Comunicato sui "libri viventi" cassati dal Tocatì



Costernati apprendiamo dalla stampa la cancellazione dell’evento “Biblioteca Vivente” organizzato dalla Fondazione San Zeno nel quadro del Tocatì - Festival Internazionale dei Giochi di Strada, in quanto alcuni dei titoli proposti, come “Diversamente amare” e “Mio figlio gay”, sarebbero stati contro la famiglia ed inadatti per un evento a cui partecipano anche dei bambini.

La prima risposta è che l’orientamento sessuale non si può cambiare – è il consenso unanime della comunità scientifica, salvo poche eccezioni sempre in predicato di essere radiate dagli albi professionali di competenza.

Pertanto, il fatto che dei bambini sappiano che esistono persone non eterosessuali non può cambiarli in alcun modo. Al posto della giunta comunale non avremmo affrontato una battaglia politica inutile.


Inoltre, l’idea che debba esserci una competizione tra i vari tipi di famiglie, e che i pubblici poteri debbano assicurare un vantaggio sleale ad uno di essi, anche se non ci sono prove che sia superiore agli altri, non ha senso alcuno.

Una persona omosessuale che parla di sé non mette in discussione le famiglie fondate da persone eterosessuali; e nemmeno un genitore che parla di come viva nella sua famiglia un figlio omosessuale. Non si diventa omosessuali o bisessuali per errori educativi - un figlio non etero perciò non squalifica nessun genitore.

Non abbiamo potuto fare a meno di chiederci se sarebbe stato cancellato l’evento se si fossero offerte di parlare di sé una persona con disabilità congenita ed irrimediabile, oppure il genitore di lei.

Si sarebbe detto di loro che è giusto che la persona disabile parli di sé e che testimoni personalmente la propria esperienza, anziché lasciare che siano altri a farlo al suo posto. E si sarebbe detto che il genitore di una persona disabile ha tutto il diritto di esprimere le gioie ed i dolori della sua particolare esperienza.

Questo sarebbe stato possibile perché si è superata la concezione per cui la disabilità è la punizione di una mancanza morale (tant'è vero che alcuni teologi cristiani della disabilità ora affermano che la disabilità ci sarà anche tra i beati dopo la promessa risurrezione dei morti, senza però fare più alcun danno), concezione che invece continua ad applicare all'omosessualità chi ritiene che le persone omosessuali debbano vergognarsi di se stesse, non parlare in pubblico della loro condizione, considerarsi un pericolo per i bambini.

In realtà essere omosessuali o bisessuali non è cosa peggiore, né psicologicamente né moralmente, dell’essere eterosessuali - si nasce così per caso, e non c’è modo di cambiare. Parlare della propria omosessualità o bisessualità non ha gli effetti distruttivi sull’ordine pubblico che ha l’apologia del fascismo, ideologia coscientemente abbracciata da molte persone e non certo innata od immutabile.

Esiste inoltre una legge sulle unioni civili che era stata congegnata anche per risparmiare le umiliazioni peggiori alle persone che amano altre persone del loro proprio sesso anagrafico, permettendo loro di costituire un’unione con molti dei diritti del matrimonio.

Togliere alle persone che la legge candida a costituire un’unione civile, od ai loro genitori, un’occasione di parlare di sé in pubblico non è più ragionevole che togliere agli imprenditori che ricevono la tutela della legge, sgravi fiscali o contributi governativi (od ai loro genitori) un’occasione di parlare in pubblico del loro spirito imprenditoriale e della loro attività economica.

Non viviamo in un paese in cui la libertà è solo di fare i soldi - la libertà è innanzitutto quella di esprimersi nel rispetto del prossimo, e non ostacolare ciò che non fa male a nessuno.

Raffaele "Yona" Ladu

Vicepresidente di Lieviti

Circolo tematico Arcigay dedicato alle persone bisessuali, pansessuali e queer