scritto da gay post. it
Chi in queste ore ha cercato notizie sul terremoto del centro Italia, si sarà imbattuto – sui social così come sulle testate on line – in commenti quali “vergogna: italiani nelle tende e gli immigrati negli hotel” e tutto il corredo di polemiche conseguenti. Ma non solo. Abbiamo dato proprio ieri la notizia del tweet di Militia Christi che attribuisce la catastrofe naturale alla collera divina, offesa per le unioni civili. E siccome non ci facciamo mancare proprio nulla, come ad esempio qualche vip vegano che mette in relazione il sisma con la ricetta dell’amatriciana (c’è la carne, il karma s’è preso la rivincita), abbiamo ancora un gruppo sulla Madonna di Medjugorje che sentenzia: «Utero in affitto, matrimonio omosessuale, attacco alla famiglia, ateismo diffuso ecc ecc. Le scosse servono per farci capire che bisogna tornare ai veri valori. La natura si ribellerà sempre alla contro natura».
Un messaggio razzista sul terremoto
Nell’immaginario dell’italiano mediocre – non dico “medio” perché di fronte a questi casi, il concetto di medietà, aurea o meno, sembra coincidere con quello di eccellenza – scatta un automatismo, per cui l’imprevedibile, la tragedia, l’evidenza del nostro essere (piccoli/e) rispetto al senso di morte devono essere razionalizzati, ricondotti a una causa. Un tentativo estremo di avere l’illusione del controllo, a posteriori, su questi fenomeni. Ed è questo il caso dei gruppi religiosi: l’ira del dio necessita di un sacrificio umano. E la vittima, guarda un po’, è il membro di una minoranza, i suoi diritti, il suo essere in questo mondo come tutti gli altri.
Poi c’è un approccio più laico, giustizialista, una sorta di “comunismo dell’imbecillità” – ingrediente di ogni fascismo possibile – che mira a portare giustizia laddove si sarebbe consumato un abuso. E l’abuso ovviamente è quello degli hotel con piscina e personale italiano che ospitano extracomunitari ingrati, pagati quaranta euro al giorno per essere lasciati a piede libero a violentare le “nostre” donne. La natura tradita, in questo caso, è quella del sentimento di patria: quel “prima gli italiani” che fa tanto presa in larghe fasce di popolazione e che alimenta populismi e destre di varia natura. Sarebbe interessante capire quali sono i meccanismi psichici che turbano le menti di chi produce certi commenti ai limiti dello sciacallaggio mediatico. Ma credo che occorra rispondere, a questa follia collettiva, con i fatti. E i fatti sono molto semplici, nella loro verità.
La schermata di Televideo sui migranti che aiuteranno le vittime del terremoto
La verità è quella dei venti richiedenti asilo nordafricani, ospiti di una struttura d’accoglienza in provincia di Ascoli Piceno che si offrono volontari per andare ad aiutare le vittime del terremoto, in supporto alla protezione civile. La verità è quella dell’associazione perugina Omphalos Arcigay Arcilesbica, che sulla sua pagina scrive: «il Consiglio Direttivo […] ha stabilito che parte dei proventi del BeQueer di questo sabato verranno devoluti alle popolazioni colpite dal terremoto». È quella della moschea di Rieti che «fornirà supporto logistico per aiutare i cittadini colpiti dal terremoto». E quella di altre realtà Lgbt, come il Padova Pride Village, il Gay Village di Roma e i circoli Arcigay di Ferrara, Padova, Palermo, Torino e Arezzo, che si sono già attivati o si stanno organizzando per dare supporto con donazioni o raccolte di beni di prima necessità (le informazioni dettagliate su queste iniziative le potete trovare qui, ndr). La verità è che se hai tempo da perdere in chiacchiere, in questo momento, vuol dire che poi non ti importa più di tanto della sorte di chi ha perso la casa, i familiari, di chi forse è ancora sotto le macerie e sta lottando tra la vita e la morte. E non c’è dio o idea politica che possa giustificare tutto questo.
La rete di solidarietà che si è messa in atto nelle ultime ventiquattro ora ci insegna una cosa soltanto: il mondo non si divide in “noi” e “loro”, in italiani e stranieri, oriundi e migranti. Si divide in persone per bene e persone che non lo sono. E questo prescinde dal posto da cui provieni o quello in cui vivi. Ci insegna questo il bene che è nato da una tragedia assoluta. Il corredo di chiacchiere inutili, di allusioni, il pretesto di fomentare odio sociale sulle disgrazie altrui, anche.