Autismo e terapie riparative

Ci è stato segnalato questo evento:


organizzato da Veneto Autismo ONLUS, sul quale l'Associazione Lieviti non può che esprimere forti perplessità.

Riteniamo assolutamente inopportuno il coinvolgimento di un’associazione che si propone di assistere le famiglie con persone autistiche in un’iniziativa che colpisce oltre il 35% di costoro, in quanto patologizza la loro sessualità (che appunto in oltre il 35% dei casi non è etero, oppure non è cis, oppure non è vaniglia - tra i neurotipici questa percentuale non arriva al 10%), anziché includerla nel paradigma della neurodiversità.

L’incontro inoltre pone codesta associazione al servizio di un partito politico, cosa che non dovrebbe mai accadere soprattutto per il bene delle persone autistiche, che non possono essere trattate come un pacchetto di voti.

In paesi come gli Stati Uniti d’America le persone autistiche hanno imparato ad essere orgogliose della propria condizione, ed a prendere in mano il proprio destino, fondando associazioni di cui esse sono le protagoniste e non gli oggetti dell'attività sociale - agendo in prima persona e non delegando hanno ottenuto moltissimo.

Inoltre, non c’è alcuna prova che il modello di famiglia propugnato dagli organizzatori dell’iniziativa offra miglior supporto alle persone autistiche di altri; è stato semmai notato che le famiglie di diverso tipo ricevono minor supporto sociale delle altre anche a causa dei pregiudizi che le circondano ed iniziative come questa attizzano – tali iniziative nuocciono dunque alle persone autistiche non solo direttamente, ma ledendo anche la loro rete di supporto.

Ci stupisce inoltre che un’associazione che afferma di ispirarsi alle Linee Guida dell'Istituto Superiore di Sanità nel trattamento dell’autismo dia credito agli sforzi per mutare l’orientamento sessuale delle persone, screditati dalla comunità scientifica come inumani, nocivi, incapaci di raggiungere il loro obbiettivo - e che in Italia ed all'estero hanno fatto espellere dai rispettivi ordini diversi professionisti che vi si dedicavano comunque.

La tavola di salvezza di costoro è la definizione di “omosessualità egodistonica” (cioè “indesiderata”), tuttora presente nella Decima Edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie, per cui tali sforzi avrebbero la loro giustificazione nella volontà di chi richiede un siffatto trattamento.

Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (vedi qui) si è ormai resa conto che praticamente nessuno riceve questa diagnosi - nemmeno dai sostenitori delle “terapie riparative”, e dal 1995 nessuno pubblica un articolo degno di nota in proposito.

Tale categoria inoltre confonde le idee anche ai clinici, che possono incolpare una caratteristica del paziente (l'omosessualità) dei problemi che gli pone invece l’ambiente esterno (l'omofobia), e si presta a coprire gravi abusi nel campo dei diritti umani – pertanto l’“omosessualità egodistonica” verrà radiata dall’Undicesima Edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie, che verrà pubblicata nel 2018.

Ci spiace intervenire con questo comunicato, ma non vogliamo rischiare che la gente associ l'autismo alle “terapie riparative”, cosa che screditerebbe innanzitutto le persone autistiche, vittime di un paradigma che le ostracizza, ed a cui verrebbe attribuita una sessualità “anormale” da correggere con una terapia che non può che peggiorarne la vita.

L’autismo è una delle condizioni incluse nel paradigma della neurodiversità – condizioni che offrono all’umanità un modo diverso e prezioso di pensare, e che si sono conservate e tramandate per il beneficio che danno al genere umano.

Raffaele Yona Ladu
Vicepresidente di Lieviti
Soci* di Autistic Self-Advocacy Network
Dottor* in Psicologia Generale e Sperimentale