Stavamo andando ad una riunione del consiglio direttivo dell’A.I.B., in cui i soci avrebbero deciso quali studi finanziare, ed anche tenuto un “brainstorming” per escogitare dei modi per accrescere la visibilità bisessuale “in un mondo tuttora non convinto che la bisessualità – specialmente quella maschile – esista”, come mi disse Allen Rosenthal, un ricercatore sulla sessualità della Northwestern University.
Quando qualcuno suggerì di tentare un’altra strada, Sylla, il 55-enne amichevole e modesto presidente dell’A.I.B., aprì il navigatore del suo iPhone. Avevo incontrato Sylla il giorno prima alla sede centrale dell’A.I.B., un modesto ufficio di due stanze al primo piano di una tranquilla corte di Hollywood Ovest che ospita anche delle società di produzione cinematografica e l’ufficio di un terapeuta. Alto e pallido, pronto a sorridere, Sylla mi offrì dei libri della libreria a tema bisessuale dell’A.I.B e si meravigliò dell’improbabilità del suo attivismo bisessuale. “Per la maggior parte della mia vita, non mi ero neanche reso conto di essere bi”, disse Sylla, “Quando me ne accorsi, presunsi che avrei probabilmente vissuto una vita apparentemente etero in una qualche periferia”.
“Fare ora il coming out come bisessuale sarebbe come ripartire in un certo senso daccapo. Papà e mamma sarebbero svenuti. Era già stato abbastanza duro convincerli che ero gay”.
Sul sedile posteriore, Sylla tolse gli occhi dal cellulare e suggerì un itinerario alternativo. Poi si strinse sulle spalle, e ci disse: “Potremmo davvero fare l’una o l’altra strada”. Mi sorrise: “Non l’hai capita? L’una o l’altra strada?”
“Ecco quello che succede quando sei imprigionato in una macchina con degli attivisti bisessuali”, disse Brad S. Kane, quello al volante, “Più battute di spirito e giochi di parole a tema bisessuale di quelli che un essere umano dovrebbe sopportare”.
Un avvocato di quasi cinquant’anni, Kane ama definirsi “il token gay del direttivo, quello messo per far fare bella figura al direttivo” dell’A.I.B.. Anche se ha avuto una relazione con una donna quasi 20 anni fa (ed ha recentemente incontrato un’“attrice e rocker francese” da cui era attratto), lui è interessato principalmente agli uomini. “Tutti all’A.I.B. sembrano pensare che io sia un bisessuale velato”, disse, “Ma c’è un mondo di ragioni emotive per cui scelgo di identificarmi come gay. Da una parte, mi semplifica la vita. Fare ora il coming out come bisessuale sarebbe come ripartire in un certo senso daccapo. Papà e mamma sarebbero svenuti. Era già stato abbastanza duro convincerli che ero gay”.
Gli ho chiesto perché un uomo che si identifica come gay era coinvolto nell’A.I.B.
“Lasciami raccontare una storia”, disse, ricordando il momento in cui rappresentava una donna etero in una lite contro dei vicini gay che volevano che il suo cane fosse soppresso. “La gente mi diceva: ‘Sei gay – perché non aiuti la coppia gay?’ Gli rispondevo: ‘Perché io sto sempre dalla parte del cane bastonato [underdog]’. Il povero cane era imprigionato in un canile, senza nessuno che lo difendesse. Il cane aveva bisogno di aiuto, di chi parlasse per lui”. Si interruppe ed incrociò il mio sguardo nel retrovisore: “Stai probabilmente chiedendoti dove vado a parare e quando chiuderò la bocca”.
“So che lo sono”, disse Ian Lawrence, un membro quarantenne smilzo e giovanile del consiglio direttivo dell’A.I.B. seduto accanto al guidatore.
“Beh, le persone bisessuali sono pressappoco come quel cane”, disse Kane, “Sono incomprese. Ignorate. Ci si burla di loro. Anche nella comunità gay, non riesco a contare quante persone mi hanno detto, ‘Oh, non uscirei con un bisessuale’. Oppure: ‘I bisessuali non esistono’. C’è quest’idea, specialmente tra gli uomini gay, che i ragazzi che dicono che sono bisessuali stanno mentendo, stanno evolvendosi in gay, oppure sono poco seri e molto confusi”.
Lawrence, che al college lottò per capire ed accettare la sua bisessualità, annuì e rammentò un appuntamento con una personalità gay della TV. Quando Lawrence disse di essere bisessuale, l’uomo lo guardò sbigottito e mormorò: “Avresti dovuto dirmelo prima. Credevo che tu facessi sul serio”.
Sperando di offrire una comunità di sostegno ai bisessuali, nel 2010 Lawrence divenne l’organizzatore principale di amBi, un gruppo di incontri bisessuale a Los Angeles. “Ai nostri eventi viene gente di tutti i tipi”, mi disse, “Ci sono dei vecchi bisessuali, dei ragazzi che dicono che ‘non sanno che farsene delle etichette’, persone transgender – perché molte persone trans si identificano anche come bi. Ai nostri eventi le persone possono essere se stesse. Possono svelarsi”.
“Anche se la maggior parte dei bisessuali non fa coming out”, disse Sylla. “La maggior parte dei bisessuali sono in convenienti relazioni con persone dell’altro sesso e non rivelano il loro orientamento sessuale. Perché dovresti farlo, visto che c’è così tanta bifobia?”
Passate un po’ di tempo insieme con degli attivisti bisessuali, e sentirai parlare tantissimo della bifobia. Sentirai anche parlare della cancellazione bisessuale, l’idea che la bisessualità è sistematicamente minimizzata e trascurata. Questo infastidisce particolarmente gli attivisti bisessuali, che puntano ad un rapporto del 2011 del Williams Institute, - un centro politico che si specializza nella demografia LGBT – che aveva esaminato 11 ricerche e scoperto che “tra gli adulti che si identificano come LGBT, i bisessuali sono una risicata maggioranza”. In una delle più grandi ricerche esaminate dall’istituto (uno studio del 2009 pubblicato in The Journal of Sexual Medicine = Il Giornale di Medicina Sessuale), il 3,1% degli adulti americani si identificava come bisessuale, mentre il 2,5% come gay o lesbiche (nella maggior parte delle ricerche, l’istituto trovò che le donne “avevano una probabilità significativamente maggiore degli uomini di identificarsi come bisessuali”).
E qui c’è l’insidiosa questione dell’identità contro il comportamento. Joe Kort, un terapeuta sessuale del Michigan che sta per pubblicare un libro sugli uomini che si identificano come etero, ma che fanno anche sesso con dei maschietti, dice che “molti non dicono niente a nessuno delle loro esperienze bisessuali, per paura di perdere le loro relazioni o di subire danno alla reputazione. Pertanto, loro sono un gruppo invisibile di uomini. Ne sappiamo pochissimo”.
È così improbabile che i bisessuali svelino il loro orientamento – in un’indagine Pew del 2013, solo il 28% delle persone che si identificavano come bisessuali dicevano di averlo svelato – che la Commissione Diritti Umani di San Francisco li ha recentemente chiamati “una maggioranza invisibile” bisognosa di risorse e sostegno.
Ma agli occhi di molti americani, la bisessualità – ad onta di resoconti mediatici occasionali ed esagerati su quanto è fica [chicness] – rimane un orientamento sconcertante e forse inventato adottato da uomini che negano la propria omosessualità e da donne che alla fine si metteranno con un uomo. Degli studi hanno scoperto che le persone che si identificano come etero hanno atteggiamenti più negativi verso i bisessuali (e specialmente gli uomini bisessuali) che verso gay e lesbiche, ma i membri del consiglio direttivo dell’A.I.B. insistono che alcune delle peggiori forme di discriminazione e minimizzazione vengono dalla comunità gay.
“Stanca cercare di rispondere a tutta l’ignoranza che la gente continua a sputare sulla bisessualità”, mi disse Lawrence.
L’A.I.B., che fu fondata nel 1998 da Fritz Klein, un ricco psichiatra bisesuale, sta contrastando quest’“ignoranza” con un capitale donato di quasi 17 milioni di dollari e la credenza nel valore persuasivo della ricerca accademica e scientifica. Negli ultimi anni l’A.I.B. ha sostenuto il lavoro di circa 40 ricercatori, tra cui quelli che guardavano al comportamento ed alla salute mentale dei bisessuali, agli schemi di eccitazione sessuale degli uomini bisessuali; alla gioventù bisessuale, ed agli uomini “perlopiù etero”.
“Stiamo facendo dei grandi progressi dove c’era ben poca scienza assodata”, disse Sylla, che ha insistito che le ricerche “ora confermano completamente che le persone bisessuali esistono”. L’A.I.B., ha aggiunto, si è spostata verso questioni più sfumate: “Possiamo vedere le differenze nei cervelli delle persone bisessuali usando la risonanza magnetica? Quante persone bisessuali ci sono – indipendentemente dalla loro identificazione – e quali relazioni ed esperienze di vita hanno? E come possiamo aiutare le persone non-bi a capire ed a meglio accettare le persone bi?”
Quest’ultimo obbiettivo potrebbe essere il più difficile da raggiungere. Quando siamo usciti dall’auto, ho detto loro di un episodio della serie televisiva HBO “Girls = Ragazze”, in cui un giovane personaggio commentava che i bisessuali appartenevano ad uno dei soli due gruppi (l'altro erano i tedeschi) che "si possono ancora prendere in giro".
“Come puoi vedere”, mi disse Sylla, “abbiamo ancora del lavoro da fare”.
Il primo punto all’ordine del giorno nella riunione del direttivo dell’A.I.B. fu una conversazione Skype con Michael Bailey, professore di psicologia alla Northwestern University che è riuscito ad irritare una parte notevolmente ampia della comunità LGBT.
Alcuni dei critici più aspri di Bailey sono gli attivisti bisessuali, che furono irritato da uno studio del 2005 di cui era il coautore, intitolato “Sexual Arousal Patterns of Bisexual Men = Schemi di eccitazione sessuale degli uomini bisessuali”. Bailey aveva creduto per molto tempo che le donne avevano un “orientamento più bisessuale” degli uomini. Uno studio del 2004 che egli fece con Meredith Chivers (professoressa associata di psicologia alla Queens University) mostrava che non aveva molta importanza che una donna si identificasse come etero o lesbica: la maggior parte mostrava eccitazione sessuale sia davanti alla pornografia maschile che davanti a quella femminile. Di contro, i maschietti erano più “bipolari”, per dirla con Bailey. I loro schemi di eccitazione tendevano a combaciare con l’orientamento sessuale professato. Se dicevano di essere gay, di solito erano eccitati dall’erotica maschile; se dicevano di essere eterosessuali, era l’erotica femminile ad attizzarli.
Ma quando Bailey ed altri esaminarono l’anno successivo degli uomini che si erano autodescritti come gay, etero e bisessuali, trovarono un gruppo – i bisessuali – per cui l’identità e l’eccitazione non sembravano combaciare. Sebbene i maschietti sostenessero di essere attizzati sia dagli uomini che dalle donne, in laboratorio i loro corpi la raccontavano diversamente. “La maggior parte degli uomini bisessuali sembrava omosessuale nella sua eccitazione genitale …” scrissero gli autori. “La bisessualità maschile sembra soprattutto rappresentare uno stile di interpretazione o relazione dell’eccitazione sessuale, piuttosto che uno schema distinto di … eccitazione sessuale”.
Il New York Times riassunse i risultati dello studio con il titolo “Straight, Gay or Lying? Bisexuality Revisited = Etero, gay o bugiardo? La bisessualità rivisitata”. “Fu così scoraggiante”, ricordò Ellyn Ruthstrom, presidentessa del Bisexual Resource Center (Centro delle Risorse Bisessuali) a Boston. “Fu questo terribile momento, in cui tutti ci chiedemmo, ‘Dobbiamo veramente continuare a discutere se esiste la bisessualità?’ Ha dato fiato a così tanti degli stereotipi a cui crede la gente sulla bisessualità – che i bisessuali mentono a sé od agli altri, che noi siamo confusi, che di noi non ci si può fidare”.
Mentre alcuni attivisti bisessuali riempivano la casella di e-mail con lettere piene di odio, Sylla invitò Bailey a cena. “Volevo lavorare con Mike ed aiutarlo a progettare uno studio migliore”, mi disse Sylla. “Quello che gli dissi all'inizio fu: ‘Certo che ci sono degli uomini bisessuali. Ma non li hai ancora trovati.’” Bailey disse che era scettico, ma fu impressionato dal tono civile di Sylla, e decise di ascoltarlo. Questa si dimostrò una saggia decisione: alcuni anni dopo, l'A.I.B. è diventata un'importante fonte di finanziamenti per la ricerca sui bisessuali. Lisa Diamond, una professoressa di psicologia all'Università dello Utah che riceve il sostegno dell'A.I.B., mi disse: “È difficile ottenere finanziamenti per studiare l'orientamento sessuale in sé, a meno che tu non lo stia collegando a problemi di salute mentale o fisica come l'H.I.V. o la suicidarietà.”
Come suggerito dall'A.I.B., Bailey fece un secondo studio in cui usò dei criteri più stringenti per individuare i soggetti sperimentali ad identificazione bisessuale. Anziché fare degli annunci in un giornale alternativo e nelle riviste gay, la squadra di Bailey reclutò degli uomini che avevano pubblicato degli annunci online cercando sesso con ambo i membri di una coppia di genere misto. E gli uomini dovevano avere anche avuto delle relazioni romantiche sia con degli uomini che con delle donne.
Bailey fu sorpreso dalla scoperta che il nuovo studio - pubblicato nel 2011 e chiamato “Sexual Arousal Patterns of Bisexual Men Revisited = Revisione degli schemi di eccitazione sessuale degli uomini bisessuali” - ha trovato che gli uomini bisessuali davvero mostrano “schemi bisessuali di eccitazione sia soggettiva che genitale”. I loro schemi di eccitazione combaciavano con l'orientamento sessuale professato, e l'A.I.B., che era stata criticato da alcuni attivisti bisessuali per aver lavorato con Bailey, fu vendicata.
Il giorno in cui partecipai alla riunione del direttivo del gruppo a San Diego, Bailey stava cercando fondi per una nuova ricerca. Ma, prima che potesse abbozzarla per il direttivo, qualcuno della stanza scherzò: “Non è che stai per fare una di quelle dimostrazioni, vero?” Si riferiva ad una controversa lezione del corso di Sessualità Umana tenuto da Bailey nel 2011 alla Northwestern, in cui una donna invitata a parlare fu portata all’orgasmo dal suo partner maschile con un giocattolo erotico.
Bailey, che si comportò come se non avesse sentito, cominciò a spiegare lo studio che proponeva, e mi stupii a sentire che esso non avrebbe incluso alcun bisessuale. Invece, lui voleva misurare gli schemi di eccitazione di 60 uomini che si identificavano come gay.
“Siamo interessati al ruolo che l’inibizione sessuale può giocare nella sessualità delle persone, in modi che potrebbero essere rilevanti per l’identità o la capacità sessuale”, iniziò. “Ci sono prove che vengono da studi precedenti che se inizi con uno stimolo che potrebbe attizzare un uomo gay – per esempio due ragazzi [che fanno sesso] – e poi aggiungi una donna alla scena, alcuni uomini gay ne vengono inibiti e si sentono meno eccitati, mentre altri non vedranno una diminuzione della loro eccitazione. Un sottoinsieme di uomini che si identificano come bisessuali potrebbe essere spiegato da questo”.
“E come?”, chiesi.
Carlos Legaspy, un membro del direttivo A.I.B: di Chicago, provò a spiegarmi: “Ci sono delle indicazioni che quello che rende bisessuale una persona può essere più ciò che non gli ripugna di ciò da cui è fortemente attratto.”
“Cioè”, dissi, “l’ipotesi è che alcuni uomini gay pensano di essere bisessuali perché l’idea di farlo con delle donne non li smonta?”
Bailey annuì e continuo dicendo che avrebbe studiato due diversi gruppi di uomini gay: una metà che diceva che non avrebbero perso l’eccitazione se una donna era in una scena pornografica con due uomini, ed una metà che diceva che l’avrebbe persa.
Sylla chiese ad alta voce: “Ci si è preoccupati della possibile influenza di una cosa a due rispetto ad una cosa a tre? Alcuni uomini potrebbero attizzarsi od ammosciarsi davanti ad un particolare scenario di una cosa a tre”.
“Non penso che ci sia un problema ad aggiungere come stimolo una cosa a tre solo tra maschietti (come confronto), e questo risolverebbe il problema”, disse Bailey.
Sebbene Sylla mi dicesse spesso che credeva “nella libertà accademica e nello studio scientifico”, e che l’A.I.B: “non mette la mano sulla bilancia”, non sente il bisogno di scusarsi per le informazioni che cerca sul progetto degli studi sostenuti dall’A.I.B.. Per esempio, alcuni dei membri del direttivo del gruppo, hanno già espresso in precedenza delle preoccupazioni a Bailey e ad altri ricercatori sulla qualità della pornografia che usavano per provare l’eccitazione sessuale bisessuale.
“Usavano dei video in cui le donne sembravano fatte, con delle lunghe unghie finte, e sembravano infelici”, mi ha detto Lawrence. “L’idea che tu possa giudicare accuratamente la bisessualità di qualcuno mostrandogli questo tipo di pornografia mi aveva davvero stupito. Se ami e rispetti le donne, quel tipo di pornografia dovrebbe disgustarti.”
Bailey ed altri ricercatori sostenuti dall’A.I.B. insistevano che, mentre davano il benvenuto ai suggerimenti dell’A.I.B., I finanziamenti del gruppo non ne cambiavano i risultati. “Non solo non comprometto la scienza per i soldi,” ha detto Bailey, “Ma proprio non me ne importa se i miei risultati turbano la gente. Il numero dei diversi gruppi identitari che non hanno apprezzato i miei risultati dovrebbe provarlo”.
Il giorno prima dell'incontro del direttivo dell'A.I.B., sono andato con Sylla ed un giovane scrittore ed attore bisessuale chiamato Joe Filippone al Book Soup, una libreria in Hollywood Ovest. Eravamo fuori, in una lunga fila per avere la possibilità di incontrare il magnate della musica Clive Davis, che aveva recentemente dichiarato che "chiamarmi in altro modo che bisessuale non sarebbe corretto". Forse "incontrare" è una parola troppo forte; stavamo aspettando insieme con tutti gli altri che Davis firmasse una copia del libro "The Soundtrack of My Life = La colonna sonora della mia vita".
Sylla portò una "borsa dei doni" all'evento - c'erano libri e letteratura affiliati all'A.I.B., insieme con penne, braccialetti e leccalecca con le scritte "bisessuale" e "bisexual.org" (il sito web dell'A.I.B.). "È sempre una gran bella cosa quando qualcuno può essere onesto su quello che è", disse Sylla, sorridendo al sole del tardo pomeriggio, "ma il coming out di Clive Davis come bisessuale è una grande notizia".
Sebbene diverse donne famose abbiano detto di essere bisessuali (tra cui Drew Barrymore, Anna Paquin, Megan Fox ed Azealia Banks), pochi uomini famosi le hanno seguite. E, poiché Davis aveva 80 anni, sarebbe stato difficile per gli scettici gabellare la sua dichiarazione come quella di un giovanotto confuso che sicuramente sarebbe uscito con il tempo dalla sua fase bisessuale, come avrebbe suggerito mesi dopo lo scrittore gay Andrew Sullivan sul tuffatore britannico diciannovenne Tom Daley. Daley aveva detto in un video You Tube che stava uscendo felicemente con un uomo, ma era sempre interessato alle donne.
Sullivan previde che Daley "non avrebbe mai più avuto una relazione sessuale con una donna, dacché la sua affermazione che egli continua a fantasticare sulle ragazze è un classico meccanismo ponte per facilitare la transizione alla sua vera identità sessuale. Lo so perché l'ho fatto anch'io."
La logica di Sullivan è particolarmente frustrante per Sylla ed altri attivisti bisessuali. Sebbene loro concordino che molti uomini gay usino la bisessualità come un'identità transitoria - talvolta come un modo di addolcire il colpo del coming out davanti ai genitori - "gli uomini gay sembra che abbiano delle grandi difficoltà a capire che qualcuno potrebbe avere una traiettoria onestamente diversa", disse Sylla. (E non capita mica solo agli uomini gay. In un episodio di "Sex and the City", Carrie Bradshaw esce con un uomo bi, e sospetta che egli stia solo "facendo una sosta sulla strada per l'omosessualità").
[Purtroppo, nel caso particolare di Tom Daley, questi ha infine dato ragione a Sullivan dichiarandosi gay mentre stavo traducendo quest’articolo. I migliori auguri a Tom Daley ed al suo ragazzo, ma si ricorda che, come osserva Sylla, molti bisessuali rimangono tali per molto tempo. NdT]
Gli attivisti bisessuali mi hanno detto che molto di quello che le persone gay e lesbiche credono sulla bisessualità è sbagliato e distorto da un problema di auto-rinforzo: a causa della bifobia, molti bisessuali non fanno il coming out. Ma finché non fanno il coming out più bisessuali, gli stereotipi e le informazioni sbagliate al cuore della bifobia non verranno seriamente messe in discussione. "Le uniche persone 'bisessuali' che molte persone gay e lesbiche conoscono sono quelle che alla fine sono diventate gay", mi disse una donna bisessuale di Columbus, Ohio. Quando lei dice ai suoi amici gay e lesbici degli studi che mostrano che i bisessuali sono più numerosi di loro, "mi guardano divertiti e dicono: 'Strano, perché non conosco persone bisessuali'."
Ma la bifobia non la racconta tutta, la storia dell’invisibilità bisessuale. Secondo l’Indagine Pew Research del 2013 sugli americani ad identificazione LGBT, i bisessuali hanno meno probabilità dei gay e delle lesbiche di “vedere il loro orientamento sessuale come parte importante della loro identità complessiva”. Questo contribuisce alla credenza di alcuni gay e lesbiche che i bisessuali sono essenzialmente gente che sta a cavallo della siepe, che anche per decenni può passare da etero e che non investono particolarmente nella comunità LGBT.
La sfiducia gay nelle persone bisessuali ha una lunga storia: la prima organizzazione gay ufficialmente riconosciuta, la Society for Human Rights = Società per i Diritti Umani, fondata a Chicago nel 1924, cercava di escluderli. Negli anni ’90 dei gruppi come BiNet USA (un’organizzazione nazionale [americana] che patrocina le persone bisessuali) ha cominciato ad aver successo nel premere i gruppi gay riluttanti ad aggiungere ai loro nomi la “B”, anche se si incolpavano gli uomini bisessuali di aver trasmesso alle donne l’HIV. Nel 1992 una rivista gay espresse l’opinione di molti nella comunità gay e lesbica quando scrisse con scetticismo dei bisessuali scegliendo per titolo, “What Do Bisexuals Want = Ma che vogliono i bisessuali?”
Recentemente, ho chiesto scherzando ad un amico bisessuale, Earnie Gardner, che cosa “voleva”. Disse che sperava che la comunità gay e lesbica “intensificasse il sostegno alle persone bisessuali”. Ed aggiunse qualcos’altro. “Vorrei davvero che ognuno potesse provare quanto è straordinario essere capaci di innamorarsi delle persone indipendentemente dal loro genere”, ha detto, “una volta ho detto ad un amico etero che proprio non riusciva a capire la mia bisessualità: ‘Senti, solo perché non sei capace di trovare la bellezza in entrambi i generi, non devi usare questa tua mancanza contro di me. Sei tu quello che ha l’handicap, non io’. Però, in qualche modo, sono io quello che è visto come quello strano, quello che non si adatta alla tua ossessione perché ogni cosa sia bianca o nera, etero o gay”.
A Gardner è venuto in mente un solo posto in cui è vantaggioso esprimere pubblicamente un’identità bisessuale – le chatroom gay ed i siti online da rimorchio. “È proprio l’unico posto in cui ti prendi una medaglia perché sei bi”, ha detto. “Essere bisessuali, o dichiararsi tali, haun valore qui, forse perché i maschi bi sono spesso percepiti come più ‘mascolini’ dei maschi gay. Gli uomini gay non vogliono di solito avere una relazione con un uomo bi, ma puoi star certo che vogliono farci del sesso”.
Anche le donne bisessuali lottano per trovare delle lesbiche che vogliano uscire con loro – od anche che le prendano sul serio. L’attivista ed oratrice bisessuale Robyn Ochs mi ha detto che quando si rese conto al college di essere bisessuale, sperava di essere onesta in questo con le lesbiche nel suo campus. “Ma non mi parve sicuro farlo”, lei ha detto. “Loro dicevano che delle bisessuali non ci si può fidare, che ti avrebbero inevitabilmente lasciato per un uomo. Se avessi fatto il coming out da lesbica, mi avrebbero accolto a braccia aperta, portato alle feste, invitato a far parte della squadra di softball. Il tappeto rosso lesbico, per così dire. Ma per me dire che ero lesbica imponeva che io scartassi tutte le mie precedenti attrazioni verso i maschietti come una sorta di falsa coscienza. Perciò, niente coming out”.
Questa mancanza di sostegno e comunità ha probabilmente delle conseguenze sulla salute. Brian Dodge, un valente ricercatore sulla bisessualità e la salute all’Università dell’Indiana a Bloomington, ha co-curato un numero speciale dedicato alla salute del Journal of Bisexuality (una pubblicazione trimestrale sostenuta dall’A.I.B.). Ha scoperto che, confrontati con le loro controparti esclusivamente omosessuali ed eterosessuali [il termine tecnico per “esclusivamente …” sarebbe “monosessuali”, NdT], i bisessuali hanno riferito maggior tasso di depressione, ansia, uso di sostanze, esser vittime di violenza, ideazione suicidarla e preoccupazioni per la salute sessuale. Dodge dà la colpa di molti di questi problemi allo stigma ed alla discriminazione che devono affrontare i bisessuali. “In una parola”, lui disse, “non è facile essere bisessuali”.
Mentre la coda fuori dal Book Soup lentamente procedeva, Sylla interrogò Filippone sulla sua storia sessuale. “Che punteggio daresti alla tua curiosità sessuale?”, voleva sapere Sylla. L’A.I.B. aveva recentemente finanziato uno studio che indagava sul collegamento tra la bisessualità e la curiosità sessuale, e Sylla ha preso l’abitudine di chiedere ad ogni persona bisessuale che incontra di chiedergli se si sentiva particolarmente curioso.
“A questo punto, non mi è rimasto ancora molto da provare”, disse ridendo Filippone, “perciò non è che mi resti molto che mi incuriosisca”. Aggiunse che si identifica come poliamoroso. “Quando sono con gli uomini, voglio essere con le donne. Quando sono con le donne, voglio essere con gli uomini. Alla fine, ho smesso di cercar di scegliere, ed ho cominciato ad uscire con tutti e due contemporaneamente”.
Sylla aggiunse che è contento del suo partner maschile di 17 anni. “Alla mia età, capisci …”, disse con una voce che finiva in dissolvenza. Alcuni attimi dopo terminò il suo pensiero. “La ricercatrice Lisa Diamond ha udito una bella frase azzeccatissima per molti bisessuali che conosco: ‘Posso guidare un’auto blu, posso guidare un’auto rossa. Ma nel mio garage ci sta un’auto sola’”.
Al college, Sylla usciva felicemente con le donne, ma ebbe anche due relazioni segrete con degli uomini. Non ha mai avuto “sesso senza emozioni”, disse, ed il sesso della persona a cui era interessato era meno importante del suo legame romantico ed intellettuale con lei. Eppure, non si vedeva come bisessuale. “Allora, veramente, non pensavo alla mia identità sessuale”, mi disse.
A 30 anni, Sylla sposò una donna. Quando questo finì quattro anni dopo (oltre alle normali fonti di tensione coniugali, la sua ex-moglie era preoccupata per le sue precedenti esperienze omosessuali), Sylla frequentò un gruppo di sostegno per uomini di lingua inglese a Parigi, la città in cui viveva all’epoca. “Cominciammo tutti a parlare delle nostre identità”, ricordò Sylla, “Un signore disse: ‘Beh, io sono gay’. Un altro disse che era etero. Quando arrivò il mio turno, dissi: ‘Beh, immagino di essere bisessuale’. Se badavo al mio comportamento ed alle mie relazioni, l’etichetta era azzeccata. Fu un processo deduttivo”.
Lui finì con lo stabilire una relazione di tre anni con il gay di quel gruppo, e nel 1994 si trasferirono entrambi a Los Angeles. Quando questa relazione si afflosciò, Sylla disse che “aveva proprio deciso di tornare dalle donne” ma sperava di trovare una partner femmina capace di capire gli uomini bisessuali. Visitò il L.A. Gay and Lesbian Center [= Centro Gay e Lesbico di Los Angeles] in cerca di risorse e di “una comunità bisessuale”, ma non trovò nessuna di queste cose. Prima di andarsene, Sylla prese una copia di un giornale gay locale con un articolo di Mike Szymanski, uno scrittore ed attivista bisessuale, che sarebbe diventato il coautore del libro “The Bisexual’s Guide to the Universe = La guida all’universo per il bisessuale”.
“Vorrei entrare nel movimento bisessuale, e vorrei incontrarti”, scrisse Sylla in una lettera a Szymanski, che aveva appena terminato una relazione con una donna. Sylla e Szymanski sono stati sempre insieme da allora.
Sylla entrò nel direttivo dell’A.I.B. nel 1999, lavorando a stretto contatto con il fondatore del gruppo, Fritz Klein. Un uomo alto e gentile con una voce tonante, Klein viveva modestamente ad onta della sua ricchezza e sembrava singolarmente concentrato sull’istruire il mondo sulla bisessualità e sul promuovere sane relazioni tra i bisessuali. “È la qualità dell’amore, non il genere dell’oggetto d’amore, che deve finire nel mirino”, egli scrisse.
Quando Klein morì nel 2006, Sylla mi disse, egli lasciò una cospicua porzione della sua fortuna all’organizzazione che fondò. “Voleva che il lavoro continuasse”, disse Sylla mentre ci avvicinavamo al tavolo sul quale Clive Davis stava firmando i libri. Davis indossava un abito scuro ed aveva ad un fianco una guardia del corpo, ed all’altro un commesso del negozio, e nessuno dei due sembrava disposto a lasciarci parlottare con il mogul della musica – e nemmeno lasciarci consegnare a lui la sacca con i doni. “Farò in modo che Mr. Davis la riceva”, disse il commesso del negozio, sfilandola dalle mani di Sylla.
Sylla non era tipo da farsi confondere facilmente, sorrise ed educatamente chiese a Davis: “Le spiacerebbe iscriversi all’A.I.B.?”
“A.I.B.?” rispose Davis.
“Certo, l’American Institute of Bisexuality.”
Davis rise e fece un sorriso a Sylla.
Lo scorso maggio, sono andato alla Cornell University per incontrare Ritch Savin-Williams e Gerulf Rieger, due psicologi che usano i fondi A.I.B. per studiare l’identità ed il comportamento bisessuale.
Loro hanno appena completato lo studio che esplorava il legame tra bisessualità e curiosità sessuale. Rieger mi ha detto che i ricercatori sanno molto poco del legame tra la personalità e l’orientamento sessuale, ed ha scoperto che gli uomini bisessuali hanno livelli più elevati di curiosità sessuale (definita come l’essere interessati a cose come guardare altre persone fare sesso od il partecipare a delle orge) degli uomini etero o gay. Lo studio mostrava anche che un livello particolarmente elevato di curiosità sessuale potrebbe spiegare perché alcuni uomini che si identificano come bisessuali si mostrano eccitati sia dagli uomini che dalle donne in un laboratorio, mentre altri no.
Per verificare l’eccitazione maschile, Rieger e Savin-Williams usano un misuratore della dilatazione pupillare anziché di un monitor genitale. Si è scoperto che il grado di dilatazione pupillare corrisponde all’attrazione ed all’orientamento riferiti dal soggetto, e Rieger, che lavorava nel laboratorio di Bailey alla Northwestern, disse che può essere per alcuni versi più accurato di una misurazione genitale. (Savin-Williams mi disse che, quando egli si offrì volontario negli anni ’70 per uno dei primi studi dell’orientamento sessuale basato sulla dilatazione pupillare all’Università di Chicago, era “spaventato a morte, perché sapevo che avrei detto la verità sulla mia sessualità”.)
Rieger mi suggerì di provare io stesso il misuratore di dilatazione pupillare. Ero già stato al laboratorio di Bailey alla Northwestern, dove Allen Rosenthal usava un “misuratore della circonferenza peniena” per misurare la mia eccitazione e mi fece fare un test simile a quello somministrato agli uomini bisessuali nel 2011. Ero curioso di sapere se il processo avrebbe riflettuto accuratamente il mio orientamento professato. Mi identifico come gay, ma mi sono sempre considerato un 5 sulla scala Kinsey, che fu sviluppata negli anni ’40 e misura la sessualità su un continuum da 0 (esclusivamente eterosessuale) a 6 (esclusivamente omosessuale). Anche se ho avuto al college delle esperienze sessuali con le donne che mi sono piaciute, il mio interesse primario, sessuale e romantico, è sempre stato verso gli uomini. Immaginavo che, come Kinsey 5, avrei potuto mostrare un po’ di eccitazione davanti ai video con sole donne. Certo non mi considero “avverso” alla sessualità femminile (Alfred Kinsey, egli stesso bisessuale, ha trovato che molte persone erano tra l’1 ed il 5 nella sua scala e sostenne che “i maschi non rappresentano due popolazioni discrete, eterosessuali ed omosessuali. Il mondo non si divide in pecore e capre”.)
Nella disadorna stanza di laboratorio alla Northwestern, mi spogliai e mi sedetti su una poltrona di vinile coperta con un lenzuolo usa-e-getta. Attraverso un citofono, Rosenthal mi assicurò che non poteva vedere dentro la stanza; invece avrebbe controllato la mia eccitazione in tempo reale guardando una linea sullo schermo del suo computer. Mi disse di muovermi il meno possibile dopo aver applicato il misuratore, per evitare che la linea diventasse “spinosa come un elettrocardiogramma”.
Dopo trenta minuti, dopo aver guardato delle scene che coinvolgevano uomini, donne, od entrambi, uscii dalla stanza di laboratorio ansioso di udire i miei risultati.
“Allora, quanto gay sono?” chiesi a Rosenthal.
“Parecchio, parecchio”, disse ridendo, aggiungendo che la mia risposta genitale era “tipica per un uomo omosessuale”. Disse che non mostravo praticamente alcuna eccitazione per le scene lesbiche, anche se ero stato eccitato da un video che mostrava uomini e donne, specialmente quando i maschietti interagivano. Eppure, ero molto meno avverso alle donne di un altro uomo gay che fece il test dopo di me – secondo la linea sullo schermo del computer di Rosenthal, quell’uomo non provò eccitazione quando una donna si unì agli uomini.
Alla Cornell, i miei occhi la raccontarono diversa. Nel piccolo laboratorio in cui si misurava la dilatazione pupillare, guardai una serie di clip di uomini e donne che si masturbavano. Rieger mi disse che per la maggioranza degli uomini, la loro dilatazione pupillare è un forte predittore della loro identità sessuale. Ma la mia identità dichiarata (perlopiù gay) non corrispondeva alla mia risposta pupillare. “Con le donne, ti si sono dilatate almeno il doppio di un comune uomo gay, e quasi altrettanto come un comune uomo etero,” mi disse Rieger. “Le tue pupille mi dicono in verità che sei più bi che gay.”
Per me era una novità. Mi sentii improvvisamente imparentato agli uomini che si descrivevano come bisessuali nello studio originale di Bailey, che sicuramente si sono stupiti a scoprire che il loro orientamento sessuale non era affatto quello. Potei immaginare uno scenario potenzialmente imbarazzante la volta successiva in cui uno mi avesse chiesto se mi piacevano gli uomini o le donne. “Beh, ora dipende se preferisci credere ai ricercatori in sessuologia della Northwestern o della Cornell”, potrei essere costretto a rispondere.
Il suggerimento di Rieger mi mandò per un momento in confusione. E se fossi davvero bisessuale? Non è che mi sono tanto affezionato alla mia identità gay – una che ho adottato al college ed annunciato con tanto strepito alla famiglia ed agli amici – che non mi sono concesso di sperimentare un’altra parte di me stesso? In un certo senso, pure fare queste domande è anatema per molti gay e lesbiche. Condividere pubblicamente questo tipo di incertezza manda in brodo di giuggiole la Destra Cristiana ed il movimento ex-gay, scientificamente dubbio e psicologicamente nocivo, che essa ha aiutato a nascere. Come gay e lesbiche dichiarati, dopotutto, noi dovremmo essere sicuri – dovremmo essere “nati così”. È una posizione politicamente importante (che ci ha aiutato ad ottenere il matrimonio egualitario ed altri diritti), ma lascia poche possibilità agli uomini gay dichiarati di intorbidare le acque parlando dei Kinsey 4 e 5.
Anche la bisessualità è politicamente problematica. I bisessuali lo sono per nascita? E quando entra nel quadro la scelta? Il partner di lungo corso di John Sylla, Mike Szymanski, mi ha detto che i suoi genitori non hanno accettato la sua identità bisessuale. “Se sei nato così e non puoi scegliere, è una cosa che possiamo accettare; ma se ami entrambi, allora hai una scelta”, gli disse la madre di Szymanski.
Al contrario di Szymanski, non credo di essere bisessuale – qualunque cosa suggeriscano le mie pupille. Non mi sembra il mio vero orientamento sessuale, né mi sembra giusta come identità sessuale. Ed anche se non sminuisco il lavore dello studio dell’eccitazione in laboratorio, ho parlato con diversi attivisti bisessuali che lo facevano. La sessualità, mi hanno detto, è troppo complessa per quantificarla sulla base della nostra reazione alla pornografia. “Certo, l’orientamento sessuale è dato in parte dalla nostra risposta a stimoli visivi”, mi ha detto Robyn Ochs, “Ma è dato anche da altri input sensori. E dalla nostra risposta emotiva. La sessualità è tanto complessa, e temo che del denaro prezioso vada sprecato finanziando studi che non ci dicono poi molto sulla bisessualità”.
A loro difesa, va detto che sia Rieger che Savin-Williams pensavano molto, mentre parlavano con me, alle sfide dello studio della bisessualità. Savin-Williams, in particolare, disse che era interessato soprattutto a comprendere l’“incredibile diversità” tra i bisessuali. Mi disse di un giovanotto la cui eccitazione sembrava “straordinariamente gay” in laboratorio. Ma era interessato romanticamente solo alle donne. “Si innamora pazzamente di tutte le donne”, disse Savin-Williams, “e non perché odi la sua parte ‘gay’. Semplicemente si collega romanticamente ed emotivamente con le donne in un modo che non ha con gli uomini. Cambierà questo? Forse. Ma ora, non è che sia interessato 50-50 agli uomini ed alle donne – è come se fosse 100% e 100% - ma in due modi diversi. Nella maggior parte dei casi l’attrazione sessuale e quella romantica si sovrappongono, ma per alcune persone bisessuali c’è una discrepanza tra le due”.
Rieger annuì. “La gente continua a sorprenderti”, disse, menzionando un giovanotto che gli annunciò di essere “bisessuale 50-50”, ma che in laboratorio si mostrò eccitato solo dalle donne. “La sua eccitazione era come quella del perfetto maschio etero”, mi disse Rieger.
“Sembra che egli sia romanticamente attratto dai ragazzi, ma sessualmente attratto dalle donne”, disse Savin-Williams. “Credo che ci siano molta più complessità e sfumature tra gli uomini di quello che per anni hanno pensato i ricercatori”.
Sentii qualcosa di simile da Lisa Diamond, che ha speso buona parte della sua carriera studiando l’identità sessuale e l’attrazione omosessuale nelle donne. Lei per molto tempo presunse che era assai meno probabile che gli uomini fossero “sessualmente fluidi”, ma ora ha cambiato idea. Ad una conferenza ad Austin in Febbraio, lei presentò un articolo che riassumeva i primi risultati di una sua indagine su 394 persone – tra cui gay, lesbiche, uomini e donne bisessuali, ed uomini e donne eterosessuali. Era intitolato: “I Was Wrong! Men Are Pretty Darn Sexually Fluid, Too! = Mi sono sbagliata! Anche i maschietti sono strabiliantemente fluidi sessualmente!”
La Diamond fece compilare ai suoi soggetti, che avevano tra i 18 ed i 35 anni, un ampio questionario sulle loro attrazioni sessuali ed identità in diversi punti delle loro vite. Fu una sorpresa per lei scoprire che quasi altrettanti uomini avevano transitato in un qualche momento da un’identità gay ad una bisessuale, queer o non-etichettata, di quelli che erano passati da un’identità bisessuale ad una gay. Il 35% degli uomini gay riferiva inoltre di aver sperimentato attrazione per l’altro sesso nell’ultimo anno, ed il 10% degli uomini gay riferiva di comportamenti omosessuali nel medesimo periodo. “Penso che le nostre categorie di gay e bisessuale non colgano tutto lo spazio importante tra le due”, lei disse.
Forse non c’è gruppo demografico con maggior probabilità di spassarsela nello spazio tra le categorie di identità sessuale – o di cancellarle del tutto – degli studenti universitari.
La scorsa primavera, al College di Wooster in Ohio, ho partecipato ad un evento organizzato dagli studenti dal titolo “Not So Straight and Narrow: An Introduction to Bisexual, Pansexual and Fluid Identities = Non così stretta né così dritta: un’introduzione alle identità bisessuale, pansessuale e fluida”. Robyn Ochs disse che eventi come quello, ed una marcata crescita nell’attivismo bisessuale e transgender tra i giovani che mette in discussione antiche credenze sul genere e la sessualità, faranno probabilmente di più per cambiare le percezioni culturali della bisessualità di ogni ricerca in laboratorio.
All’evento di Wooster, che era frequentato soprattutto da studenti che si identificavano in modo non eterosessuale, i moderatori spiegarono che molti giovani respingono il “binarismo di genere” – o la classificazione del genere come due espressioni polari della mascolinità e della femminilità. Molti degli studenti nella stanza sentivano che la loro identità di genere non era così facile da categorizzare. E non lo era neppure il loro orientamento sessuale – certo non si incastrava in nitide classificazioni binarie come gay od etero.
I moderatori definivano la bisessualità come l’essere attratti “da uno o più generi”. “Bi significa due, ma non è proprio così”, disse un moderatore. “La bisessualità era stata definita inizialmente come essere attratta sia dagli uomini che dalle donne, ma ora viene rivendicata ed espansa. Per esempio, essere bisessuali può ora significare essere attratti sia dalle donne [cis, cioè biologiche, NdT] che dalle persone trans che si identificano come donne”.
[Il traduttore si permette di esprimere un dubbio su questa definizione: per il pochissimo che sa delle persone trans, esse ritengono personalmente offensivo e politicamente sbagliato che si costituisca una coppia di generi a parte per loro, da affiancare alla coppia dei generi delle persone cis, perché vogliono essere riconosciute appartenenti al genere in cui si identificano – che non è detto che abbia le caratteristiche tradizionalmente attribuite al maschile od al femminile.]
(Ochs ha sviluppato una definizione di bisessualità ampiamente usata che tiene in conto questi cambiamenti: “Mi dichiaro bisessuale perché riconosco di avere in me il potenziale di essere attratto – romanticamente e/o sessualmente – da persone di più di un sesso e/o genere, non necessariamente nello stesso tempo, non necessariamente nello stesso modo, e non necessariamente nello stesso grado.”)
Eppure, per quanto entusiasti e desiderosi di aiutare apparissero tutti all’evento di Wooster, c’è il mondo reale da affrontare. Quando fu chiesto agli studenti di strillare quali miti avevano udito sui bisessuali, ne avevano in abbondanza: “Devi solo deciderti”; “Vuoi una scusa per andare a letto con chiunque”; “Non puoi essere fedele”; “Ma sei solo gay”; “Di sicuro hai una malattia venerea”; “È una fase”; “Vuoi solo attrarre l’attenzione”.
Uno studente maschio bisessuale, che non aveva partecipato all’evento, mi disse poi che pure i suoi amici più progressisti ed accoglienti presumevano che egli fosse gay anche dopo aver fatto il coming-out da bisessuale. “Gli ho chiuso la bocca soltanto andando a letto con alcune ragazze a scuola”, disse.
L'A.I.B. sta ora finanziando diversi studi che esplorano le esperienze della gioventù biessuale, tra cui diversi di Eric Anderson, un sociologo dell'Università di Winchester, Inghilterra. Anderson, che sta lavorando ad un libro sulla bisessualità, disse che molta della ricerca sulle persone bisessuali è fuorviata da campioni non veramente casuali. "Per trovare dei bisessuali, molti ricercatori sono andati nei gruppi di sostegno LGBT od in altri luoghi in cui certo trovi gente che sente di aver bisogno di sostegno, o che sono in qualche modo degli spostati", disse, "Ma molti bisessuali - specialmente molti giovani bisessuali - non hanno bisogno di sostegno, e vivono magnificamente".
Nel 2011, Anderson e due coautori sono andati per le strade di New York, Los Angeles e Londra in cerca di uomini bisessuali da intervistare. Ogni venti secondi strillavano, in diversi luoghi di ogni città: "Signori bisessuali, vi paghiamo 40 dollari per una ricerca accademica!".
Anderson e la sua squadra condussero delle interviste approfondite con 90 uomini apertamente bisessuali che avevano incontrato con il loro metodo insolito, tra cui molti bisessuali di colore. I ricercatori scoprirono che gli uomini più giovani avevano delle esperienze di coming out significativamente più positive. Loro notarono inoltre che “sembravano più fiduciosi, socialmente competenti ed a loro agio nel discutere la loro sessualità”.
Non fu una sorpresa per Anderson, che scrisse che “la liberalizzazione degli atteggiamenti verso l’omosessualità nelle culture americane ha giovato anche agli uomini bisessuali”. Anche gli uomini etero giovani sono aiutati da questa tendenza, mi disse Anderson. “C’è assai meno omofobia e bifobia tra i giovani che tra gli adulti”, disse, “e se tu scorri le foto di giovani uomini ad identificazione eterosessuale su Facebook, penseresti che molti di loro sono bisessuali. I ragazzi dimostrano molto più facilmente il loro affetto reciproco fisicamente, sono molto più giocosi ed affettuosi di come lo erano uno o due decenni fa”.
Anderson pensa che la regola “basta una sola esperienza omosessuale e sei gay o bi per sempre” non sia più considerata valida da molti giovani.
Anderson disse: “Chiedo a dei giovani maschi: ‘Può un ragazzo fare del sesso con un altro ragazzo una volta e non essere gay?’, e loro rispondono: ‘Certo. Potrebbe essere bi, etero, o semplicemente sperimentando’”. Anderson disse: “Quando intervisto dei giovanotti sulla loro identità, sento molto spesso: ‘Sono perlopiù etero’, oppure, ‘Mi rimorchio un ragazzo una volta ogni tanto’. Questi ragazzi di solito non si identificano come bisessuali, ma alcuni mi dicono: ‘Non sono proprio sicuro di quello che sono. Forse sono bisessuale’”.
Anderson aggiunse che molti giovani non sono sicuri di ciò che qualifica come bisessuali: “La loro attrazione deve essere 50-50? E se fosse 80-20? Dovrebbero allora considerarsi bisessuali? Dovrebbero adottare quell’identità? Molti giovani non lo sanno, e non è che abbiano fretta di mettere l’etichetta sulla loro incertezza”.
La mia ultima notte all’A.I.B. a Los Angeles, sono andato a cena con John Sylla e Mike Szymanski. Szymanski non fa parte dell’A.I.B., ma, come Sylla, è da molto tempo un attivista bisessuale. Da giovane, Szymanski si identificava come gay, e lavorò perfino per una rivista gay, ma si sorprese ad innamorarsi di una donna. “Mi toccava perciò farlo di nascosto con la mia ragazza”, mi ha detto, “per non scandalizzare l’ufficio”.
Anche se ho passato abbastanza tempo parlando con le persone bisessuali per imparare che c’è una domanda che le irrita più di tutte, non mi sono potuto trattenere. Dopo uno o due bicchieri di vino, mi scoprii chiedere a Sylla se era “più attratto” dagli uomini o dalle donne. Presumevo che la risposta sarebbe stata gli uomini, perché lui stava con Szymanski da 17 anni – e loro due sono monogami, secondo quello che Szymanski scriveva in “The Bisexual’s Guide to the Universe = La guida del bisessuale all’universo”.
Sylla sorrise con pazienza e mi disse che, dal punto di vista meramente fisico, era probabilmente più interessato alle donne. “Ma la mia attrazione per una persona non ha granché a che fare con le sue parti del corpo”, disse.
“Ma non senti una pressione interna od esterna ad identificarti come gay, visto che voi due siete insieme da così tanto tempo?”, chiesi.
Szymansky rise. “Ogni anno, il giorno del Ringraziamento, questa era la conversazione con i miei: ‘Ancora bisessuale? Ancora bisessuale?’”, disse, “Ma non è che chiediamo agli etero quando l’hanno fatto l’ultima volta, ed insinuiamo che, se è passato del tempo, non sono davvero etero”.
Sylla aggiunse che era importante – sia per il suo proprio senso di autenticità che per la visibilità bisessuale – continuare ad identificarsi pubblicamente come bisessuale. “Il mondo ha bisogno di più persone bisessuali dichiarati, cosicché i bisessuali trovino del sostegno ed una comunità, proprio come i gay quando fanno il coming-out”, disse, “Molti bisessuali finiscono con il dire che sono gay se sono con una persona del loro sesso, od etero se sono con una persona dell’altro sesso. Così è più facile – non devi continuamente correggere la gente od affrontare i suoi stereotipi sulla bisessualità e la fedeltà”.
[Traduzione di Raffaele Ladu]