Verona, 28 febbraio 2014
Dall’aprile 2012 presso l’Università degli Studi di Verona opera Politesse - Politiche e Teorie della
Sessualità, il primo Centro di ricerca interdisciplinare dedicato allo studio dei fenomeni della sessualità umana e alla promozione dei diritti delle minoranza sessuali presente nell’Accademia italiana. Il Team di ricerca del Centro ha appreso con preoccupazione delle richieste, pervenute al sindaco di Trento e ai servizi sociali della stessa città, di effettuare controlli mirati sulle famiglie omogenitoriali, che avrebbero effetti deleteri prima di tutto sui bambini di quelle famiglie.
A nome di tutto il centro di ricerca, con il contributo in particolare di chi al suo interno si occupa dello studio dei fenomeni familiari, diffonde pertanto il seguente comunicato stampa:
A nome di tutto il centro di ricerca, con il contributo in particolare di chi al suo interno si occupa dello studio dei fenomeni familiari, diffonde pertanto il seguente comunicato stampa:
Essere omosessuale non ha alcuna implicazione negativa rispetto alla competenza genitoriale, e nascere e crescere in una coppia omogenitoriale non costituisce in nessun modo un ostacolo a uno sviluppo completo, adeguato e sereno di bambini e adolescenti.
Questo è quanto la ricerca scientifica internazionale ha dimostrato in modo netto fino ad oggi (per una rassegna in italiano di 30 anni di ricerche a livello mondiale basta sfogliare il recente numero monografico della rivista di psicologia e salute materno-infantile Infanzia e Adolescenza, dedicato al tema). L’unico ostacolo in più che bambini e ragazzi di coppie non eterosessuali si trovano a dover affrontare è costituito dall’essere fatti oggetto di discriminazione e di pregiudizio, e l’ordine del giorno posto in votazione al Comune di Trento ne costituisce un esempio lampante.
La richiesta di verifica ai servizi sociali è un atto privo di fondamento, basato su pregiudizi e sulla non conoscenza della tematica, oltre che su una preoccupante propensione a calpestare la potestà genitoriale e la libertà di tutti i nuclei familiari di costituire, ciascuno con le proprie caratteristiche, un luogo di crescita, di educazione, di cura.
Questo è quanto la ricerca scientifica internazionale ha dimostrato in modo netto fino ad oggi (per una rassegna in italiano di 30 anni di ricerche a livello mondiale basta sfogliare il recente numero monografico della rivista di psicologia e salute materno-infantile Infanzia e Adolescenza, dedicato al tema). L’unico ostacolo in più che bambini e ragazzi di coppie non eterosessuali si trovano a dover affrontare è costituito dall’essere fatti oggetto di discriminazione e di pregiudizio, e l’ordine del giorno posto in votazione al Comune di Trento ne costituisce un esempio lampante.
La richiesta di verifica ai servizi sociali è un atto privo di fondamento, basato su pregiudizi e sulla non conoscenza della tematica, oltre che su una preoccupante propensione a calpestare la potestà genitoriale e la libertà di tutti i nuclei familiari di costituire, ciascuno con le proprie caratteristiche, un luogo di crescita, di educazione, di cura.
Non si possono tacere, inoltre, i diversi problemi di natura giuridica posti dal testo. Alcuni esempi: a quale titolo e su quale mandato i servizi sociali territoriali possono fare indagini sulle condizioni ambientali di crescita dei minori che vivono in famiglie omogenitoriali?
A quale “illegalità” si fa riferimento? Come giustificare un eventuale provvedimento di allontanamento di un minore ai sensi dell’art. 403 del Codice Civile, a firma del sindaco, basato sulla motivazione che gli adulti che si prendono cura del bambino sono omosessuali?
A quale “illegalità” si fa riferimento? Come giustificare un eventuale provvedimento di allontanamento di un minore ai sensi dell’art. 403 del Codice Civile, a firma del sindaco, basato sulla motivazione che gli adulti che si prendono cura del bambino sono omosessuali?
Oltre ai profili di irregolarità che questo atto presenta, appare infine fuori luogo configurare in questa direzione il ruolo degli assistenti sociali che operano quotidianamente, nonostante la scarsità di risorse disponibili, nella tutela dei minori che sono realmente da proteggere perché vittime di negligenza, abbandono e maltrattamento: condizioni che sappiamo verificarsi nei nuclei familiari indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori.
Chiara Sità, Ricercatrice in Pedagogia generale e sociale,
e tutto il Team del Centro di Ricerca Politesse, Università di Verona